Ridotta la pena rispetto a quanto richiesto dal pm: 20 anni
E-ilmensile - La corte d’assise di Torino ha emesso la sentenza Eternit: i due imputati, lo svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Jean Louis de Cartier, sono stati condannati a 16 anni per disastro doloso permanente e omissione dolosa di dispositivi di prevenzione. Si tratta dei due alti quadri della multinazionale svizzera dell’amianto. Il pm Raffaele Guariniello aveva chiesto per loro una condanna a 20 anni. I due imputati, come nelle altre udienze, non sono in aula. Assistono però al processo, il primo a livello mondiale di questo tipo, circa 2000 persone tra familiari delle vittime,giornalisti e delegazioni provenienti da Francia, Inghilterra, Stati Uniti e, naturalmente, Italia.
Già dalle prime ore del mattino una lunga coda si era formata all’ingresso, aperto dalle 8.30, e tutto intorno al Palazzo di Giustizia un gruppo di parenti delle vittime ha esposto pannelli che ritraggono Stephan Schmidheiny, uno dei due imputati del processo, dietro le sbarre di una prigione.
Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, è stato giudicato insieme al barone belga Louis de Cartier, 90 anni, per disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche. perché entrambi sono stati alti dirigenti della multinazionale svizzera Eternit. Il processo è durato oltre due anni e si è articolato in 65 udienze. Ai dirigenti vengono contestate le morti di 2.100 persone e le malattie che hanno colpito altre 800 persone nelle zone degli stabilimenti di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Le parti civili che si sono costituite in giudizi sono oltre seimila. Fra i parenti e i curiosi, sono entrati in aula anche quindici sindaci della zona del Monferrato, nell’Alessandrino, con tanto di fascia tricolore.
E-ilmensile - La corte d’assise di Torino ha emesso la sentenza Eternit: i due imputati, lo svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Jean Louis de Cartier, sono stati condannati a 16 anni per disastro doloso permanente e omissione dolosa di dispositivi di prevenzione. Si tratta dei due alti quadri della multinazionale svizzera dell’amianto. Il pm Raffaele Guariniello aveva chiesto per loro una condanna a 20 anni. I due imputati, come nelle altre udienze, non sono in aula. Assistono però al processo, il primo a livello mondiale di questo tipo, circa 2000 persone tra familiari delle vittime,giornalisti e delegazioni provenienti da Francia, Inghilterra, Stati Uniti e, naturalmente, Italia.
Già dalle prime ore del mattino una lunga coda si era formata all’ingresso, aperto dalle 8.30, e tutto intorno al Palazzo di Giustizia un gruppo di parenti delle vittime ha esposto pannelli che ritraggono Stephan Schmidheiny, uno dei due imputati del processo, dietro le sbarre di una prigione.
Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, è stato giudicato insieme al barone belga Louis de Cartier, 90 anni, per disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche. perché entrambi sono stati alti dirigenti della multinazionale svizzera Eternit. Il processo è durato oltre due anni e si è articolato in 65 udienze. Ai dirigenti vengono contestate le morti di 2.100 persone e le malattie che hanno colpito altre 800 persone nelle zone degli stabilimenti di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Le parti civili che si sono costituite in giudizi sono oltre seimila. Fra i parenti e i curiosi, sono entrati in aula anche quindici sindaci della zona del Monferrato, nell’Alessandrino, con tanto di fascia tricolore.
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