Almeno 12 siti nucleari su 19 sono a rischio inondazione a causa dei cambiamenti climatici: lo rende noto oggi un rapporto del dipartimento britannico per l’Ambiente, ottenuto dal quotidiano The Guardian, secondo cui le centrali atomiche della Gran Bretagna sono altamente vulnerabili rispetto agli aumenti del livello del mare, alle tormente e all’erosione della costa.
E-ilmensile - La maggior parte dei siti data agli anni ’50 e ’60, e difficilmente verranno smantellati. Sette di quelli che contengono materiali di scarto radioattivi sono stati giudicati avere un certo livello di rischio in caso di inondazione. Tre sono giudicati a rischio erosione da qui al 2080. “Il livello del mare è in crescita nel sud-est dell’Inghilterra – spiega al Guardian David Crichton, specialista in analisi del rischio all’University College di Londra – ciò significa che alcuni di questi siti tra cent’anni saranno sott’acqua. A causa di ciò, lo smantellamento delle strutture sarà costoso e difficile, per non citare la raccolta e la movimentazione delle scorie ad altezze del suolo più elevate”. Le stime calcolate nei passati decenni, infatti, non terrebbero conto del mutamento climatico in atto, espondendo tutta l’Europa a rischi incalcolabili per l’ambiente e la salute delle persone.
Malgrado le molte smentite e le assicurazioni sulla sicurezza delle centrali più vecchie in caso di inondazioni e tempeste, Greenpeace punta il dito contro il governo inglese e, più in generale, l’industria nucleare, che starebbero, a detta dell’associazione ambientalista, coprendo la reale portata del problema. “Viene da chiedersi quali altre importanti informazioni sulla sicurezza dei nostri impianti nucleari potrebbero star nascondendo”, ha detto lo scienziato Doug Parr.
E-ilmensile - La maggior parte dei siti data agli anni ’50 e ’60, e difficilmente verranno smantellati. Sette di quelli che contengono materiali di scarto radioattivi sono stati giudicati avere un certo livello di rischio in caso di inondazione. Tre sono giudicati a rischio erosione da qui al 2080. “Il livello del mare è in crescita nel sud-est dell’Inghilterra – spiega al Guardian David Crichton, specialista in analisi del rischio all’University College di Londra – ciò significa che alcuni di questi siti tra cent’anni saranno sott’acqua. A causa di ciò, lo smantellamento delle strutture sarà costoso e difficile, per non citare la raccolta e la movimentazione delle scorie ad altezze del suolo più elevate”. Le stime calcolate nei passati decenni, infatti, non terrebbero conto del mutamento climatico in atto, espondendo tutta l’Europa a rischi incalcolabili per l’ambiente e la salute delle persone.
Malgrado le molte smentite e le assicurazioni sulla sicurezza delle centrali più vecchie in caso di inondazioni e tempeste, Greenpeace punta il dito contro il governo inglese e, più in generale, l’industria nucleare, che starebbero, a detta dell’associazione ambientalista, coprendo la reale portata del problema. “Viene da chiedersi quali altre importanti informazioni sulla sicurezza dei nostri impianti nucleari potrebbero star nascondendo”, ha detto lo scienziato Doug Parr.
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