Il presidente russo Dmitry Medvedev ha espresso ieri a Mosca l'appoggio del suo Paese al tentativo, promosso dall'ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, di convincere governo e opposizione siriani a porre fine agli scontri in atto ormai da più di un anno.
di Claudia Zichi
La missione di Kofi Annan "potrebbe essere l'ultima occasione per evitare una lunga e sanguinosa Guerra civile in Siria", ha affermato Medvedev. Resta tuttavia difficile interpretare le affermazioni di Mosca che, insieme a Pechino, ha bloccato con il veto due mozioni di condanna del regime di Bashar al-Assad da parte dell'Onu. Non si spiega come la Russia intenda dare sostegno al piano di Annan che comprende la richiesta di cessate il fuoco, l'immediato ritiro degli armamenti pesanti dalle aree residenziali e la possibilità di accesso per aiuti umanitari. Idee contenute anche nel piano della Lega araba, concretamente respinto da Damasco.
Ma prima di stigmatizzare la posizione di Mosca bisogna risolvere la questione su quale sia lo scopo della risoluzione sulla Siria del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. I leader occidentali fanno giustamente notare che l'obiettivo è quello di fermare lo spargimento di sangue nel Paese. La Russia appoggia pienamente questo approccio. Tuttavia, non ritiene utile inserire nella risoluzione la questione di chi abbia iniziato lo spargimento di sangue in Siria, dato che la discussione non sarà favorevole alla fine della violenza. Negli ultimi mesi, nelle città sotto il controllo siriano c'è stata una serie di attentati suicidi, che tradiscono la mano di Al-Qaeda e dei talebani afghani. Le esplosioni hanno provocato decine di vittime civili.
La Russia suggerisce che la prossima risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU condanni la violenza e contemporaneamente chieda un cessate il fuoco da entrambe le parti in conflitto, sia da Damasco che dall''opposizione. Mosca e Pechino vogliono che siano anche precisate le possibili sanzioni internazionali contro coloro che violano il cessate il fuoco.
La Russia chiede inoltre a Damasco di attuare rapidamente le riforme e si augura che l'opposizione siriana prenderà parte attiva a questo processo. Mosca ha ripetutamente e in vari incontri dichiarato che non difende il presidente siriano Assad. Da parte sua, il Ministero degli Esteri russo ha detto più di una volta che la sua posizione sulla Siria non ha nulla a che fare con interessi commerciali di Mosca. La Federazione è certa che qualsiasi tentativo di emarginare il Consiglio di sicurezza dell'Onu e di intervenire in Siria, sostenendo una delle parti in conflitto, sia illegittimo e contrario al diritto internazionale. Tali azioni minaccerebbero le istituzioni internazionali del Dopoguerra, nate per garantire la stabilità nel mondo.
Quasi contemporaneamente alle dichiarazioni di fonte russa, ieri il presidente statunitense Barack Obama e il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan hanno espresso l'idea di inviare ai ribelli aiuti "non letali", che potrebbero comprendere sistemi di comunicazione e medicine. Il progetto potrebbe essere attuato dalla prossima riunione del gruppo "Friends of Syria", in programma l'1 aprile. Con ogni probabilità il progetto, rispetto al quale Erdogan ha detto: "Non possiamo rimanere spettatori di quanto sta accadendo", è destinato a creare contrasto con Mosca. Ieri il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, ha confermato che i russi mettono sullo stesso piano forze di sicurezza siriane e ribelli, ripetendo che "bisogna fermare la violenza da chiunque provenga". L'affermazione è giunta lo stesso giorno nel quale fonti dei ribelli riferiscono di 15 civili uccisi nell'attacco dell'esercito contro Homs. Parallelamente Human Rights Watch denuncia l'uso di "scudi umani" che gli uomini della sicurezza siriana usano davanti ai soldati o ai carri armati.
di Claudia Zichi
La missione di Kofi Annan "potrebbe essere l'ultima occasione per evitare una lunga e sanguinosa Guerra civile in Siria", ha affermato Medvedev. Resta tuttavia difficile interpretare le affermazioni di Mosca che, insieme a Pechino, ha bloccato con il veto due mozioni di condanna del regime di Bashar al-Assad da parte dell'Onu. Non si spiega come la Russia intenda dare sostegno al piano di Annan che comprende la richiesta di cessate il fuoco, l'immediato ritiro degli armamenti pesanti dalle aree residenziali e la possibilità di accesso per aiuti umanitari. Idee contenute anche nel piano della Lega araba, concretamente respinto da Damasco.
Ma prima di stigmatizzare la posizione di Mosca bisogna risolvere la questione su quale sia lo scopo della risoluzione sulla Siria del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. I leader occidentali fanno giustamente notare che l'obiettivo è quello di fermare lo spargimento di sangue nel Paese. La Russia appoggia pienamente questo approccio. Tuttavia, non ritiene utile inserire nella risoluzione la questione di chi abbia iniziato lo spargimento di sangue in Siria, dato che la discussione non sarà favorevole alla fine della violenza. Negli ultimi mesi, nelle città sotto il controllo siriano c'è stata una serie di attentati suicidi, che tradiscono la mano di Al-Qaeda e dei talebani afghani. Le esplosioni hanno provocato decine di vittime civili.
La Russia suggerisce che la prossima risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU condanni la violenza e contemporaneamente chieda un cessate il fuoco da entrambe le parti in conflitto, sia da Damasco che dall''opposizione. Mosca e Pechino vogliono che siano anche precisate le possibili sanzioni internazionali contro coloro che violano il cessate il fuoco.
La Russia chiede inoltre a Damasco di attuare rapidamente le riforme e si augura che l'opposizione siriana prenderà parte attiva a questo processo. Mosca ha ripetutamente e in vari incontri dichiarato che non difende il presidente siriano Assad. Da parte sua, il Ministero degli Esteri russo ha detto più di una volta che la sua posizione sulla Siria non ha nulla a che fare con interessi commerciali di Mosca. La Federazione è certa che qualsiasi tentativo di emarginare il Consiglio di sicurezza dell'Onu e di intervenire in Siria, sostenendo una delle parti in conflitto, sia illegittimo e contrario al diritto internazionale. Tali azioni minaccerebbero le istituzioni internazionali del Dopoguerra, nate per garantire la stabilità nel mondo.
Quasi contemporaneamente alle dichiarazioni di fonte russa, ieri il presidente statunitense Barack Obama e il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan hanno espresso l'idea di inviare ai ribelli aiuti "non letali", che potrebbero comprendere sistemi di comunicazione e medicine. Il progetto potrebbe essere attuato dalla prossima riunione del gruppo "Friends of Syria", in programma l'1 aprile. Con ogni probabilità il progetto, rispetto al quale Erdogan ha detto: "Non possiamo rimanere spettatori di quanto sta accadendo", è destinato a creare contrasto con Mosca. Ieri il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, ha confermato che i russi mettono sullo stesso piano forze di sicurezza siriane e ribelli, ripetendo che "bisogna fermare la violenza da chiunque provenga". L'affermazione è giunta lo stesso giorno nel quale fonti dei ribelli riferiscono di 15 civili uccisi nell'attacco dell'esercito contro Homs. Parallelamente Human Rights Watch denuncia l'uso di "scudi umani" che gli uomini della sicurezza siriana usano davanti ai soldati o ai carri armati.
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