domenica, gennaio 22, 2012
Arrivano dal Congo e non conoscono confini i compositori che sorprendono con la loro melodia

di Paola Bisconti

A N’Djili, uno dei quartieri più caotici di Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, i componenti dello Staff Benda Bilili si ritrovano tutte le sere a suonare una musica che varca i confini della loro terra perché guarda oltre le apparenze. Gli otto membri del gruppo cantano a ritmo di blues incantando il pubblico che passeggia intorno al Beach, il battello che collega Kinshasa e Brezzaville. Qui di giorno si svolge la vendita a contrabbando di sigarette e alcool, ma quando il sole tramonta, i riflettori vengono puntati sui musicisti che intonano canzoni ricche di storie personali, ricordi della comunità, richiami alla tradizione attraverso una melodia che diventa l’essenza della creatività dell’Africa contemporanea.

Nel 2004, in una sera come queste, due giovani trentenni, il fotografo Renaude Barret e il pubblicitario Florent De La Tulaye, mentre erano intenti a realizzare un documentario televisivo sulla musica nei ghetti del continente nero, vennero rapiti dagli echi cubani, raggae e funky dello Staff Benda Bilili. Decisero così di far conoscere la storia dei musicisti poveri e disabili, costretti a vivere su eccentrici tricicli artigianali a causa della poliomelite avuta durante l’infanzia per l’assenza di vaccinazioni. Sono paraplegici senza fissa dimora, abili maestri dell’arrangiarsi e suonano con strumenti artigianali. L’etichetta belga “Crammed Disc”, che si appoggia in Italia a “Materiali Sonori”, si occupa dell’incisione del loro primo disco e il risultato è “Très très fort”, proprio come il nome dell’album che raccoglie brani registrati all’aperto con dodici microfoni installati nel giardino zoologico di Kinshasa cogliendo ogni sfumatura della natura. Il successo è giunto grazie ad una musica che comunica la storia dell’ascesa miracolosa di ognuno dei componenti che ha creduto nelle proprie potenzialità e nella musica come nobile mezzo di espressione. Papa Ricky è il fondatore del gruppo, ha 57 anni e a 5 si ammalò di polio: da allora decise di lottare, la strada è stata sua maestra di vita e ora è il leader dalla voce suadente; Koko Ngambali è il compositore, ha una voce calda e suona la chitarra, ha 52 anni e 7 figli; Thèo è il cantante tenore e suona il basso, era di buona famiglia ma la crisi del 1997 lo portò sul lastrico; Djuana è cantante e chitarrista, è il più allegro della compagnia; Roger propone delle musiche uniche con il suo personale liuto costruito durante l’infanzia vissuta per strada, lui è stato uno sheguè, uno dei tanti bambini abbandonati che affollano le strade di Kinshasa insieme agli 8 milioni di persone che riempiono la capitale una dopo la “violenta” crescita demografica seguita alla guerra nell’est del paese. Roger fu notato da Ricky, che scoprì in lui un virtuosismo incredibile mentre suonava il liuto creato da una scatola di conserva, un pezzo di legno ricurvo, una corda di chitarra. Anche Randi è stato uno sheguè e ora è il percussionista dello Staff insieme ai musicisti Kabossè e Cavaller.

Varcare i palcoscenici dei più importanti festival europei è una forma di rivincita nei confronti di un destino che sembrava non volesse concedere delle speranze a ciascuno di loro, e invece grazie alla musica tutti hanno ribaltato le sorti delle loro vite. Nel 2009 lo Staff Benda Bilili ha vinto l’Artist Awards al Womex e nel 2010 ha ricevuto la consacrazione della fama grazie al film che racconta la loro storia e che ha trionfato a Cannes, dove è stato accolto con una standing ovation nella serata di apertura inaugurando la sezione Quinzaine des Rèalisateurs.

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