All’Angelus Benedetto XVI parla della “autorità di Dio”, che non è “possesso, potere, dominio, successo”, ma “servizio, umiltà, amore”. Incoraggiamento a tutte le persone affette dalla lebbra, “come pure a quanti li assistono e, in diversi modi, si impegnano per eliminare la povertà e l’emarginazione, vere cause del permanere del contagio”.
Asianews - “Invochiamo il dono della pace” per la Terra Santa. Benedetto XVI ha ricordato oggi l’odierna Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa, rivolgendosi alle 25mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita dell’Angelus. Un’invocazione alla quale si è unita, simbolicamente, la liberazione da parte del Papa, delle due colombre “come segno di pace per la città di Roma e per il mondo intero”, portate, come ogni anno, da due ragazzi dell’Azione cattolica di Roma. Una "liberazione" che ha anche suscitato lo scherzoso commento di Benedetto XVI sul fatto che le colombe "non vogliono lasciare la casa del Papa".
Prima della recita della preghiera mariana, prendendo spunto dall’episodio del Vangelo di oggi - Gesù che predica nella singoga di Cafarnao e libera un uomo da “uno spirito impuro” – il Papa ha sottolineato che “all’efficacia della parola, Gesù univa quella dei segni di liberazione dal male” e quindi ha.invitato a riflettere sul “potere di Dio”.
“L’autorità divina - ha osservato - non è una forza della natura. È il potere dell’amore di Dio che crea l’universo e, incarnandosi nel Figlio Unigenito, scendendo nella nostra umanità, risana il mondo corrotto dal peccato. Scrive Romano Guardini: «L’intera esistenza di Gesù è traduzione della potenza in umiltà… è la sovranità che qui si abbassa alla forma di servo» (Il Potere, Brescia 1999, 141.142)”.
“Spesso – ha proseguito - per l’uomo l’autorità significa possesso, potere, dominio, successo. Per Dio, invece, l’autorità significa servizio, umiltà, amore; significa entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi dei discepoli (cfr Gv 13,5), che cerca il vero bene dell’uomo, che guarisce le ferite, che è capace di un amore così grande da dare la vita, perché è l’Amore. In una delle sue Lettere, santa Caterina da Siena scrive: «E’ necessario che noi vediamo e conosciamo, in verità, con la luce della fede, che Dio è l’Amore supremo ed eterno, e non può volere altro se non il nostro
bene» (Ep. 13 in: Le Lettere, vol. 3, Bologna 1999, 206)”.
Benedetto XVI ha poi ricordato che “questa domenica ricorre la Giornata mondiale dei malati di lebbra. Nel salutare l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, vorrei far giungere il mio incoraggiamento a tutte le persone affette da questa malattia, come pure a quanti li assistono e, in diversi modi, si impegnano per eliminare la povertà e l’emarginazione, vere cause del permanere del contagio”.
Prima del saluto finale, infine, il Papa ha ricordato che “giovedì prossimo 2 febbraio, celebreremo la festa della Presentazione del Signore al tempio, Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Invochiamo con fiducia Maria Santissima, affinché guidi i nostri cuori ad attingere sempre dalla misericordia divina, che libera e guarisce la nostra umanità, ricolmandola di ogni grazia e benevolenza, con la potenza dell’amore”.
Asianews - “Invochiamo il dono della pace” per la Terra Santa. Benedetto XVI ha ricordato oggi l’odierna Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa, rivolgendosi alle 25mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita dell’Angelus. Un’invocazione alla quale si è unita, simbolicamente, la liberazione da parte del Papa, delle due colombre “come segno di pace per la città di Roma e per il mondo intero”, portate, come ogni anno, da due ragazzi dell’Azione cattolica di Roma. Una "liberazione" che ha anche suscitato lo scherzoso commento di Benedetto XVI sul fatto che le colombe "non vogliono lasciare la casa del Papa".
Prima della recita della preghiera mariana, prendendo spunto dall’episodio del Vangelo di oggi - Gesù che predica nella singoga di Cafarnao e libera un uomo da “uno spirito impuro” – il Papa ha sottolineato che “all’efficacia della parola, Gesù univa quella dei segni di liberazione dal male” e quindi ha.invitato a riflettere sul “potere di Dio”.
“L’autorità divina - ha osservato - non è una forza della natura. È il potere dell’amore di Dio che crea l’universo e, incarnandosi nel Figlio Unigenito, scendendo nella nostra umanità, risana il mondo corrotto dal peccato. Scrive Romano Guardini: «L’intera esistenza di Gesù è traduzione della potenza in umiltà… è la sovranità che qui si abbassa alla forma di servo» (Il Potere, Brescia 1999, 141.142)”.
“Spesso – ha proseguito - per l’uomo l’autorità significa possesso, potere, dominio, successo. Per Dio, invece, l’autorità significa servizio, umiltà, amore; significa entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi dei discepoli (cfr Gv 13,5), che cerca il vero bene dell’uomo, che guarisce le ferite, che è capace di un amore così grande da dare la vita, perché è l’Amore. In una delle sue Lettere, santa Caterina da Siena scrive: «E’ necessario che noi vediamo e conosciamo, in verità, con la luce della fede, che Dio è l’Amore supremo ed eterno, e non può volere altro se non il nostro
bene» (Ep. 13 in: Le Lettere, vol. 3, Bologna 1999, 206)”.
Benedetto XVI ha poi ricordato che “questa domenica ricorre la Giornata mondiale dei malati di lebbra. Nel salutare l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, vorrei far giungere il mio incoraggiamento a tutte le persone affette da questa malattia, come pure a quanti li assistono e, in diversi modi, si impegnano per eliminare la povertà e l’emarginazione, vere cause del permanere del contagio”.
Prima del saluto finale, infine, il Papa ha ricordato che “giovedì prossimo 2 febbraio, celebreremo la festa della Presentazione del Signore al tempio, Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Invochiamo con fiducia Maria Santissima, affinché guidi i nostri cuori ad attingere sempre dalla misericordia divina, che libera e guarisce la nostra umanità, ricolmandola di ogni grazia e benevolenza, con la potenza dell’amore”.
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