giovedì, febbraio 23, 2012
Guerra, insicurezza e povertà hanno costretto mezzo milione di civili afgani a condizioni di vita difficili in campi profughi sparsi nelle periferie urbane, di cui una trentina con oltre 35.000 persone soltanto nei pressi della capitale Kabul.

Afghanistan (Misna) - Lo denuncia l’organizzazione per i diritti umani Amnesty International in un rapporto pubblicato oggi, intitolato “In fuga dalla guerra, incontro alla miseria. La sofferenza dei profughi interni dell’Afghanistan”. “Migliaia di persone vivono al gelo, in ripari di fortuna, sull’orlo della carestia, mentre il governo afgano non solo guarda dall’altra parte, ma ostacola il meccanismo degli aiuti, perché considera tali insediamenti provvisori.

Siamo di fronte a una crisi umanitaria nascosta ma terrificante” ha detto Horia Mosadiq, ricercatrice sull’Afghanistan per Amnesty. Nelle ultime settimane, almeno 28 bambini sarebbero morti di freddo negli insediamenti attorno a Kabul e una quarantina di persone, secondo dati ufficiali, sono decedute in vari campi nell’intero paese. A mancare sono anche gli elementari servizi quali sanità, igiene e istruzione, a causa dell’abbandono da parte delle autorità e delle organizzazioni umanitarie.

A costringere la popolazione ad abbandonare le proprie case sono le violenze e gli attentati legati alla guerra tra i talebani e le forze internazionali. La maggior parte delle vittime civili delle violenze è causata da attentati attribuiti agli insorti, anche accusati di usare la popolazione come scudo umano, ma numerosi testimoni hanno denunciato di scappare a causa dei bombardamenti aerei dell’International security assistance force (Isaf), il contingente militare a guida statunitense che occupa il paese dalla fine del 2011. Tra il 2007 e il 2011, il bilancio delle vittime civili del conflitto è stato in continua crescita e aree del paese precedentemente ritenute sicure sono state colpite dall’insicurezza.

Oggi, intanto, continuano in alcune città del paese manifestazioni di protesta contro i soldati americani, che tre giorni fa nella base militare di Bagram avevano incenerito alcune copie del Corano. Secondo vari analisti, tali manifestazioni traducono un misto di rabbia e frustrazione a causa di una situazione economica difficile, di malcontento per l’insicurezza, ma anche della volontà di seminare disordini da parte di alcuni gruppi. Il contingente statunitense dovrebbe ritirarsi nel 2014 ma la presenza di Washington in Afghanistan resterà stabile, nonostante la decisione di coinvolgere i talebani in negoziati sul futuro del paese.

[CC]

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