Continua in esclusiva pe Lpl l’appuntamento dall’Uruguay col missionario don Vincenzo Vigilante
Con P. Mimmo (qui per i preti vige l’appellativo "Padre", non "don") ci eravamo conosciuti ai corsi di formazione missionaria organizzati lo scorso anno a Potenza dalla Commissione missionaria regionale. E’ sua l’espressione dell’Uruguay come “laboratorio di quello che sta diventando l’Italia” (vedi un mio precedente articolo su Lpl). E’ qui in questi giorni: ne approfittiamo per una chiacchierata-testimonianza.
D - Mimmo, presentati ai nostri lettori e spiega da dove viene questo legame con l’Uruguay.
R - Sono sacerdote della diocesi di Lamezia Terme in Calabria. Il mio incontro con l’Uruguay è stato, si può dire ,un puro caso… Parroco nella parrocchia della Pietà dopo una esperienza missionaria in Perù, mi ritrovo con un giovane che mi chiede di fare una esperienza missionaria… ma, dice, non in Perù. La comunità delle suore Missionarie Francescane del Verbo Incarnato che lavora nella parrocchia ha missioni in Uruguay: chiedo se è possibile andare a vedere. Vado… e così compare l’Uruguay e comincia l’avventura. Sì, perché al suo ritorno questo giovane parla dell’esperienza fatta… e nascono altri gruppi di giovani… e altri vogliono andare e… Ora siamo a Melo con una missione permanente (Casa Betania e Casa Ain-Karim) e a Ivo (Bolivia) con un’altra missione permanente (Casa Tabor).
D - Cosa fanno i tuoi ragazzi a Melo? Quanti sono?
R - Il nostro lavoro è ispirato all’oratorio di Don Bosco. Dove andiamo cominciamo sempre con l’Oratorio: riunire i giovani perché stiano insieme e giocando insieme si incontrino, si conoscano, nascano amicizie e, chissà, conoscano l’Amico Gesù, perché alla base c’è il desiderio dell’annuncio missionario. Si può sintetizzare un modo di essere in queste parole: “Per i poveri, con i giovani alla ricerca di Gesù “. Concretamente quindi abbiamo cominciato con l’oratorio a cui quasi immediatamente è seguito il “merendero” (distribuzione di cibo, letteralmente della merenda) quando abbiamo scoperto che c’erano ragazzi che venivano a giocare ma che non avrebbero cenato. In seguito ci siamo posti il problema dei ragazzi del campo che non avevano la possibilità di continuare il liceo (la scuola superiore) e abbiamo impostato un piccolo “internado” (convitto) per ospitare chi aveva bisogno di questo servizio; ma chi veniva avrebbe anche frequentato un “taller” (laboratorio) per imparare a fare i formaggi, e così si va avanti con questo progetto e ora si sta pensando di aprire in forma di semi-internado ai giovani di Melo che hanno lasciato la scuola e che vogliono imparare un lavoro. Ma questa è una storia ancora nei sogni…
D - Qual è il senso profondo di questo tipo di volontariato?
R - Per i poveri, con i giovani alla ricerca di Gesù. Questa la base che nasce dalla voglia dei giovani di fare qualcosa per i poveri, giovani che però alla fine si accorgono che l’annuncio del Vangelo è l’unica cosa che resta, e allora vanno insieme ai poveri alla ricerca di Gesù. Oggi l’AUG (Andiamo in Uruguay Giovani) è diventata l’Associazione di fedeli laici Volontari della Speranza AUG. E visto che non ho risposto alla domanda su quanti sono… beh, siamo pochi troppo pochi” L’inizio è stato folgorante, improvviso ed entusiasmante, ma ci accorgiamo che siamo pochi… le porte sono aperte (e scoppia ridere, ndr)!
D - Un messaggio per i nostri lettori.
R - Che volete che vi dica: mi verrebbe da ripetere “siamo pochi e le porte sono aperte” (e scoppia a ridere in una risata ancora più fragorosa, ndr). I giovani hanno in mano il futuro di questo nostro mondo, ma il pericolo è che non sentano i richiami al cambiamento che pur ci sono intorno a noi; che volete farci, le cuffiette per sentire la musica ormai fanno parte dell’essere , eppure… eppure i giovani continuano a sconvolgermi con le loro richieste di andare avanti, continuano a spingermi su questa strada ritrovata della missione e non si arrendono anche quando io ne avrei tutta la voglia… Così io continuo a sperare e dico che qualcosa smuoverà questo nostro mondo, e questo qualcosa sarà l’entusiasmo dei giovani e il non arrendersi di noi vecchietti. E’ un messaggio di Speranza quello che vorrei dare a tutti, una Speranza che è Gesù.
