lunedì, marzo 19, 2012
La Divina Commedia conterrebbe troppi contenuti antisemiti, razzisti, islamofobi e omofobi e pertanto andrebbe espunta dai programmi scolastici. La paradossale richiesta arriva da Gherush92, una organizzazione di ricercatori e professionisti impegnata in progetti di educazione allo sviluppo, ai diritti umani e alla risoluzione dei conflitti e accreditata, con lo status di consulente speciale, presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite… Eccesso di “political correctness” o qualcosa di più?

di Bartolo Salone

Questa volta a finire nell’Indice dei libri proibiti è addirittura la Divina Commedia. Qualche giorno fa infatti Valentina Sereni, presidente del Comitato per i Diritti Umani “Gherush92”, deplorando la presenza nella Commedia dantesca di contenuti razzisti (in particolare antisemiti), islamofobici e omofobici e addirittura invocando le leggi e le convenzioni internazionali contro le discriminazioni razziali, etniche e religiose, ne proponeva sorprendentemente l’eliminazione dai programmi scolastici. “L'arte - spiega Sereni all’Adnkronos – è fatta di forma e di contenuto e anche ammettendo che nella Commedia esistano diversi livelli di interpretazione, simbolico, metaforico, iconografico, estetico, ciò non autorizza a rimuovere il significato testuale dell'opera, il cui contenuto denigratorio è evidente e contribuisce, oggi come ieri, a diffondere false accuse costate nei secoli milioni e milioni di morti. Persecuzioni, discriminazioni, espulsioni, roghi hanno subito (da parte dei cristiani) ebrei, omosessuali, mori, popoli infedeli, eretici e pagani, gli stessi che Dante colloca nei gironi dell'inferno e del purgatorio. Questo è razzismo che letture simboliche, metaforiche ed estetiche dell'opera, evidentemente, non rimuovono”.

Le reazioni a siffatte dichiarazioni non si sono fatte attendere e sono state per lo più di segno negativo: in particolare si è osservato come non avrebbe senso interpretare quello che da molti è considerato come il più grande capolavoro della letteratura italiana e universale alla luce delle categorie e della sensibilità moderne. La Divina Commedia va colta nel contesto storico in cui il suo autore pensa e scrive e non secondo i parametri da persona benpensante dei nostri tempi. Valga per tutti quanto Franco Grillini, presidente di Gaynet, ha osservato a proposito dei presunti contenuti omofobi della Commedia dantesca: "La Divina Commedia va contestualizzata nel periodo in cui è stata scritta. Io che pure sono un fautore del politicamente corretto credo che in questo caso si esageri". Si incorrerebbe in un palese anacronismo infatti se si applicassero alla prospettiva culturale dantesca nozioni all’epoca sconosciute come quelle di “omosessualità” od “omofobia”, frutto in parte delle acquisizioni mediche moderne e in parte dell’ideologia gay.

Comunque, fra i canti finiti sotto inchiesta compare il XXVIII dell’Inferno, quello in cui il sommo poeta descrive le orrende pene cui sono sottoposti i seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari. Fra questi troviamo Maometto, il fondatore dell’Islam, con il corpo spaccato a metà, come una botte rotta, dal mento al deretano e con le budella che gli pendono dalle gambe: immagine che secondo Sereni andrebbe censurata perché insulta la cultura islamica. Anche qui bisogna però contestualizzare. Nel periodo in cui il Poeta scrive l’Islam costituiva un reale pericolo per la sicurezza e l’indipendenza dell’Europa cristiana. L’aggressività mostrata dai seguaci di Maometto è stata tale da privare la Cristianità di diversi suoi territori. In un quadro di così netta contrapposizione, al contempo religiosa e militare, era naturale che Dante parlasse così del Profeta. Si consideri poi che nell’Europa del XIII secolo le conoscenze sulla religione islamica erano scarse, il che contribuiva non poco ad alimentare pregiudizi e diffidenze. Mi si consenta inoltre un’altra considerazione, magari “politicamente scorretta”, ma necessaria: la biografia di Maometto non è certo quella di un uomo mite, pacifico, tollerante. Il Profeta dell’Islam fu un gran condottiero, costantemente implicato in giochi di potere e guerre tribali e impegnato ad imporre la sua visione religiosa, ispirata ad un rigido monoteismo, con la violenza e le armi. Siamo lontani anni luce dallo stile di Gesù, che invita Pietro a riporre la sua spada nel fodero, rimarcando così la netta differenza che c’è tra il suo Regno, fatto di carità e perdono, e i Regni di questo mondo, che si sorreggono sugli eserciti e sulla forza delle armi. Sul piano storico, il giudizio che Dante dà di Maometto quale seminatore di discordie (per quanto esasperato dalle contrapposizioni in atto tra Cristianesimo ed Islam e dalla reciproca ignoranza e incomprensione) ad esser sinceri potrebbe non apparire del tutto infondato neanche ad un osservatore moderno.

