mercoledì, gennaio 25, 2012
Il sociologo Turi Palidda prova a tirare le somme della rivolta dei Tir, partita dalla Sicilia e arrivata in ogni regione dello stivale, mettendo in subbuglio il paese.

Eilmensile - Ieri, un manifestante è morto ad Asti, molti stabilimenti si sono dovuti fermare, e si è agitato lo spettro dei benzinai chiusi e dei supermercati vuoti. Per scongiurarlo, il Governo ha annunciato la linea dura, assicurando all’Europa che saranno avviate “tutte le misure necessarie per porre fine ai blocchi”. Parola del ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, che sta lavorando a ordinanze urgenti contro i blocchi dei tir.

E, per confermare l’atteggiamento di questo governo, il premier Mario Monti ha persino invitato a riflettere sulla possibilità di limitare il diritto di sciopero inserendo la clausola del “rispetto della legalità”.
Oggi riceverà a Palazzo Chigi Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia, regione, appunto, da cui è partita la protesta.

Siamo davanti a quella tipica situazione di rivolta dei piccoli padroncini, di gente che per certi versi ha fatto molti sacrifici per arrivare dov’è, ma che di certo non è espressione della parte democratica del paese. Non dico che siano della stessa matrice di quelli che fecero cadere Salvador Allende in Cile e che favorirono il colpo di stato di Pinochet, però i piccoli padroncini sono da sempre terribili. Per cui non c’è da aspettarsi grandi slanci democratici dalla loro protesta, che nasce comunque da un malcontento reale.

E il governo cosa sta concretamente facendo per risanare la situazione?

Il governo da parte sua fa delle porcate, perché andare addosso a camionisti e tassisti senza riequilibrare le cose mi sembra una cosa assurda. Parliamo dello sciopero dei tassisti per esempio. Io sono appena tornato dalla Tunisia dove si attraversa in taxi la città con pochi euro. Qui costerebbe il quadruplo. La questione è che in Italia tutto è tassato all’inverosimile. E il taxi non è mai stato un mezzo di massa. Se il governo vuole davvero cambiare le cose ed essere costruttivo con loro, dovrebbe trovare quella misura che permetta di trasformare i taxi in mezzi popolari. Ma non mi pare che il suo operato vada in questa direzione. E tantomeno mi sembra bene intenzionato con i Tir. A monte del problema dei trasportatori c’è che questo paese che è ormai diventato una fogna, la peggiore fogna d’Europa. Perché il trasporto merci italiano è principalmente su gomma? Chiediamocelo. Chi ha scelto di incrementare il metodo più costoso e lento a discapito del via mare e via ferrovie? Che il governo pensi piuttosto a sanare questa grande falla, invece che limitarsi a lanciare anatemi. Rilanci gli altri tipi di trasporto e cerchi di riassorbire parte dei padroncini in queste due vie alternative, tanto care agli ambientalisti e le uniche sostenibili. Non è, infatti, casuale che i camionisti siano più numerosi dove non esistono efficienti trasporti via terra e via mare.

Come in Sicilia, per esempio…
In Sicilia le ferrovie fanno piangere. Sfido chiunque a prendere un treno a Catania per Palermo. Ci vogliono cinque ore. E c’è anche il rischio di fermarsi in salita e di doverlo spingere. È ovvio che tutti fanno ricorso ai camion per trasportare le merci. Basta andare ai mercati generali di Milano e contare quanti camion arrivano dalla Sicilia la notte. È ovvio che i grossisti fanno ricorso a loro. E questi riescono persino a stralciare i prezzi. Come? Schiavizzando gli autisti, gli scaricatori – che spesso sono clandestini o disgraziati – e strozzando i produttori siciliani. Tutto è legato. Se questi carissimi professoroni vogliono davvero rilanciare l’Italia, perché non vanno prima a capire questi meccanismi e ad agire per cambiarli invece di fare le sparate. E questo ultimamente lo dicono anche persone che sono ultra moderate. Le sparate di Monti su queste liberalizzazioni sono pura ideologia, perché è più che evidente che non hanno fatto altro che sostenere i poteri forti che sono le banche e le loro assicurazioni. E il risultato è la guerra fra poveri. Fra tutti coloro che restano strozzati dalla crisi e che sono lontano anni luce dai pochi privilegiati.

Il governo sta dunque sbagliando tutto. Ma nessuno sembra farglielo notare…

Per uscirne ci vorrebbe un’opposizione seria e costruttiva che qua in Italia non esiste. Anzi, la sinistra e il centrosinistra sono una manica di mentecatti. Non sono capaci di pensare più in là dei loro problemi interni. Bersani la mattina si alza e pensa a cosa starà mai tramandogli contro Veltroni o D’Alema. Non sanno come si vive. Sono lontanissimi dalla realtà. In questa situazione, in questo paese, adesso, stanno esplodendo le classiche rivolte impazzite del popolo che vede chi dovrebbe occuparsi della res pubblica intascarsi 15mila euro al mese per non fare niente e per continuare a ridurre il paese allo stremo. Sono rivolte esasperate. E il governo non reagisce risanando, ma accanendosi contro i soliti. Il tutto senza nemmeno spiegare alla gente cosa ci sia dietro le scelte di dare i soldi alle banche piuttosto che alla scuola per esempio. Eccola l’Italia del 2012. Un disastro.

(Stella Spinelli)

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