Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica insieme costituiscono il 28% dell'economia mondiale e il 56% della crescita economica totale. Essi chiedono di essere maggiormente rappresentati nel Fondo monetario internazionale e nella Banca mondiale, capeggiati da europei e statunitensi. Al varo una banca per lo sviluppo, amministrata e finanziata dai Brics per i Paesi in via di sviluppo.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - Richiesta la pace e la fine delle violenze in Siria e maggior dialogo per la situazione iraniana per non farla precipitare in un conflitto. I cinque Paesi emergenti più importanti esigono di essere considerati di più nell'economia mondiale, dominata da Stati Uniti ed Europa e stanno pianificando il varo di una banca per sovvenzionare i Paesi in via di sviluppo, che farebbe concorrenza alla banca mondiale e all'Asian Development Bank. L'incontro tenutosi nella capitale indiana fra i leader di Brasile Russia, India, Cina, Sud Africa (da cu:i Brics), è terminato ieri con una dichiarazione in cui, pur mostrando preoccupazione per la situazione economica mondiale e disponibilità ad aiutare l'Europa a superare la crisi, i Paesi emergenti esigono che la loro voce conti di più nelle strutture finanziarie internazionali, quali il Fondo monetario internazionale (Fmi, il cui presidente è sempre un europeo) e la Banca mondiale (Bm, il cui presidente è sempre un americano). I Brics vogliono maggior rappresentanza nella Bm e nel Fmi e domandano che i loro capi vengano scelti in base al merito e non in base alla nazionalità (Usa o europea). Manmohan Singh, premier indiano ospitante, ha detto che "istituzioni di politica globale e di governo economico creati più di 60 anni fa non sono aggiornati rispetto ai cambiamenti del mondo".
I Paesi Brics rappresentano oggi il 28% dell'economia globale. E per il prossimo anno saranno i produttori di oltre il 50% della ricchezza mondiale. La leader brasiliana Dilma Rousseff ha dichiarato che i Brics sono stati "il motore più importante dell'economia mondiale negli scorsi cinque anni. Insieme saremo responsabili di più della metà della crescita per il 2012, il 56%, secondo il Fmi".
Singh ha chiarito che proprio per questo, i Brics stanno valutando "la proposta di una banca di sviluppo per rapporti Sud-Sud, finanziata e amministrata dai Brics e da altre nazioni in via di sviluppo". Il presidente sudafricano, Jacob Zuma, ha elogiato l'idea di una banca di sviluppo dei Brics, che potrebbe portare speranza a molti Paesi africani "esclusi dalle correnti principali di sviluppo del mondo". La dichiarazione di Delhi si sofferma anche sulla situazione della Siria e dell'Iran, sottolineando che "la stabilità, la pace, la sicurezza del Medio oriente e del Nordafrica hanno un'importanza vitale per la comunità internazionale".
Per la Siria, i Brics "chiedono la fine immediata di tutte le violenze e violazioni ai diritti umani"; per l'Iran essi sottolineano l'importanza del dialogo, senza permettere che la situazione "cresca fino a divenire un conflitto, le cui disastrose conseguenze non sono nell'interesse di nessuno". India e Cina sono fra i maggiori partner petroliferi dell'Iran e si trovano in difficoltà a causa delle nuove sanzioni Usa contro Teheran, che blocca le transazioni finanziarie, rendendo difficili i pagamenti del petrolio.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - Richiesta la pace e la fine delle violenze in Siria e maggior dialogo per la situazione iraniana per non farla precipitare in un conflitto. I cinque Paesi emergenti più importanti esigono di essere considerati di più nell'economia mondiale, dominata da Stati Uniti ed Europa e stanno pianificando il varo di una banca per sovvenzionare i Paesi in via di sviluppo, che farebbe concorrenza alla banca mondiale e all'Asian Development Bank. L'incontro tenutosi nella capitale indiana fra i leader di Brasile Russia, India, Cina, Sud Africa (da cu:i Brics), è terminato ieri con una dichiarazione in cui, pur mostrando preoccupazione per la situazione economica mondiale e disponibilità ad aiutare l'Europa a superare la crisi, i Paesi emergenti esigono che la loro voce conti di più nelle strutture finanziarie internazionali, quali il Fondo monetario internazionale (Fmi, il cui presidente è sempre un europeo) e la Banca mondiale (Bm, il cui presidente è sempre un americano). I Brics vogliono maggior rappresentanza nella Bm e nel Fmi e domandano che i loro capi vengano scelti in base al merito e non in base alla nazionalità (Usa o europea). Manmohan Singh, premier indiano ospitante, ha detto che "istituzioni di politica globale e di governo economico creati più di 60 anni fa non sono aggiornati rispetto ai cambiamenti del mondo".
I Paesi Brics rappresentano oggi il 28% dell'economia globale. E per il prossimo anno saranno i produttori di oltre il 50% della ricchezza mondiale. La leader brasiliana Dilma Rousseff ha dichiarato che i Brics sono stati "il motore più importante dell'economia mondiale negli scorsi cinque anni. Insieme saremo responsabili di più della metà della crescita per il 2012, il 56%, secondo il Fmi".
Singh ha chiarito che proprio per questo, i Brics stanno valutando "la proposta di una banca di sviluppo per rapporti Sud-Sud, finanziata e amministrata dai Brics e da altre nazioni in via di sviluppo". Il presidente sudafricano, Jacob Zuma, ha elogiato l'idea di una banca di sviluppo dei Brics, che potrebbe portare speranza a molti Paesi africani "esclusi dalle correnti principali di sviluppo del mondo". La dichiarazione di Delhi si sofferma anche sulla situazione della Siria e dell'Iran, sottolineando che "la stabilità, la pace, la sicurezza del Medio oriente e del Nordafrica hanno un'importanza vitale per la comunità internazionale".
Per la Siria, i Brics "chiedono la fine immediata di tutte le violenze e violazioni ai diritti umani"; per l'Iran essi sottolineano l'importanza del dialogo, senza permettere che la situazione "cresca fino a divenire un conflitto, le cui disastrose conseguenze non sono nell'interesse di nessuno". India e Cina sono fra i maggiori partner petroliferi dell'Iran e si trovano in difficoltà a causa delle nuove sanzioni Usa contro Teheran, che blocca le transazioni finanziarie, rendendo difficili i pagamenti del petrolio.
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