Lo scienziato italiano Renato Dulbecco si è spento in California, a La Jolla, la città in cui viveva da decenni. Tra due giorni avrebbe compiuto 98 anni.
Renato Dulbecco era biologo, medico e genetista. Vinse il Premio Nobel per le ricerche sui virus tumorali negli animali nel 1975: scoprì i meccanismi di interazione delle cellule tumorali negli animali e successivamente nell'uomo. Si è spento due giorni prima del suo 98esimo compleanno. Un suo stretto collaboratore, Paolo Vezzoni, del progetto "Genoma Umano" del C.N.R., riferisce che Dulbecco era in perfetta salute fino a sei mesi fa, poi una malattina lo ha colpito fino a procurarne la morte in breve tempo.
La vita - Nato a Catanzaro nel 1914, compì le sue ricerche tra gli anni '50 e gli anni '70 nel laboratorio dell'Università di Bloomington, nell'Indiana, nel celebre California Institute of Technology di Pasadena, nell'Istituto di Virologia di Glasgow e nel Salk Institute di La Jolla, in California. A Dulbecco l'Accademia svedese delle scienze assegò il Nobel per la scoperta del meccanismo d'azione dei virus tumorali nelle cellule animali: pioniere delle ricerche genetiche sul cancro, è merito suo se oggi siamo a conoscenza del fatto che per combattere i tumori è necessario aggredire il loro Dna.
Il Progetto Genoma - La personalità del grande scienziato, mai pago di conoscenza, lo portò ad immergere se stesso in un nuovo colosso della scienza moderna: il Progetto Genoma, con l’obiettivo di identificare tutti i geni delle cellule umane e il loro ruolo, in modo da comprendere e combattere concretamente lo sviluppo del cancro. La tecnica adottata fin dagli esordi fu vincente: si trattava degli anticorpi monoclonali, ovvero anticorpi prodotti in laboratorio, fondendo una cellula tumorale con una plasmacellula attivata e diretti contro un unico antigene. La cellula così ottenuta (ibridoma) si moltiplica rapidamente e permette di produrre una notevole quantità dell’anticorpo specifico, che a sua volta si lega soltanto ad un tipo cellulare. Le ricerche iniziali furono condotte sulla ghiandola mammaria dei ratti e rivelarono la correlazione tra insorgenza di un tumore ed alterazione dell’espressione genica. Conoscere tutti i geni dell’uomo era l’anello mancante di questa catena vitale, e l’unico modo per smuovere la titubante comunità scientifica fu quello di lanciare il progetto mediante una delle riviste scientifiche più autorevoli: Science. Nell’arco di pochi mesi, furono attuate numerose iniziative, la scintilla del nuovo “ordigno” della scienza era stata innescata. (fonte wikipedia)
Renato Dulbecco era biologo, medico e genetista. Vinse il Premio Nobel per le ricerche sui virus tumorali negli animali nel 1975: scoprì i meccanismi di interazione delle cellule tumorali negli animali e successivamente nell'uomo. Si è spento due giorni prima del suo 98esimo compleanno. Un suo stretto collaboratore, Paolo Vezzoni, del progetto "Genoma Umano" del C.N.R., riferisce che Dulbecco era in perfetta salute fino a sei mesi fa, poi una malattina lo ha colpito fino a procurarne la morte in breve tempo.
La vita - Nato a Catanzaro nel 1914, compì le sue ricerche tra gli anni '50 e gli anni '70 nel laboratorio dell'Università di Bloomington, nell'Indiana, nel celebre California Institute of Technology di Pasadena, nell'Istituto di Virologia di Glasgow e nel Salk Institute di La Jolla, in California. A Dulbecco l'Accademia svedese delle scienze assegò il Nobel per la scoperta del meccanismo d'azione dei virus tumorali nelle cellule animali: pioniere delle ricerche genetiche sul cancro, è merito suo se oggi siamo a conoscenza del fatto che per combattere i tumori è necessario aggredire il loro Dna.
Il Progetto Genoma - La personalità del grande scienziato, mai pago di conoscenza, lo portò ad immergere se stesso in un nuovo colosso della scienza moderna: il Progetto Genoma, con l’obiettivo di identificare tutti i geni delle cellule umane e il loro ruolo, in modo da comprendere e combattere concretamente lo sviluppo del cancro. La tecnica adottata fin dagli esordi fu vincente: si trattava degli anticorpi monoclonali, ovvero anticorpi prodotti in laboratorio, fondendo una cellula tumorale con una plasmacellula attivata e diretti contro un unico antigene. La cellula così ottenuta (ibridoma) si moltiplica rapidamente e permette di produrre una notevole quantità dell’anticorpo specifico, che a sua volta si lega soltanto ad un tipo cellulare. Le ricerche iniziali furono condotte sulla ghiandola mammaria dei ratti e rivelarono la correlazione tra insorgenza di un tumore ed alterazione dell’espressione genica. Conoscere tutti i geni dell’uomo era l’anello mancante di questa catena vitale, e l’unico modo per smuovere la titubante comunità scientifica fu quello di lanciare il progetto mediante una delle riviste scientifiche più autorevoli: Science. Nell’arco di pochi mesi, furono attuate numerose iniziative, la scintilla del nuovo “ordigno” della scienza era stata innescata. (fonte wikipedia)
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