mercoledì, febbraio 22, 2012
Continuano le testimonianze dall’Uruguay grazie al nostro corrispondente don Vincenzo Vigilante

E’ la volta di Mons. Silvano Berlanda, prete della diocesi di Bergamo ,“fidei donum “ in Uruguay da 61 anni, con una parentesi di 12 anni in Italia come direttore del Centro Ecclesiale per l’America Latina in Verona (ora CUM: Centro missionario unitario). In Uruguay è stato parroco in diverse cittadine, rettore del seminario maggiore di Montevideo, ideatore e fondatore di OBSUR (Osservatorio sud), un centro di documentazione e ricerca per il Cono Sud. Attualmente è vicario generale della diocesi di Mercedes.

D - Don Silvano, che manca a questa presentazione?
R - Non c’é molto da dire, anche se in questi 61 anni ci sarebbero molte cose da aggiungere. Il paese é cresciuto in vari aspetti, sono stato qui da prima del concilio, nel concilio e dopo. Ci sono stati vari governi, una dittatura finita bene con elezioni, e adesso un nuovo governo. Anche la chiesa é cresciuta, accompagnando i tempi e i movimenti del paese: una chiesa in minoranza ma stabile, senza riconoscimenti da parte dellos stato ma fiera dei suoi diritti e della sua missione. Io sono stato qui osservando e partecipando a questa crescita, dando il mio piccolo contributo nelle speranze e nelle attese di questo popolo.

D - La prima domanda che mi viene, ricordando una immagine non geografica che mi hai mandato dell’Uruguay (arida, sassosa), è questa: cosa ti ha portato in Uruguay e cosa ti lega ancora oggi, a 81 anni, a questa terra, a questa chiesa?
R - Sono venuto qui a venti anni, su richiesta di un vescovo uruguayano, col permesso del mio vescovo di Bergamo, insieme ad altri tre compagni, quasi i prmi “fidei domun” della mia diocesi. Mi sono abituato alla cultura e alle usanze di qui, sempre come un ponte aperto verso la chiesa e la cultura italiana. Sono un po’ come una persona con due ponti, tutti e due aperti e che si arricchiscono a vicenda. Qui ho speso buona parte della mia vita e ci tengo a spenderne ancora un po’, anche se l’Italia é sempre la mia patria e ci sono molto attaccato.

D - Essendo stato rettore del seminario, sai bene della scarsezza di vocazioni e conosci molti dei vescovi attuali e dei preti che sono stati tuoi alunni. Tu appartieni a una diocesi, Bergamo, ricca di vocazioni. Che rappresenta per l’Uruguay questa scarsezza di clero? E in ogni caso, com’è il clero uruguaiano ?
R - Ho fatto qui per nove anni il rettore del seminario nazionale, ho avuto come alunni cinque tra i quattordici vescovi uruguayani ora presenti e tanti preti. I numeri della mia diocesi di Bergamo sono altri ed anche la pastorale é diversa. Qui peró la chiesa é debole, ma forte... direi che é come quel piccolo seme di cui parla il vangelo, piccolo ma buono, che cresce, sta attaccato alla terra e dà il suo contributo. Da fuori si vede poco, ma c’é. E la sua presenza dà un buon segno di accompagnamento e di luce.

D - Hai girato tutta l’America Latina e buona parte del mondo, sei un appassionato lettore: quali ti sembrano le sfide che il nostro tempo pone a noi credenti per quella che Giovanni Paolo II chiamò “nuova evangelizzazione”?
R - In questo paese prima e poi come direttore del CEIAL (Comitato Ecclesiale Italiano per l'America Latina) ho fatto tanti viaggi: Africa, Cina, tutta l’Europa e quasi tutti i paesi della America. Ho visto tante chiese e la presenza di sacerdoti e religiose italiane nelle stesse. Ho letto anche tante cose, libri e riviste. Non so bene cosa volesse dire Giovanni Paolo II con la “nuova evangelizzazione”... mi sembra un po’ come una parola profetica, che chiama a rinnovare e proclamare il vangelo di sempre negli attuali tempi. Il vangelo é un po’ come il piccolo seme. Il papa diceva: con nuovi metodi e con nuovo ardore. E’ come una spinta per tutta la chiesa, dai laici ai consacrati. Lui ha fatto qualcosa e la chiesa sta facendo qualcosa, con incertezze e in modi diversi. Si parla anche di crisi, di sfiducia...ma ci sono anche tante buone cose e proposte. Papa Giovanni XXIII diceva “non é bene che si stanchino i buoni” e da lí ha convocato un concilio e ha dato l’avvio a una riforma della chiesa. Ci sono ancora tante cose da fare, e la speranza é quella che ci sostiene: vedi l’ultima carta enciclica del nostro papa.

D - L’America latina è invasa da sette più o meno fondamentaliste. Canali televisivi diffondono le video conferenze di tanti fondatori o pastori di chiese che comunque parlano di Gesù . I problemi sociali ed economici non sono affatto risolti nonostante il miglioramento di alcuni stati. E’ ancora il continente della speranza per la chiesa ? Oppure: la chiesa è ancora portatrice di speranza per questo continente?
R - Ci sono tante sette e movimenti religiosi, qui forse piú che in altri contesti, e tutti parlano in qualche modo di Cristo. Siamo in tanti, siamo piú di un miliardo e duecentomila ma siamo divisi, però il messagio é sempre lo stesso, anche se proclamato in modi dversi. Nella mia parrocchia di Cardona c’era la chiesa cattolica e nove sette diverse, e Cristo era presente in tutte! Buona parte dei cristiani del mondo é in America Latina e qui é riposta una speranza del mondo. Una volta si diceva che questo é il continente della speranza. Poi si é parlato dell’Africa, dell’Asia. Il mondo é molto diverso, e ci sono tanti segni di speranza e di debolezza per tutti. Forse un pó di “globalizzazione” di questi segni e di queste debolezze farebbe del bene a tutti, e anche il vostro servizio de “La Perfetta Letizia” va in questo senso.

D - Per concludere un saluto e un invito ai lettori de “La Perfetta Letizia”.
R - Ho visto che avete dato spazio a questo Uruguay in vari modi, con varie interviste. E’ buona cosa vedere e apprezzare cosa si fa in altri contesti. Noi qui leggiamo le vostre notizie, e questo ci aiuta ad essere solidari con voi. Che insieme possiamo essere fedeli al vangelo. Domani qui e voi lì celebreremo il mercoledì delle ceneri... comincia la quaresima, tempo di conversione, di riappropazione del nostro battesimo, della Pasqua di Cristo e della nostra. Auguri anche a tutti voi ed ai vostri lettori... mi sembra che “La Perfetta Letizia” vada proprio in questo senso !!

Grazie don Silvano.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa