Viaggio nei luoghi sportivi italiani e abbandonati
di Paola Bisconti
Era già accaduto nel 2006, a Torino, con i Giochi Olimpici, per poi ripetere lo stesso errore nel 2009, a Roma con i Mondiali di nuoto, e ora stavamo rischiando di ricadere nuovamente nella stessa trappola: lo spreco del denaro che circola dietro alcuni importanti eventi sportivi. Il clamore che ha suscitato il dissenso del Presidente Mario Monti ad ospitare le Olimpiadi del 2020 ha sorpreso tutti. Nonostante le giuste motivazioni di una scelta coerente dettata dal periodo di crisi che sta vivendo il nostro Paese, si continua a fare polemica su una decisione che merita solo approvazione.
Basta fare un excursus fra le imponenti strutture fatte costruire negli anni precedenti per le gare di sci e di nuoto che risultano oggi essere in stato di abbandono. Durante l’edificazione dello stadio di freestyle a Sauze D’Oulx, nel 2006, gli scavi portarono alla luce la presenza di fibre di amianto. I lavori, tuttavia, proseguirono sebbene i responsabili dei lavori fossero a conoscenza della pericolosità del materiale. Furono spesi 58 milioni di euro per un utilizzo della struttura di soli 15 giorni. Sempre nel Piemonte in occasione delle Olimpiadi invernali, una vastissima area protetta di Pragelato subì il disboscamento per la costruzione dei trampolini per il salto con gli scii. La spesa è stata di 34 milioni di euro. Stessa sorte ha avuto la pista di bob a Cesena e quella destinata al biathlon a Sansicario.
Trascorrono quattro anni, cambiano gli sport e muta lo scenario, tuttavia la formula è sempre la stessa: si investe il denaro pubblico ma gli sprechi sono tanti, troppi.. Nel 2009 infatti Roma è in fermento per i Mondiali di nuoto, così si affida a Santiago Calatrava, l’archistar di Valencia, la progettazione delle opere. Il progetto è ambizioso e prevede la nascita della Città dello Sport nella zona di Tor Vergata, dove l’unico cantiere “fortunato” ad essere stato ultimato è quello dell’università. Lì dove si sarebbe dovuto praticare lo sport, invece, c’è un’enorme vela di acciaio che sormonta una struttura in cemento armato, dove piove acqua dal soffitto: è la Vela di Calatrava, che si presenta con le vasche vuote e le gru ferme, mentre gli addetti ai lavori - interrotti - continuano ad essere retribuiti.
Sull’Appia Antica, nel quartiere di Valco San Paolo, sorge il polo natatorio costato 18 milioni di euro. Il complesso edilizio ha due piscine coperte, una scoperta, la tribuna e una palestra con annessi spogliatoi utilizzati solo un mese. Ora le vasche sono diventate degli stagni maleodoranti, i pavimenti sono ricoperti dalle macerie dei controsoffitti crollati. Inoltre le opere pubbliche che sarebbero dovute sorgere nelle zone limitrofe al polo, ossia marciapiedi, aree verdi e strade illuminate non esistono. Nella zona Settebagni, invece, un altro scandalo investe il Salaria Sport Village, dopo i servizi di massaggi offerti a Bertolaso lo scorso anno. I 161.000 metri cubi di cemento sorgono nell’alveo dello sversamento del Tevere, quindi in una zona con un elevato rischio idrogeologico; inoltre le fondamenta del centro sportivo hanno sommerso dei reperti archeologici. Nonostante tutto, il Salaria è funzionante e riservato ad un èlite di soci. La situazione è analoga per il centro Sporting Life.
Ora si stava per compiere l’ennesimo sbaglio, ma a qualcuno gli errori del passato hanno insegnato che la nostra nazione è già ricca di per sé di tesori inestimabili e che per ora non ha bisogno di un villaggio per gli atleti né di una città dello sport. Gli italiani dovrebbero, invece, allenare la coscienza imparando a dare un valore al denaro, a quello sudato, pulito e meritato. Solo una volta appresa la lezione il nostro Bel Paese potrà sostenere la “prova olimpiade” facendo i conti non con il denaro di chi guadagna 500€ al mese ma con la propria dignità. E per quella, si sa, non c’è prezzo!
di Paola Bisconti
Era già accaduto nel 2006, a Torino, con i Giochi Olimpici, per poi ripetere lo stesso errore nel 2009, a Roma con i Mondiali di nuoto, e ora stavamo rischiando di ricadere nuovamente nella stessa trappola: lo spreco del denaro che circola dietro alcuni importanti eventi sportivi. Il clamore che ha suscitato il dissenso del Presidente Mario Monti ad ospitare le Olimpiadi del 2020 ha sorpreso tutti. Nonostante le giuste motivazioni di una scelta coerente dettata dal periodo di crisi che sta vivendo il nostro Paese, si continua a fare polemica su una decisione che merita solo approvazione.
