L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha pubblicato il suo sesto rapporto sui movimenti migratori nel mondo (World Migration Report 2011. Communicating effectively about migration), presentando, tra l'altro, un aggiornamento delle statistiche riguardanti il 2010/2011.
Particolarmente interessante è il primo capitolo che dà il titolo all'intero rapporto e verte sulla necessità di prendere coscienza del ruolo cruciale che i mezzi di comunicazione giocano nella formazione dell'opinione pubblica riguardo ai temi migratori e, quindi, dell'impatto che le rappresentazioni di questo fenomeno e dei migranti stessi hanno sulle scelte politiche dei vari stati. La capacità degli attori coinvolti (politici, esperti, organizzazioni operanti nel settore) di comunicare ad un più vasto pubblico informazioni e dati oggettivi costituisce un fattore che può favorire decisamente l'elaborazione e l'attuazione di una politica delle migrazioni di più ampio respiro. Al contrario, la scelta di alcuni partiti di utilizzare il controverso tema delle migrazioni per ottenere vantaggi elettorali immediati certamente non contribuisce ad una visione costruttiva e propositiva e rischia solo di inasprire i rapporti tra popolazione locale ed immigrati, anziché risolvere eventuali problemi.
Il rapporto dell'OIM presenta una rassegna di studi recenti sull'immagine dei migranti e delle migrazioni nell'opinione pubblica a livello mondiale. I risultati delle ricerche empiriche, sebbene presentino un quadro articolato e differenziato da un paese all'altro, concordano su alcuni elementi. Nelle varie regioni del mondo le migrazioni non appaiono come la preoccupazione maggiore per le popolazioni locali, soprattutto in un tempo di crisi economica, in cui altri problemi sono avvertiti come più urgenti. Tuttavia questo tema è costantemente presente nei sondaggi di opinione. Le reazioni negative nei confronti dell'immigrazione si accentuano là dove, in un breve periodo di tempo, vi è stato l'arrivo di un numero crescente di stranieri. La natura populista di molti dibattiti ha creato in parecchi paesi un clima in cui si attribuisce quasi automaticamente agli immigrati la colpa per varie problematiche sociali o culturali, spesso dovute ad altre cause.
Le proposte dell'OIM rivolte ai politici, ai ricercatori e alle organizzazioni impegnate in ambito migratorio vanno in quattro direzioni: sviluppare un discorso sulle migrazioni aperto e completo, lavorare con i media per sostenere una copertura equilibrata di questo tema, riconoscere i migranti come agenti attivi di comunicazione e de-politicizzare il dibattito, affrontando in modo diretto le questioni di interesse.
Le prime tre raccomandazioni dell'OIM sono importanti strategie che tengono conto dei meccanismi tipici delle comunicazioni di massa. La tendenza al sensazionalismo di molti media non fa altro che accentuare gli aspetti più negativi del fenomeno migratorio, mentre chi vuole informare l'opinione pubblica in modo corretto deve essere in grado di ampliarne il punto di vista, spiegare le cause di certi fenomeni, guardare al di là dei confini nazionali per mostrare le interdipendenze che legano tra loro tutti i paesi del mondo, illustrare in modo comprensibile scelte politiche complesse. Fondamentale è superare la discriminazione e dare voce ai migranti stessi, ai loro media etnici, formare ed assumere nelle redazioni giornalisti di origine immigrata: anche questo può favorire la completezza e l'equilibrio nell'informazione, che in questo modo non è solo un discutere sugli immigrati, ma un dialogare con loro.
L'OIM propone, come quarta raccomandazione, di de-politicizzare il dibattito sulle migrazioni. Tale suggerimento va inteso in modo corretto. Da una parte, è essenziale impegnarsi per superare atteggiamenti faziosi riguardo a questo tema, legati a strategie di partito rivolte più al raggiungimento del potere che al bene comune della società: il populismo di certi discorsi impedisce di fatto una politica efficace ed equilibrata. D'altra parte, non può esistere una gestione apolitica dei movimenti migratori basata solo su criteri economici e manageriali – costi e benefici –. Le migrazioni sono una questione politica con tutte le sue connotazioni – valori, principi, lotte di potere, interessi divergenti e conflitti – che obbligano anche ad interrogarsi sulle conseguenze della globalizzazione e sulla necessità di un ordine mondiale più equo. Le migrazioni riguardano le persone, le loro famiglie, le loro relazioni all'interno delle società di partenza e di quelle di arrivo, riguardano anche le popolazioni locali e l'incontro con le diversità.
Accanto, dunque, ad un'informazione corretta e completa è necessaria anche una formazione ai valori della convivenza, della solidarietà e del dialogo tra le culture, perché tutti – popolazioni locali e immigrati – possano contribuire anche politicamente ad un futuro comune.
