Continuano le testimonianze dall’Uruguay grazie al nostro corrispondente don Vincenzo Vigilante
E’ la volta di Mons. Silvano Berlanda, prete della diocesi di Bergamo ,“fidei donum “ in Uruguay da 61 anni, con una parentesi di 12 anni in Italia come direttore del Centro Ecclesiale per l’America Latina in Verona (ora CUM: Centro missionario unitario). In Uruguay è stato parroco in diverse cittadine, rettore del seminario maggiore di Montevideo, ideatore e fondatore di OBSUR (Osservatorio sud), un centro di documentazione e ricerca per il Cono Sud. Attualmente è vicario generale della diocesi di Mercedes.
D - Don Silvano, che manca a questa presentazione?
R - Non c’é molto da dire, anche se in questi 61 anni ci sarebbero molte cose da aggiungere. Il paese é cresciuto in vari aspetti, sono stato qui da prima del concilio, nel concilio e dopo. Ci sono stati vari governi, una dittatura finita bene con elezioni, e adesso un nuovo governo. Anche la chiesa é cresciuta, accompagnando i tempi e i movimenti del paese: una chiesa in minoranza ma stabile, senza riconoscimenti da parte dellos stato ma fiera dei suoi diritti e della sua missione. Io sono stato qui osservando e partecipando a questa crescita, dando il mio piccolo contributo nelle speranze e nelle attese di questo popolo.
D - La prima domanda che mi viene, ricordando una immagine non geografica che mi hai mandato dell’Uruguay (arida, sassosa), è questa: cosa ti ha portato in Uruguay e cosa ti lega ancora oggi, a 81 anni, a questa terra, a questa chiesa?
R - Sono venuto qui a venti anni, su richiesta di un vescovo uruguayano, col permesso del mio vescovo di Bergamo, insieme ad altri tre compagni, quasi i prmi “fidei domun” della mia diocesi. Mi sono abituato alla cultura e alle usanze di qui, sempre come un ponte aperto verso la chiesa e la cultura italiana. Sono un po’ come una persona con due ponti, tutti e due aperti e che si arricchiscono a vicenda. Qui ho speso buona parte della mia vita e ci tengo a spenderne ancora un po’, anche se l’Italia é sempre la mia patria e ci sono molto attaccato.
D - Essendo stato rettore del seminario, sai bene della scarsezza di vocazioni e conosci molti dei vescovi attuali e dei preti che sono stati tuoi alunni. Tu appartieni a una diocesi, Bergamo, ricca di vocazioni. Che rappresenta per l’Uruguay questa scarsezza di clero? E in ogni caso, com’è il clero uruguaiano ?
R - Ho fatto qui per nove anni il rettore del seminario nazionale, ho avuto come alunni cinque tra i quattordici vescovi uruguayani ora presenti e tanti preti. I numeri della mia diocesi di Bergamo sono altri ed anche la pastorale é diversa. Qui peró la chiesa é debole, ma forte... direi che é come quel piccolo seme di cui parla il vangelo, piccolo ma buono, che cresce, sta attaccato alla terra e dà il suo contributo. Da fuori si vede poco, ma c’é. E la sua presenza dà un buon segno di accompagnamento e di luce.
D - Hai girato tutta l’America Latina e buona parte del mondo, sei un appassionato lettore: quali ti sembrano le sfide che il nostro tempo pone a noi credenti per quella che Giovanni Paolo II chiamò “nuova evangelizzazione”?
R - In questo paese prima e poi come direttore del CEIAL (Comitato Ecclesiale Italiano per l'America Latina) ho fatto tanti viaggi: Africa, Cina, tutta l’Europa e quasi tutti i paesi della America. Ho visto tante chiese e la presenza di sacerdoti e religiose italiane nelle stesse. Ho letto anche tante cose, libri e riviste. Non so bene cosa volesse dire Giovanni Paolo II con la “nuova evangelizzazione”... mi sembra un po’ come una parola profetica, che chiama a rinnovare e proclamare il vangelo di sempre negli attuali tempi. Il vangelo é un po’ come il piccolo seme. Il papa diceva: con nuovi metodi e con nuovo ardore. E’ come una spinta per tutta la chiesa, dai laici ai consacrati. Lui ha fatto qualcosa e la chiesa sta facendo qualcosa, con incertezze e in modi diversi. Si parla anche di crisi, di sfiducia...ma ci sono anche tante buone cose e proposte. Papa Giovanni XXIII diceva “non é bene che si stanchino i buoni” e da lí ha convocato un concilio e ha dato l’avvio a una riforma della chiesa. Ci sono ancora tante cose da fare, e la speranza é quella che ci sostiene: vedi l’ultima carta enciclica del nostro papa.