Basta fare un excursus fra le imponenti strutture fatte costruire negli anni precedenti per le gare di sci e di nuoto che risultano oggi essere in stato di abbandono. Durante l’edificazione dello stadio di freestyle a Sauze D’Oulx, nel 2006, gli scavi portarono alla luce la presenza di fibre di amianto. I lavori, tuttavia, proseguirono sebbene i responsabili dei lavori fossero a conoscenza della pericolosità del materiale. Furono spesi 58 milioni di euro per un utilizzo della struttura di soli 15 giorni. Sempre nel Piemonte in occasione delle Olimpiadi invernali, una vastissima area protetta di Pragelato subì il disboscamento per la costruzione dei trampolini per il salto con gli scii. La spesa è stata di 34 milioni di euro. Stessa sorte ha avuto la pista di bob a Cesena e quella destinata al biathlon a Sansicario.
Trascorrono quattro anni, cambiano gli sport e muta lo scenario, tuttavia la formula è sempre la stessa: si investe il denaro pubblico ma gli sprechi sono tanti, troppi.. Nel 2009 infatti Roma è in fermento per i Mondiali di nuoto, così si affida a Santiago Calatrava, l’archistar di Valencia, la progettazione delle opere. Il progetto è ambizioso e prevede la nascita della Città dello Sport nella zona di Tor Vergata, dove l’unico cantiere “fortunato” ad essere stato ultimato è quello dell’università. Lì dove si sarebbe dovuto praticare lo sport, invece, c’è un’enorme vela di acciaio che sormonta una struttura in cemento armato, dove piove acqua dal soffitto: è la Vela di Calatrava, che si presenta con le vasche vuote e le gru ferme, mentre gli addetti ai lavori - interrotti - continuano ad essere retribuiti.
Sull’Appia Antica, nel quartiere di Valco San Paolo, sorge il polo natatorio costato 18 milioni di euro. Il complesso edilizio ha due piscine coperte, una scoperta, la tribuna e una palestra con annessi spogliatoi utilizzati solo un mese. Ora le vasche sono diventate degli stagni maleodoranti, i pavimenti sono ricoperti dalle macerie dei controsoffitti crollati. Inoltre le opere pubbliche che sarebbero dovute sorgere nelle zone limitrofe al polo, ossia marciapiedi, aree verdi e strade illuminate non esistono. Nella zona Settebagni, invece, un altro scandalo investe il Salaria Sport Village, dopo i servizi di massaggi offerti a Bertolaso lo scorso anno. I 161.000 metri cubi di cemento sorgono nell’alveo dello sversamento del Tevere, quindi in una zona con un elevato rischio idrogeologico; inoltre le fondamenta del centro sportivo hanno sommerso dei reperti archeologici. Nonostante tutto, il Salaria è funzionante e riservato ad un èlite di soci. La situazione è analoga per il centro Sporting Life.
Ora si stava per compiere l’ennesimo sbaglio, ma a qualcuno gli errori del passato hanno insegnato che la nostra nazione è già ricca di per sé di tesori inestimabili e che per ora non ha bisogno di un villaggio per gli atleti né di una città dello sport. Gli italiani dovrebbero, invece, allenare la coscienza imparando a dare un valore al denaro, a quello sudato, pulito e meritato. Solo una volta appresa la lezione il nostro Bel Paese potrà sostenere la “prova olimpiade” facendo i conti non con il denaro di chi guadagna 500€ al mese ma con la propria dignità. E per quella, si sa, non c’è prezzo!
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Sono presenti 3 commenti
Bravissima! Finalmente una che sa cosa scrivere e lo fa con rara maestria. Complimenti a questo giornale e ai suoi redattori.
Io sono un Signor nessun ma posso affermare con certezza che nel "deserto del Web" se si cerca con attenzione si trovano oasi dove esiste un tipo di giornalismo che si attiene ai fatti reali, complimenti alla rivista giornalistica “La Perfetta Letizia” e alla Paola Bisconti che ha firmato questo bellissimo articolo.
Meditate gente,meditate...
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