Particolarmente interessante è il primo capitolo che dà il titolo all'intero rapporto e verte sulla necessità di prendere coscienza del ruolo cruciale che i mezzi di comunicazione giocano nella formazione dell'opinione pubblica riguardo ai temi migratori e, quindi, dell'impatto che le rappresentazioni di questo fenomeno e dei migranti stessi hanno sulle scelte politiche dei vari stati. La capacità degli attori coinvolti (politici, esperti, organizzazioni operanti nel settore) di comunicare ad un più vasto pubblico informazioni e dati oggettivi costituisce un fattore che può favorire decisamente l'elaborazione e l'attuazione di una politica delle migrazioni di più ampio respiro. Al contrario, la scelta di alcuni partiti di utilizzare il controverso tema delle migrazioni per ottenere vantaggi elettorali immediati certamente non contribuisce ad una visione costruttiva e propositiva e rischia solo di inasprire i rapporti tra popolazione locale ed immigrati, anziché risolvere eventuali problemi.
Il rapporto dell'OIM presenta una rassegna di studi recenti sull'immagine dei migranti e delle migrazioni nell'opinione pubblica a livello mondiale. I risultati delle ricerche empiriche, sebbene presentino un quadro articolato e differenziato da un paese all'altro, concordano su alcuni elementi. Nelle varie regioni del mondo le migrazioni non appaiono come la preoccupazione maggiore per le popolazioni locali, soprattutto in un tempo di crisi economica, in cui altri problemi sono avvertiti come più urgenti. Tuttavia questo tema è costantemente presente nei sondaggi di opinione. Le reazioni negative nei confronti dell'immigrazione si accentuano là dove, in un breve periodo di tempo, vi è stato l'arrivo di un numero crescente di stranieri. La natura populista di molti dibattiti ha creato in parecchi paesi un clima in cui si attribuisce quasi automaticamente agli immigrati la colpa per varie problematiche sociali o culturali, spesso dovute ad altre cause.
Le proposte dell'OIM rivolte ai politici, ai ricercatori e alle organizzazioni impegnate in ambito migratorio vanno in quattro direzioni: sviluppare un discorso sulle migrazioni aperto e completo, lavorare con i media per sostenere una copertura equilibrata di questo tema, riconoscere i migranti come agenti attivi di comunicazione e de-politicizzare il dibattito, affrontando in modo diretto le questioni di interesse.
Le prime tre raccomandazioni dell'OIM sono importanti strategie che tengono conto dei meccanismi tipici delle comunicazioni di massa. La tendenza al sensazionalismo di molti media non fa altro che accentuare gli aspetti più negativi del fenomeno migratorio, mentre chi vuole informare l'opinione pubblica in modo corretto deve essere in grado di ampliarne il punto di vista, spiegare le cause di certi fenomeni, guardare al di là dei confini nazionali per mostrare le interdipendenze che legano tra loro tutti i paesi del mondo, illustrare in modo comprensibile scelte politiche complesse. Fondamentale è superare la discriminazione e dare voce ai migranti stessi, ai loro media etnici, formare ed assumere nelle redazioni giornalisti di origine immigrata: anche questo può favorire la completezza e l'equilibrio nell'informazione, che in questo modo non è solo un discutere sugli immigrati, ma un dialogare con loro.
L'OIM propone, come quarta raccomandazione, di de-politicizzare il dibattito sulle migrazioni. Tale suggerimento va inteso in modo corretto. Da una parte, è essenziale impegnarsi per superare atteggiamenti faziosi riguardo a questo tema, legati a strategie di partito rivolte più al raggiungimento del potere che al bene comune della società: il populismo di certi discorsi impedisce di fatto una politica efficace ed equilibrata. D'altra parte, non può esistere una gestione apolitica dei movimenti migratori basata solo su criteri economici e manageriali – costi e benefici –. Le migrazioni sono una questione politica con tutte le sue connotazioni – valori, principi, lotte di potere, interessi divergenti e conflitti – che obbligano anche ad interrogarsi sulle conseguenze della globalizzazione e sulla necessità di un ordine mondiale più equo. Le migrazioni riguardano le persone, le loro famiglie, le loro relazioni all'interno delle società di partenza e di quelle di arrivo, riguardano anche le popolazioni locali e l'incontro con le diversità.
Accanto, dunque, ad un'informazione corretta e completa è necessaria anche una formazione ai valori della convivenza, della solidarietà e del dialogo tra le culture, perché tutti – popolazioni locali e immigrati – possano contribuire anche politicamente ad un futuro comune.
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