venerdì, marzo 30, 2012
«La Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre ha sempre cercato la promozione della libertà religiosa». Il prefetto della Congregazione del Clero e presidente di ACS, il cardinale Mauro Piacenza, ha riassunto così il carisma della Fondazione pontificia durante l’incontro «La libertà religiosa: un obiettivo ed un impegno comune», ospitato ieri dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.

A Palazzo Borromeo l’ambasciatore Francesco Greco ha accolto anche il segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti, il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi di Sant’Agata, ed il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Durante l’evento è stato presentato l’Osservatorio permanente sulla libertà religiosa recentemente istituito da Farnesina e Campidoglio. Nel presentare i suoi auguri al nuovo organismo, il cardinal Piacenza si è soffermato sui «pilastri irrinunciabili» per l’autentico esercizio della libertà religiosa: ragione e verità.

Due principi che giocano un ruolo cruciale nel delicato rapporto tra cultura dominante e libertà di religione e che sono tra i necessari presupposti delle moderne democrazie. «Il relativismo imperante – ha spiegato il presidente di Aiuto alla Chiesa che Soffre – che della ragione e della verità vorrebbe fare a meno, è il contesto culturale meno adatto alla garanzia, al rispetto ed alla promozione dell’autentica libertà religiosa».
Tale diritto fondamentale trova le sue radici storiche nel legittimo desiderio umano di rivendicare la propria fede in Dio di fronte a qualsiasi potere terreno. La moderna interpretazione di «libera Chiesa in libero Stato» non esprime correttamente il detto evangelico «Date a Cesare quel che è di Cesare» che indica la «legittima» separazione tra gli ambiti civile e religioso, ma altresì presuppone - «elemento troppo spesso dimenticato» - l’esistenza di Dio. Negare la relazione vitale che intercorre tra esistenza divina e separazione dei due ambiti, apre la strada alla violazione della libertà religiosa che appartiene alla natura umana ed è costitutiva della fede stessa. «Un atto di fede non libero, frutto di coercizione sociale, giuridica o addirittura violenta, perderebbe totalmente di significato, non sarebbe più nemmeno un atto di fede, ma mera adesione esterna, necessitata dal condizionamento, che nulla ha a che fare con la fede autentica».
La libertà religiosa riguarda il rapporto tra uomo e Dio - elemento fondante e il più significativo dell’esistenza umana – ed è per questo «la madre di tutte le libertà». Un ordinamento capace di garantirlo costituirà un luogo fecondo per l’esercizio di ogni altra libertà, altrimenti - «e l’esperienza contemporanea lo testimonia» - ogni altra espressione umana finirà per essere limitata.
Motivo per cui, afferma il presidente di Aiuto alla Chiesa che Soffre, oggi più che mai la Fondazione pontificia è chiamata ad assolvere uno dei suoi storici obiettivi primari: la promozione della libertà religiosa. Attraverso donazioni alle realtà sofferenti e – tratto distintivo di ACS – attraverso concreti aiuti alla formazione e all’evangelizzazione. «Sostenere la formazione dei sacerdoti e dei religiosi, le scuole cattoliche, la diffusione della stampa e della cultura, in Paesi nei quali la libertà religiosa è fortemente limitata è stato, è e sarà germe fecondo per la fioritura di un adeguato rispetto di questa fondamentale esigenza umana e del riconoscimento dell’apporto che, coloro che vivono la libertà religiosa, donano al progresso della società».

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