Un lungo corteo di migliaia di manifestanti anti-regime, il più imponente degli ultimi mesi, ha attraversato il centro di Manama, ma è stato fermato da un pesante intervento delle forze di polizia: così ieri attivisti e cittadini vicini all’opposizione hanno commemorato il primo anniversario del sollevamento popolare contro la monarchia, iniziato il 14 febbraio 2011.
Misna - In Bahrain, dove l’opposizione fa soprattutto riferimento alla comunità sciita, maggioritaria ma di fatto esclusa dalla vita politica e marginalizzata in ambito sociale ed economico, il regime è riuscito finora a controllare la situazione solo grazie agli aiuti di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Fonti di stampa internazionale riferiscono che i manifestanti non sono riusciti a occupare la piazza di Pearl Roundabout, epicentro delle proteste pro-democrazia dello scorso anno.
Sono stati bloccati da migliaia di agenti antisommossa e altre forze di sicurezza dispiegate in zona e che hanno avuto ricorso a gas lacrimogeni per disperdere il corteo; sono seguiti scontri con i manifestanti che hanno lanciato pietre e bombe incendiarie. Alcuni organizzazioni di difesa dei diritti umani, tra cui ‘Amnesty International’, hanno denunciato arresti arbitrari e torture nel giorno della ‘commemorazione’.
A tornare sulle proteste dell’anno scorso è stato lo stesso re Hamad bin Isa Al Khalifa che in un’intervista rilasciata a quotidiani europei ha parlato di “eventi spiacevoli” e ha minimizzato il malcontento dei manifestanti. “Nel paese non esiste un vero e proprio movimento di opposizione, nel senso che non costituisce un blocco unitario. Questa cosa non è prevista dalla nostra costituzione. Ci sono solo persone con punti di vista diversi, e questo è positivo” ha detto il monarca della dinastia al potere da 200 anni. In vista dell’anniversario le autorità hanno avvertito che non tollereranno “imponenti nuovi sollevamenti” e avrebbero di fatto imposto un “blocco” nei villaggi circostanti la capitale, per lo più abitati da cittadini sciiti.
Nei mesi scorsi organizzazioni internazionali e opposizione hanno accusato la polizia di fare uso eccessivo della forza per reprimere il dissenso e diversi casi di tortura in carcere sono stati documentati. In base ai bilanci diffusi da più fonti, almeno 40 persone hanno perso la vita durante l’ondata di proteste dell’anno scorso mentre decine di medici e infermieri sono stati processati con l’accusa di aver cercato di rovesciare la monarchia.
[VV]
Misna - In Bahrain, dove l’opposizione fa soprattutto riferimento alla comunità sciita, maggioritaria ma di fatto esclusa dalla vita politica e marginalizzata in ambito sociale ed economico, il regime è riuscito finora a controllare la situazione solo grazie agli aiuti di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Fonti di stampa internazionale riferiscono che i manifestanti non sono riusciti a occupare la piazza di Pearl Roundabout, epicentro delle proteste pro-democrazia dello scorso anno.
Sono stati bloccati da migliaia di agenti antisommossa e altre forze di sicurezza dispiegate in zona e che hanno avuto ricorso a gas lacrimogeni per disperdere il corteo; sono seguiti scontri con i manifestanti che hanno lanciato pietre e bombe incendiarie. Alcuni organizzazioni di difesa dei diritti umani, tra cui ‘Amnesty International’, hanno denunciato arresti arbitrari e torture nel giorno della ‘commemorazione’.
A tornare sulle proteste dell’anno scorso è stato lo stesso re Hamad bin Isa Al Khalifa che in un’intervista rilasciata a quotidiani europei ha parlato di “eventi spiacevoli” e ha minimizzato il malcontento dei manifestanti. “Nel paese non esiste un vero e proprio movimento di opposizione, nel senso che non costituisce un blocco unitario. Questa cosa non è prevista dalla nostra costituzione. Ci sono solo persone con punti di vista diversi, e questo è positivo” ha detto il monarca della dinastia al potere da 200 anni. In vista dell’anniversario le autorità hanno avvertito che non tollereranno “imponenti nuovi sollevamenti” e avrebbero di fatto imposto un “blocco” nei villaggi circostanti la capitale, per lo più abitati da cittadini sciiti.
Nei mesi scorsi organizzazioni internazionali e opposizione hanno accusato la polizia di fare uso eccessivo della forza per reprimere il dissenso e diversi casi di tortura in carcere sono stati documentati. In base ai bilanci diffusi da più fonti, almeno 40 persone hanno perso la vita durante l’ondata di proteste dell’anno scorso mentre decine di medici e infermieri sono stati processati con l’accusa di aver cercato di rovesciare la monarchia.
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