E’ stata visibile anche dal ‘malecón’ dell’Avana nel suo transito verso nord, l’enorme piattaforma per le prospezioni petrolifere in alto mare Scarabeo-9 della Saipem (gruppo Eni), giunta dopo tre mesi di navigazione nelle acque cubane
Agenzia Misna - La struttura semisommergibile di sesta generazione ad autopropulsione costruita in Cina e a Singapore, larga 115 metri, capace di ospitare fino a 200 operai e di perforare fino a 3560 metri di profondità – dal costo di circa 750 milioni di dollari – sarà utilizzata dalla spagnola Repsol per prospezioni 50 km a nord della capitale cubana e 90 km a sud di Key West, in Florida. La Repsol, che l’ha affittata da Saipem a mezzo milione di dollari al giorno – riporta l’agenzia ‘Ap’ – conta di cominciare le perforazioni in un pozzo a 1800 metri nei prossimi giorni: “I geologi hanno fatto il loro lavoro, se lo hanno fatto bene avremo una buona opportunità di successo” ha detto il portavoce Kristian Rix da Madrid.
L’operazione ha suscitato più di un allarme per il rischio di un possibile disastro ambientale nel contesto delle già tese relazioni tra Cuba e Washington. L’embargo statunitense, che proibisce a compagnie nordamericane di fare affari in campo petrolifero con L’Avana e minaccia sanzioni contro le compagnie straniere che non rispettino le sue restrizioni, ha complicato peraltro non poco la raccolta di risorse e materiali per portare a termine il progetto.
La Repsol ha scelto la Scarabeo-9, che rispetta tra l’altro anche le limitazioni imposte da Cuba – è stata costruita con meno del 10% di pezzi “made in Usa” – ma non sarà facile, si teme da più parti, curarne la manutenzione in caso di problemi o eventuali incidenti. Ispettori statunitensi hanno ispezionato la piattaforma nei giorni scorsi a Trinidad e Tobago, approvandone le misure di sicurezza, ma precisando anche che ciò non costituisce una vera e propria “certificazione”.
Sebbene non sia ancora nota la grandezza esatta dei giacimenti off-shore cubani, le stime parlano di 5-9 miliardi di barili, ma la produzione potrebbe tardare anni e i profitti per l’isola appaiono ancora all’orizzonte. Le speranze per la depressa economia cubana restano comunque alte. “Cuba sta attraversando un cambiamento, indipendentemente dalla politica estera degli Stati Uniti” ha detto il senatore statunitense democratico Dicj Durbin, che la settimana scorsa ha incontrato all’Avana una delegazione di funzionari del governo per parlare di petrolio e altro. “Questa scoperta, o potenziale scoperta, di quantità significative di greggio – ha aggiunto – potrebbe cambiare drasticamente l’economia di Cuba e cambiare i rapporti con gli Stati Uniti”.
Agenzia Misna - La struttura semisommergibile di sesta generazione ad autopropulsione costruita in Cina e a Singapore, larga 115 metri, capace di ospitare fino a 200 operai e di perforare fino a 3560 metri di profondità – dal costo di circa 750 milioni di dollari – sarà utilizzata dalla spagnola Repsol per prospezioni 50 km a nord della capitale cubana e 90 km a sud di Key West, in Florida. La Repsol, che l’ha affittata da Saipem a mezzo milione di dollari al giorno – riporta l’agenzia ‘Ap’ – conta di cominciare le perforazioni in un pozzo a 1800 metri nei prossimi giorni: “I geologi hanno fatto il loro lavoro, se lo hanno fatto bene avremo una buona opportunità di successo” ha detto il portavoce Kristian Rix da Madrid.
L’operazione ha suscitato più di un allarme per il rischio di un possibile disastro ambientale nel contesto delle già tese relazioni tra Cuba e Washington. L’embargo statunitense, che proibisce a compagnie nordamericane di fare affari in campo petrolifero con L’Avana e minaccia sanzioni contro le compagnie straniere che non rispettino le sue restrizioni, ha complicato peraltro non poco la raccolta di risorse e materiali per portare a termine il progetto.
La Repsol ha scelto la Scarabeo-9, che rispetta tra l’altro anche le limitazioni imposte da Cuba – è stata costruita con meno del 10% di pezzi “made in Usa” – ma non sarà facile, si teme da più parti, curarne la manutenzione in caso di problemi o eventuali incidenti. Ispettori statunitensi hanno ispezionato la piattaforma nei giorni scorsi a Trinidad e Tobago, approvandone le misure di sicurezza, ma precisando anche che ciò non costituisce una vera e propria “certificazione”.
Sebbene non sia ancora nota la grandezza esatta dei giacimenti off-shore cubani, le stime parlano di 5-9 miliardi di barili, ma la produzione potrebbe tardare anni e i profitti per l’isola appaiono ancora all’orizzonte. Le speranze per la depressa economia cubana restano comunque alte. “Cuba sta attraversando un cambiamento, indipendentemente dalla politica estera degli Stati Uniti” ha detto il senatore statunitense democratico Dicj Durbin, che la settimana scorsa ha incontrato all’Avana una delegazione di funzionari del governo per parlare di petrolio e altro. “Questa scoperta, o potenziale scoperta, di quantità significative di greggio – ha aggiunto – potrebbe cambiare drasticamente l’economia di Cuba e cambiare i rapporti con gli Stati Uniti”.
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