D - L’America latina è invasa da sette più o meno fondamentaliste. Canali televisivi diffondono le video conferenze di tanti fondatori o pastori di chiese che comunque parlano di Gesù . I problemi sociali ed economici non sono affatto risolti nonostante il miglioramento di alcuni stati. E’ ancora il continente della speranza per la chiesa ? Oppure: la chiesa è ancora portatrice di speranza per questo continente?
R - Ci sono tante sette e movimenti religiosi, qui forse piú che in altri contesti, e tutti parlano in qualche modo di Cristo. Siamo in tanti, siamo piú di un miliardo e duecentomila ma siamo divisi, però il messagio é sempre lo stesso, anche se proclamato in modi dversi. Nella mia parrocchia di Cardona c’era la chiesa cattolica e nove sette diverse, e Cristo era presente in tutte! Buona parte dei cristiani del mondo é in America Latina e qui é riposta una speranza del mondo. Una volta si diceva che questo é il continente della speranza. Poi si é parlato dell’Africa, dell’Asia. Il mondo é molto diverso, e ci sono tanti segni di speranza e di debolezza per tutti. Forse un pó di “globalizzazione” di questi segni e di queste debolezze farebbe del bene a tutti, e anche il vostro servizio de “La Perfetta Letizia” va in questo senso.
D - Per concludere un saluto e un invito ai lettori de “La Perfetta Letizia”.
R - Ho visto che avete dato spazio a questo Uruguay in vari modi, con varie interviste. E’ buona cosa vedere e apprezzare cosa si fa in altri contesti. Noi qui leggiamo le vostre notizie, e questo ci aiuta ad essere solidari con voi. Che insieme possiamo essere fedeli al vangelo. Domani qui e voi lì celebreremo il mercoledì delle ceneri... comincia la quaresima, tempo di conversione, di riappropazione del nostro battesimo, della Pasqua di Cristo e della nostra. Auguri anche a tutti voi ed ai vostri lettori... mi sembra che “La Perfetta Letizia” vada proprio in questo senso !!
Grazie don Silvano.
E’ la volta di Mons. Silvano Berlanda, prete della diocesi di Bergamo ,“fidei donum “ in Uruguay da 61 anni, con una parentesi di 12 anni in Italia come direttore del Centro Ecclesiale per l’America Latina in Verona (ora CUM: Centro missionario unitario). In Uruguay è stato parroco in diverse cittadine, rettore del seminario maggiore di Montevideo, ideatore e fondatore di OBSUR (Osservatorio sud), un centro di documentazione e ricerca per il Cono Sud. Attualmente è vicario generale della diocesi di Mercedes.
D - Don Silvano, che manca a questa presentazione?
R - Non c’é molto da dire, anche se in questi 61 anni ci sarebbero molte cose da aggiungere. Il paese é cresciuto in vari aspetti, sono stato qui da prima del concilio, nel concilio e dopo. Ci sono stati vari governi, una dittatura finita bene con elezioni, e adesso un nuovo governo. Anche la chiesa é cresciuta, accompagnando i tempi e i movimenti del paese: una chiesa in minoranza ma stabile, senza riconoscimenti da parte dellos stato ma fiera dei suoi diritti e della sua missione. Io sono stato qui osservando e partecipando a questa crescita, dando il mio piccolo contributo nelle speranze e nelle attese di questo popolo.
D - La prima domanda che mi viene, ricordando una immagine non geografica che mi hai mandato dell’Uruguay (arida, sassosa), è questa: cosa ti ha portato in Uruguay e cosa ti lega ancora oggi, a 81 anni, a questa terra, a questa chiesa?
R - Sono venuto qui a venti anni, su richiesta di un vescovo uruguayano, col permesso del mio vescovo di Bergamo, insieme ad altri tre compagni, quasi i prmi “fidei domun” della mia diocesi. Mi sono abituato alla cultura e alle usanze di qui, sempre come un ponte aperto verso la chiesa e la cultura italiana. Sono un po’ come una persona con due ponti, tutti e due aperti e che si arricchiscono a vicenda. Qui ho speso buona parte della mia vita e ci tengo a spenderne ancora un po’, anche se l’Italia é sempre la mia patria e ci sono molto attaccato.
