Siamo andati a chiedere il decreto sulle rotte a rischio direttamente al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. In tute bianche sporche di petrolio i nostri attivisti protestano: “Un altro disastro quanto ci Costa?”
E-ilmensile - Sono passate già due settimane dalla tragedia della Costa Concordia e, dopo le misure di sicurezza promesse, ora si parla di “accordi volontari” con le compagnie rinviando interventi da tempo necessari per regolamentare il traffico in aree a rischio, come quella del Santuario dei Cetacei. La legge 51 del 2001 (art. 5, comma 2) permette di regolamentare, con un decreto del Ministro delle Infrastrutture di concerto con il Ministro dell'Ambiente, il traffico marittimo nelle aree “a rischio”.
Il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, si è già espresso per una regolamentazione severa promettendo, una settimana fa, un decreto per regolare le rotte più pericolose. Adesso tocca al Ministro Corrado Passera assumersi le proprie responsabilità e tutelare la sicurezza dei trasporti, la salute pubblica e l’ambiente, come è scritto nella lettera che gli abbiamo consegnato.
Purtroppo il silenzio del Ministro Passera e l’annuncio di un possibile accordo volontario con gli armatori, ci spinge a pensare che, passata l’emozione dovuta all’ennesimo disastro, il governo ci stia ripensando. Dopo i morti, adesso rischiamo un disastro ambientale: una regolamentazione precisa e vincolante del traffico marittimo nelle aree sensibili non è rinviabile.
L’Isola del Giglio si trova all’interno del Santuario dei Cetacei, un’area protetta nata con un Accordo tra Italia, Francia e Monaco, in vigore dal 2001, ma che non è mai stata tutelata davvero. Da tempo denunciamo una serie di minacce al Santuario tra cui la pericolosità del traffico marittimo: in estate nell’area circolano ogni giorno oltre duecento imbarcazioni tra navi passeggeri, petroliere e cargo.
Quello della Costa Concordia non è certo il primo incidente navale: solo a metà dicembre, a poche decine di miglia più a nord, il traghetto della Grimaldi Lines “Eurocargo Venezia”, aveva perso in mare, durante una tempesta, circa quaranta tonnellate di sostanze tossiche.
Secondo Greenpeace nel Santuario dovrebbero essere adottate queste misure di controllo dei traffici navali:
- una canalizzazione del traffico nelle aree sensibili (Canale di Piombino, Arcipelago Toscano, ingresso porti principali)
- la limitazione della velocità (e della rumorosità)
- un’anagrafe degli idrocarburi scaricati nei terminali petroliferi (oil fingherprint)
- un preciso controllo del traffico navale di imbarcazioni con carichi pericolosi e grandi navi da crociera superiori a una certa stazza, con opportune disposizioni per garantire la sicurezza del traffico e la tutela dell’ambiente.
E-ilmensile - Sono passate già due settimane dalla tragedia della Costa Concordia e, dopo le misure di sicurezza promesse, ora si parla di “accordi volontari” con le compagnie rinviando interventi da tempo necessari per regolamentare il traffico in aree a rischio, come quella del Santuario dei Cetacei. La legge 51 del 2001 (art. 5, comma 2) permette di regolamentare, con un decreto del Ministro delle Infrastrutture di concerto con il Ministro dell'Ambiente, il traffico marittimo nelle aree “a rischio”.
Il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, si è già espresso per una regolamentazione severa promettendo, una settimana fa, un decreto per regolare le rotte più pericolose. Adesso tocca al Ministro Corrado Passera assumersi le proprie responsabilità e tutelare la sicurezza dei trasporti, la salute pubblica e l’ambiente, come è scritto nella lettera che gli abbiamo consegnato.
Purtroppo il silenzio del Ministro Passera e l’annuncio di un possibile accordo volontario con gli armatori, ci spinge a pensare che, passata l’emozione dovuta all’ennesimo disastro, il governo ci stia ripensando. Dopo i morti, adesso rischiamo un disastro ambientale: una regolamentazione precisa e vincolante del traffico marittimo nelle aree sensibili non è rinviabile.
L’Isola del Giglio si trova all’interno del Santuario dei Cetacei, un’area protetta nata con un Accordo tra Italia, Francia e Monaco, in vigore dal 2001, ma che non è mai stata tutelata davvero. Da tempo denunciamo una serie di minacce al Santuario tra cui la pericolosità del traffico marittimo: in estate nell’area circolano ogni giorno oltre duecento imbarcazioni tra navi passeggeri, petroliere e cargo.
Quello della Costa Concordia non è certo il primo incidente navale: solo a metà dicembre, a poche decine di miglia più a nord, il traghetto della Grimaldi Lines “Eurocargo Venezia”, aveva perso in mare, durante una tempesta, circa quaranta tonnellate di sostanze tossiche.
Secondo Greenpeace nel Santuario dovrebbero essere adottate queste misure di controllo dei traffici navali:
- una canalizzazione del traffico nelle aree sensibili (Canale di Piombino, Arcipelago Toscano, ingresso porti principali)
- la limitazione della velocità (e della rumorosità)
- un’anagrafe degli idrocarburi scaricati nei terminali petroliferi (oil fingherprint)
- un preciso controllo del traffico navale di imbarcazioni con carichi pericolosi e grandi navi da crociera superiori a una certa stazza, con opportune disposizioni per garantire la sicurezza del traffico e la tutela dell’ambiente.
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