È lo stabilimento più grande d’Europa e una delle industrie più inquinanti al mondo
I fumi dell’Ilva inquinano e uccidono. La maxi perizia depositata il 1° marzo in seguito all’indagine epidemiologica eseguita dai dottori Maria Triassi, Francesco Forastiere e Annibale Biggeri lo conferma. L’analisi è stata condotta a Taranto, sede del più importante stabilimento siderurgico d’Europa. L’Ilva, fondata nel 1905, offre lavoro a 11.000 dipendenti. Il primato maggiore, tuttavia, è quello di far parte delle 191 industrie più inquinanti del territorio europeo. La perizia, infatti, ha dimostrato i reali collegamenti fra gli elementi nocivi dispersi nell’aria e le morti ricorrenti. L’altissima percentuale dei decessi annui per neuroplasie collocano la provincia pugliese sopra la media delle città contaminate. Patrizia Todisco, la giudice per le indagini preliminari, ha esaminato la relazione che evidenzia come la continua esposizione della popolazione agli elementi inquinanti emessi nell’atmosfera abbia causato e provochi attualmente delle malattie devastanti.
I fumi fuoriescono dalle “cokerie” e dal camino E312 dell’impianto di agglomerazione, che insieme producono il 99% dell’inquinamento. Lo sversamento di 2 tonnellate di mercurio nel mar Piccolo rappresenta un ulteriore problema. I frequenti casi di incidenti sul lavoro e le numerose “morti bianche” avvenute nella sede dell’Ilva sono i motivi delle gravi accuse che ricadono sugli indagati. Emilio Riva, ex-presidente dell’Ilva, il figlio Nicola e ai responsabili dell’area cokerie sono imputati di omissione dolosa di cautela contro gli infortuni sul lavoro, di avvelenamento di sostanze alimentari, di inquinamento atmosferico, di danneggiamento aggravato dei beni pubblici e di sversamento delle sostanze pericolose. In attesa della sentenza, prevista per il 30 marzo, gli abitanti di Taranto, in particolare del quartiere Tamburi, continuano a respirare l’aria malsana dell’industria che vanta il primato nell’economia siderurgica per grandezza e produzione ma miete centinaia di vittime, tra cui anche i bambini costretti a inalare l’equivalente di 780 sigarette all’anno. La centrale siderurgica emette infatti 688 tonnellate all’anno di polveri inquinanti superando i limiti OMS di 20 microgrammi al metro cubo.
Nulla sembra adempiere alle norme previste per il rispetto all’ambiente. Malgrado le numerose richieste che invitano i dirigenti a metterle in pratica, spesso si è verificato il fenomeno di “slooping”, ossia l’utilizzo improprio di 6 torce che provocano un’intensa nube rossastra che disperdendosi nel cielo inquina l’aria. Nel 2008 sono state trovate delle tracce di diossina nei latticini e nella carne di 7 tipi di allevamenti in seguito chiusi. La Regione Puglia, successivamente, vietò il pascolo in un raggio di 20 km dallo stabilimento. A giugno del 2011 il Noe di Lecce, il comando dei carabinieri per la tutela all’ambiente, ha chiesto alla magistratura di Taranto un provvedimento cautelare reale proponendo il sequestro dell’acciaieria, ma non è stato ascoltato . Martedi 28 febbraio nella stazione di monitoraggio di via Machiavelli, nel primo pomeriggio, si è verificato un incendio, l’olio bruciato si è sprigionato in una nube densa che ha superato i valori medi consentiti e a causa dell’assenza di un semplice impianto di raccolta e di trattamento delle acque meteoriche i liquidi di spegnimento sono filtrati in una griglia presente sul piazzale vicino al trasformatore.
L’ing. Adolfo Buffo, responsabile Qualità e Ambiente, potrebbe giustificare come sono stati spesi 4 miliardi destinati al settore visto che la centrale risulta avere ancora delle notevoli carenze organizzative per lo smaltimento delle sostanze tossiche. Le associazioni “Fondo Antidiossina Onlus”, “Pacelink Taranto”, “Taranto Leader” e molte altre rappresentano una popolazione che si mobilita instancabilmente in difesa dell’ambiente. La chiusura dell’impianto è auspicata da molti ma sembra impossibile che possa accadere realmente. Gli operai dell’Ilva, comprensibilmente, difendono infatti il proprio posto di lavoro. E così per ora i tarantini vivono accecati dal rosso ruggine di una polvere assassina.