D - Essendo stato rettore del seminario, sai bene della scarsezza di vocazioni e conosci molti dei vescovi attuali e dei preti che sono stati tuoi alunni. Tu appartieni a una diocesi, Bergamo, ricca di vocazioni. Che rappresenta per l’Uruguay questa scarsezza di clero? E in ogni caso, com’è il clero uruguaiano ?
R - Ho fatto qui per nove anni il rettore del seminario nazionale, ho avuto come alunni cinque tra i quattordici vescovi uruguayani ora presenti e tanti preti. I numeri della mia diocesi di Bergamo sono altri ed anche la pastorale é diversa. Qui peró la chiesa é debole, ma forte... direi che é come quel piccolo seme di cui parla il vangelo, piccolo ma buono, che cresce, sta attaccato alla terra e dà il suo contributo. Da fuori si vede poco, ma c’é. E la sua presenza dà un buon segno di accompagnamento e di luce.
D - Hai girato tutta l’America Latina e buona parte del mondo, sei un appassionato lettore: quali ti sembrano le sfide che il nostro tempo pone a noi credenti per quella che Giovanni Paolo II chiamò “nuova evangelizzazione”?
R - In questo paese prima e poi come direttore del CEIAL (Comitato Ecclesiale Italiano per l'America Latina) ho fatto tanti viaggi: Africa, Cina, tutta l’Europa e quasi tutti i paesi della America. Ho visto tante chiese e la presenza di sacerdoti e religiose italiane nelle stesse. Ho letto anche tante cose, libri e riviste. Non so bene cosa volesse dire Giovanni Paolo II con la “nuova evangelizzazione”... mi sembra un po’ come una parola profetica, che chiama a rinnovare e proclamare il vangelo di sempre negli attuali tempi. Il vangelo é un po’ come il piccolo seme. Il papa diceva: con nuovi metodi e con nuovo ardore. E’ come una spinta per tutta la chiesa, dai laici ai consacrati. Lui ha fatto qualcosa e la chiesa sta facendo qualcosa, con incertezze e in modi diversi. Si parla anche di crisi, di sfiducia...ma ci sono anche tante buone cose e proposte. Papa Giovanni XXIII diceva “non é bene che si stanchino i buoni” e da lí ha convocato un concilio e ha dato l’avvio a una riforma della chiesa. Ci sono ancora tante cose da fare, e la speranza é quella che ci sostiene: vedi l’ultima carta enciclica del nostro papa.
D - L’America latina è invasa da sette più o meno fondamentaliste. Canali televisivi diffondono le video conferenze di tanti fondatori o pastori di chiese che comunque parlano di Gesù . I problemi sociali ed economici non sono affatto risolti nonostante il miglioramento di alcuni stati. E’ ancora il continente della speranza per la chiesa ? Oppure: la chiesa è ancora portatrice di speranza per questo continente?
R - Ci sono tante sette e movimenti religiosi, qui forse piú che in altri contesti, e tutti parlano in qualche modo di Cristo. Siamo in tanti, siamo piú di un miliardo e duecentomila ma siamo divisi, però il messagio é sempre lo stesso, anche se proclamato in modi dversi. Nella mia parrocchia di Cardona c’era la chiesa cattolica e nove sette diverse, e Cristo era presente in tutte! Buona parte dei cristiani del mondo é in America Latina e qui é riposta una speranza del mondo. Una volta si diceva che questo é il continente della speranza. Poi si é parlato dell’Africa, dell’Asia. Il mondo é molto diverso, e ci sono tanti segni di speranza e di debolezza per tutti. Forse un pó di “globalizzazione” di questi segni e di queste debolezze farebbe del bene a tutti, e anche il vostro servizio de “La Perfetta Letizia” va in questo senso.
D - Per concludere un saluto e un invito ai lettori de “La Perfetta Letizia”.
R - Ho visto che avete dato spazio a questo Uruguay in vari modi, con varie interviste. E’ buona cosa vedere e apprezzare cosa si fa in altri contesti. Noi qui leggiamo le vostre notizie, e questo ci aiuta ad essere solidari con voi. Che insieme possiamo essere fedeli al vangelo. Domani qui e voi lì celebreremo il mercoledì delle ceneri... comincia la quaresima, tempo di conversione, di riappropazione del nostro battesimo, della Pasqua di Cristo e della nostra. Auguri anche a tutti voi ed ai vostri lettori... mi sembra che “La Perfetta Letizia” vada proprio in questo senso !!
Grazie don Silvano.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.