Ma veniamo ai presunti pregiudizi antisemiti che emergerebbero dai canti XXXIV (in cui è descritta la pena di Giuda, il traditore per antonomasia) e XXIII dell’Inferno (in cui Dante narra della punizione del Sinedrio, il tribunale ebraico che secondo i Vangeli condannò Gesù, e in particolare dei sommi sacerdoti Anna e Caifa). Anche in questo caso Sereni incorre in un evidente anacronismo, allorché parla di “antisemitismo” (quale specifica forma di razzismo) in riferimento ad un’epoca storica in cui si è ancora ben lungi dall’elaborazione della teoria delle razze umane, avvenuta a partire solo dal XIX secolo sotto le suggestioni del darwinismo e del positivismo scientifico. Il pensiero teologico cristiano, invece, da sempre ha difeso l’unità del genere umano. Piuttosto, nella storia del Cristianesimo, a partire già dal quarto secolo, si assiste, anche ad opera di alcuni padri della Chiesa, al sorgere di forme, più o meno accentuate, di antigiudaismo. La scriminante, nel caso dell’antigiudaismo, non è razziale (come nell’antisemitismo), ma religiosa e si fonda sulla convinzione di una responsabilità collettiva del popolo ebraico per la morte di Gesù. In ogni caso, questa posizione, che nel corso della storia cristiana ha conosciuto alti e bassi, è stata chiaramente e definitivamente abbandonata nel XX secolo con la dichiarazione del Concilio Vaticano II “Nostra Aetate” del 1965 (la quale, nel dichiarare l’assoluta infondatezza sul piano teologico e scritturale di ogni forma di antigiudaismo, ha precisato che “non sono colpevoli della morte di Gesù tutti gli Ebrei di allora e nessun ebreo di oggi”). E qualche anno prima (1959) papa Giovanni XXIII aveva provveduto a riformare la formula di preghiera utilizzata nella liturgia penitenziale del Venerdì Santo mediante l’abolizione dal messale romano della parola “perfidis” riferita ai Giudei (termine che peraltro deriva dal latino “per-fidus” e che non significa “perfido”, come qualcuno ha improvvidamente sostenuto o maliziosamente lasciato intendere, bensì “senza fede”).

Sconcertano dunque le parole della presidentessa di Gherush92, la quale, in aggiunta alle illazioni fatte a proposito di un Dante antisemita, sostiene che “studiando la Divina Commedia, i giovani sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un'opera che calunnia il popolo ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti”. Queste affermazioni suonano terribilmente offensive e diffamatorie nei confronti dei cristiani e in particolare dei cattolici e risultano tanto più gravi in quanto pronunciate dal presidente di una organizzazione di difesa dei diritti umani nel mondo. Non ci nascondiamo, infatti, che pregiudizi di tal fatta possono concretamente alimentare incomprensioni e rancori verso i cristiani. O forse Sereni non sa che le comunità cristiane sono tuttora tra le più perseguitate nel mondo? Se l’antisemitismo e l’islamofobia sono da condannare, non di meno sono da condannare l’anticristianesimo e la cristiano-fobia, oggi tanto diffusi presso certi ambienti “radical-chic” e - a quanto pare - anche presso alcuni Comitati per i diritti umani.

Sono presenti 5 commenti

Anonimo ha detto...

Per favore! Non diciamone più. Se ne sentono già molte di cretinate che non é il caso davvero di aggiungerne altre!Roba da matti!

Anonimo ha detto...

Valentina Sereni si rassereni pure e metta il cuore in pace. La Divina Commedia é patrimonio dell'Umanità e non saranno le sue insulse paturnie a svilirne i contenuti. Forse che a scuola aveva problemi con Dante e la sua opera ed ora, invecchiata. cerca vendette? Si vergogni!

Anonimo ha detto...

Più chiaro di così non si poteva essere nel deplorare i farneticanti ed impensabili (per chi ama Dante comme sommo poeta) giudizi espressi da persona che conosce poco della storia passata, come invece spiega molto bene l'articolista. Perchè la signora in questione non si fa qualche domanda sull'uccisione dei tre piccoli ebrei di ieri?? Concordo , inoltre, con quanto scritto sopra.

Anonimo ha detto...

la divina commedia e stata scritta nel 1200 se feso stata scritta recentemente sarei da cordo
ma e stata scritta nel 1200 quando i cristiani e
i musulmani era tesa quindi state alzando u polverone inutile

Anonimo ha detto...

Per quelli che pensano che L'islam era diffuso con forza,vi invito a approfondire le vostre conoscenze,parlare a vanvera,cosa che siete abituati da sempre,non serve,i musulmani erano perseguitati e torturati ma nonstante questo,quando Maometto (Pace a lui) tornò in Mecca non ci fu uccisione ne violenze,era una conquista pacifica,e poi le battaglie prima della conquista di Mecca erano per diffendersi,solo per diffendersi,erano i non mussulmani di quell'epoca ad attaccare per sterminare i mussulmani.Spero che il mio commento servisse a qualcosa di costruttivo e aprite la testa qualche volta,non vi isolate dal mondo,confrontarsi picificamente e critiche costruttive sono la base per una convivenza civile.

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