I fumi dell’Ilva inquinano e uccidono. La maxi perizia depositata il 1° marzo in seguito all’indagine epidemiologica eseguita dai dottori Maria Triassi, Francesco Forastiere e Annibale Biggeri lo conferma. L’analisi è stata condotta a Taranto, sede del più importante stabilimento siderurgico d’Europa. L’Ilva, fondata nel 1905, offre lavoro a 11.000 dipendenti. Il primato maggiore, tuttavia, è quello di far parte delle 191 industrie più inquinanti del territorio europeo. La perizia, infatti, ha dimostrato i reali collegamenti fra gli elementi nocivi dispersi nell’aria e le morti ricorrenti. L’altissima percentuale dei decessi annui per neuroplasie collocano la provincia pugliese sopra la media delle città contaminate. Patrizia Todisco, la giudice per le indagini preliminari, ha esaminato la relazione che evidenzia come la continua esposizione della popolazione agli elementi inquinanti emessi nell’atmosfera abbia causato e provochi attualmente delle malattie devastanti.
I fumi fuoriescono dalle “cokerie” e dal camino E312 dell’impianto di agglomerazione, che insieme producono il 99% dell’inquinamento. Lo sversamento di 2 tonnellate di mercurio nel mar Piccolo rappresenta un ulteriore problema. I frequenti casi di incidenti sul lavoro e le numerose “morti bianche” avvenute nella sede dell’Ilva sono i motivi delle gravi accuse che ricadono sugli indagati. Emilio Riva, ex-presidente dell’Ilva, il figlio Nicola e ai responsabili dell’area cokerie sono imputati di omissione dolosa di cautela contro gli infortuni sul lavoro, di avvelenamento di sostanze alimentari, di inquinamento atmosferico, di danneggiamento aggravato dei beni pubblici e di sversamento delle sostanze pericolose. In attesa della sentenza, prevista per il 30 marzo, gli abitanti di Taranto, in particolare del quartiere Tamburi, continuano a respirare l’aria malsana dell’industria che vanta il primato nell’economia siderurgica per grandezza e produzione ma miete centinaia di vittime, tra cui anche i bambini costretti a inalare l’equivalente di 780 sigarette all’anno. La centrale siderurgica emette infatti 688 tonnellate all’anno di polveri inquinanti superando i limiti OMS di 20 microgrammi al metro cubo.
Nulla sembra adempiere alle norme previste per il rispetto all’ambiente. Malgrado le numerose richieste che invitano i dirigenti a metterle in pratica, spesso si è verificato il fenomeno di “slooping”, ossia l’utilizzo improprio di 6 torce che provocano un’intensa nube rossastra che disperdendosi nel cielo inquina l’aria. Nel 2008 sono state trovate delle tracce di diossina nei latticini e nella carne di 7 tipi di allevamenti in seguito chiusi. La Regione Puglia, successivamente, vietò il pascolo in un raggio di 20 km dallo stabilimento. A giugno del 2011 il Noe di Lecce, il comando dei carabinieri per la tutela all’ambiente, ha chiesto alla magistratura di Taranto un provvedimento cautelare reale proponendo il sequestro dell’acciaieria, ma non è stato ascoltato . Martedi 28 febbraio nella stazione di monitoraggio di via Machiavelli, nel primo pomeriggio, si è verificato un incendio, l’olio bruciato si è sprigionato in una nube densa che ha superato i valori medi consentiti e a causa dell’assenza di un semplice impianto di raccolta e di trattamento delle acque meteoriche i liquidi di spegnimento sono filtrati in una griglia presente sul piazzale vicino al trasformatore.
L’ing. Adolfo Buffo, responsabile Qualità e Ambiente, potrebbe giustificare come sono stati spesi 4 miliardi destinati al settore visto che la centrale risulta avere ancora delle notevoli carenze organizzative per lo smaltimento delle sostanze tossiche. Le associazioni “Fondo Antidiossina Onlus”, “Pacelink Taranto”, “Taranto Leader” e molte altre rappresentano una popolazione che si mobilita instancabilmente in difesa dell’ambiente. La chiusura dell’impianto è auspicata da molti ma sembra impossibile che possa accadere realmente. Gli operai dell’Ilva, comprensibilmente, difendono infatti il proprio posto di lavoro. E così per ora i tarantini vivono accecati dal rosso ruggine di una polvere assassina.
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Sono presenti 4 commenti
che schifo ci uccidono giorno dopo giorno vergogna
VERGOGNA!!!
stà gente và schiaffata dentro!!!
uccidono un sacco di gente in "silenzio".
è ora di prendere seri provvedimenti e di far rispettare le REGOLE....
E' TUTTO UN MANGIA MANGIA!MI AUGURO CHE TUTTO IL MALE vi RITORNI INDIETRO CON LA PEGGIORE SOFFERENZA PER TUTTI QUELLI CHE CI HANNO INGANNATO!POVERI I NOSTRI FIGLI!
VERGOGNA!!!!
se credere a tutte le fesserie che palloni gonfiati vi raccontano, sappiate che se morite è la diossina dell'italsider che vi continuera ad uccidere, non l'ilva 2012. se poi bisogna trovare ai nostri drammi un colpevole, allora ricordiamoci della raffineria e degli inceneritori...
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