Grazie P. Mimmo. Se posso permettermi una nota extra: il formaggio che fanno i ragazzi a Melo è proprio buono; però non hanno ancora imparato a fare le mozzarelle. Non ci sarà qualche giovane caseario disposto a venire per qualche mese a “insegnare il mestiere”? A mio parere questo prodotto aprirebbe ai ragazzi un nuovo mercato. Sempre nella linea del famoso “a chi ti chiede da mangiare, non dargli un pesce ma insegnagli a pescare”. Alla prossima
Con P. Mimmo (qui per i preti vige l’appellativo "Padre", non "don") ci eravamo conosciuti ai corsi di formazione missionaria organizzati lo scorso anno a Potenza dalla Commissione missionaria regionale. E’ sua l’espressione dell’Uruguay come “laboratorio di quello che sta diventando l’Italia” (vedi un mio precedente articolo su Lpl). E’ qui in questi giorni: ne approfittiamo per una chiacchierata-testimonianza.
D - Mimmo, presentati ai nostri lettori e spiega da dove viene questo legame con l’Uruguay.
R - Sono sacerdote della diocesi di Lamezia Terme in Calabria. Il mio incontro con l’Uruguay è stato, si può dire ,un puro caso… Parroco nella parrocchia della Pietà dopo una esperienza missionaria in Perù, mi ritrovo con un giovane che mi chiede di fare una esperienza missionaria… ma, dice, non in Perù. La comunità delle suore Missionarie Francescane del Verbo Incarnato che lavora nella parrocchia ha missioni in Uruguay: chiedo se è possibile andare a vedere. Vado… e così compare l’Uruguay e comincia l’avventura. Sì, perché al suo ritorno questo giovane parla dell’esperienza fatta… e nascono altri gruppi di giovani… e altri vogliono andare e… Ora siamo a Melo con una missione permanente (Casa Betania e Casa Ain-Karim) e a Ivo (Bolivia) con un’altra missione permanente (Casa Tabor).
D - Cosa fanno i tuoi ragazzi a Melo? Quanti sono?
R - Il nostro lavoro è ispirato all’oratorio di Don Bosco. Dove andiamo cominciamo sempre con l’Oratorio: riunire i giovani perché stiano insieme e giocando insieme si incontrino, si conoscano, nascano amicizie e, chissà, conoscano l’Amico Gesù, perché alla base c’è il desiderio dell’annuncio missionario. Si può sintetizzare un modo di essere in queste parole: “Per i poveri, con i giovani alla ricerca di Gesù “. Concretamente quindi abbiamo cominciato con l’oratorio a cui quasi immediatamente è seguito il “merendero” (distribuzione di cibo, letteralmente della merenda) quando abbiamo scoperto che c’erano ragazzi che venivano a giocare ma che non avrebbero cenato. In seguito ci siamo posti il problema dei ragazzi del campo che non avevano la possibilità di continuare il liceo (la scuola superiore) e abbiamo impostato un piccolo “internado” (convitto) per ospitare chi aveva bisogno di questo servizio; ma chi veniva avrebbe anche frequentato un “taller” (laboratorio) per imparare a fare i formaggi, e così si va avanti con questo progetto e ora si sta pensando di aprire in forma di semi-internado ai giovani di Melo che hanno lasciato la scuola e che vogliono imparare un lavoro. Ma questa è una storia ancora nei sogni…
D - Qual è il senso profondo di questo tipo di volontariato?
R - Per i poveri, con i giovani alla ricerca di Gesù. Questa la base che nasce dalla voglia dei giovani di fare qualcosa per i poveri, giovani che però alla fine si accorgono che l’annuncio del Vangelo è l’unica cosa che resta, e allora vanno insieme ai poveri alla ricerca di Gesù. Oggi l’AUG (Andiamo in Uruguay Giovani) è diventata l’Associazione di fedeli laici Volontari della Speranza AUG. E visto che non ho risposto alla domanda su quanti sono… beh, siamo pochi troppo pochi” L’inizio è stato folgorante, improvviso ed entusiasmante, ma ci accorgiamo che siamo pochi… le porte sono aperte (e scoppia ridere, ndr)!
D - Un messaggio per i nostri lettori.
R - Che volete che vi dica: mi verrebbe da ripetere “siamo pochi e le porte sono aperte” (e scoppia a ridere in una risata ancora più fragorosa, ndr). I giovani hanno in mano il futuro di questo nostro mondo, ma il pericolo è che non sentano i richiami al cambiamento che pur ci sono intorno a noi; che volete farci, le cuffiette per sentire la musica ormai fanno parte dell’essere , eppure… eppure i giovani continuano a sconvolgermi con le loro richieste di andare avanti, continuano a spingermi su questa strada ritrovata della missione e non si arrendono anche quando io ne avrei tutta la voglia… Così io continuo a sperare e dico che qualcosa smuoverà questo nostro mondo, e questo qualcosa sarà l’entusiasmo dei giovani e il non arrendersi di noi vecchietti. E’ un messaggio di Speranza quello che vorrei dare a tutti, una Speranza che è Gesù.
Grazie P. Mimmo. Se posso permettermi una nota extra: il formaggio che fanno i ragazzi a Melo è proprio buono; però non hanno ancora imparato a fare le mozzarelle. Non ci sarà qualche giovane caseario disposto a venire per qualche mese a “insegnare il mestiere”? A mio parere questo prodotto aprirebbe ai ragazzi un nuovo mercato. Sempre nella linea del famoso “a chi ti chiede da mangiare, non dargli un pesce ma insegnagli a pescare”. Alla prossima
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