Arrestati i genitori della giovane testimone di giustizia suicidatasi il 20 agosto scorso
Liberainformazione - Appare ineluttabile il destino di chi matura la difficile scelta di rompere gli argini e come una mina vagante porre disordine dove regna ordine da altri stabilito. Se a poi a farlo è una donna, madre di figli per i quali si trova la forza di scardinare per ricostruire e ricominciare per poi essere soggetta a pressioni, allora questa scelta causa ancora più dolore. E’ la storia di Maria Concetta Cacciola, una madre di 31 anni, suicidatasi lo scorso 20 agosto ingerendo acido muriatico a Rosarno.
Solo alcuni mesi prima, a maggio, da libera cittadina, dunque spontaneamente, aveva deciso di raccontare ai Carabinieri di Rosarno ciò di cui era a conoscenza, entrando poco dopo nel programma di protezione nel quale, secondo quanto dichiarato nella lettera scritta prima dell’allontanamento dalla famiglia, non avrebbe chiesto l’inserimento dei figli affidandoli ai nonni.
Fu proprio la nostalgia di quei figli ad averla indotta a tornare a Rosarno, uscendo dal programma, in quell’agosto dello scorso anno in cui poi si suicidò. I fatti che Maria Concetta aveva scelto di raccontare erano e sono di estremo interesse per gli inquirenti visto che lei era figlia di Michele cognato del boss Gregorio Bellocco e suo marito, Salvatore Figliuzzi è attualmente detenuto per associazione mafiosa. Cugina della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce. Una storia che parla di tante storie quelle di donne dentro la ndrangheta senza averlo scelto ma che il coraggio silenzioso della scelta lo cercano, lo trovano, lo vivono, quasi sempre in solitudine. La Procura di Palmi ha acceso un faro su ciò che accadde durante il tempo in cui la giovane rimase lontana da casa, sulle pressioni esercitate dai familiari per convincerla a ritrattare, ad uscire dal programma, a tornare a casa dove ad attenderla vi erano figli a cui però non avrebbe potuto dare un futuro diverso senza continuare a denunciare e a raccontare ciò che sapeva per supportare la Giustizia nell’accertamento della verità.
Maria Concetta forse cedette alla pressioni, tornò dai figli, ma poi chiese di nuovo di tornare in località protetta, percepito evidentemente il pericolo, così ricostruiscono gli inquirenti. Ciò che accadde in quel lasso di giorni nell’agosto del 2011 in cui decise, prima di portare con lei i figli più piccoli e di tornare nel programma, e poi di togliersi la vita rimane avvolto nella tenebra più tenebra che ha un nome preciso: 'ndrangheta.
Liberainformazione - Appare ineluttabile il destino di chi matura la difficile scelta di rompere gli argini e come una mina vagante porre disordine dove regna ordine da altri stabilito. Se a poi a farlo è una donna, madre di figli per i quali si trova la forza di scardinare per ricostruire e ricominciare per poi essere soggetta a pressioni, allora questa scelta causa ancora più dolore. E’ la storia di Maria Concetta Cacciola, una madre di 31 anni, suicidatasi lo scorso 20 agosto ingerendo acido muriatico a Rosarno.
Solo alcuni mesi prima, a maggio, da libera cittadina, dunque spontaneamente, aveva deciso di raccontare ai Carabinieri di Rosarno ciò di cui era a conoscenza, entrando poco dopo nel programma di protezione nel quale, secondo quanto dichiarato nella lettera scritta prima dell’allontanamento dalla famiglia, non avrebbe chiesto l’inserimento dei figli affidandoli ai nonni.
Fu proprio la nostalgia di quei figli ad averla indotta a tornare a Rosarno, uscendo dal programma, in quell’agosto dello scorso anno in cui poi si suicidò. I fatti che Maria Concetta aveva scelto di raccontare erano e sono di estremo interesse per gli inquirenti visto che lei era figlia di Michele cognato del boss Gregorio Bellocco e suo marito, Salvatore Figliuzzi è attualmente detenuto per associazione mafiosa. Cugina della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce. Una storia che parla di tante storie quelle di donne dentro la ndrangheta senza averlo scelto ma che il coraggio silenzioso della scelta lo cercano, lo trovano, lo vivono, quasi sempre in solitudine. La Procura di Palmi ha acceso un faro su ciò che accadde durante il tempo in cui la giovane rimase lontana da casa, sulle pressioni esercitate dai familiari per convincerla a ritrattare, ad uscire dal programma, a tornare a casa dove ad attenderla vi erano figli a cui però non avrebbe potuto dare un futuro diverso senza continuare a denunciare e a raccontare ciò che sapeva per supportare la Giustizia nell’accertamento della verità.
Maria Concetta forse cedette alla pressioni, tornò dai figli, ma poi chiese di nuovo di tornare in località protetta, percepito evidentemente il pericolo, così ricostruiscono gli inquirenti. Ciò che accadde in quel lasso di giorni nell’agosto del 2011 in cui decise, prima di portare con lei i figli più piccoli e di tornare nel programma, e poi di togliersi la vita rimane avvolto nella tenebra più tenebra che ha un nome preciso: 'ndrangheta.
Tweet |
È presente 1 commento
Questa giovane madre ha avuto il coraggio di raccontare alla polizia ciò di cui era a conoscenza,ha deciso di denunciare la 'ndrangheta e ha pagato con la vita questo suo desiderio di giustizia lasciando i suoi figli orfani per ciò chiunque sa qualcosa si faccia coraggio e parli così che il sacrificio di questa giovane madre non sia stato vano ma sia l'inizio di una rinascita e la fine della 'ndrangheta!!
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.