Portando in corteo le fotografie degli attivisti per la difesa dei diritti dei ‘desplazados’ (sfollati) assassinati – almeno 26 sono stati quelli uccisi tra il 2010 e il 2011 – migliaia di persone hanno sfilato per le strade di Bogotá e di altre nove città della Colombia per esigere dal governo del presidente Juan Manuel Santos protezione per i leader contadini che reclamano la restituzione delle terre sottratte loro con la violenza dai gruppi armati negli ultimi vent’anni.
Colombia (Misna) - Convocata, tra gli altri, dal ‘Movimiento Nacional de Víctimas de Crímenes de Estado (Movice)’, la manifestazione è stata la prima a reclamare espressamente dall’amministrazione Santos azioni concrete per riparare a ingiustizie latenti in un paese che si confronta ogni giorno da quasi mezzo secolo con una subdola guerra interna che difficilmente fa notizia sul piano internazionale, pur avendo i numeri di un’emergenza umanitaria (i ‘desplazados’ a causa della violenza in tutto il paese sono oltre tre milioni).
“Le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) mi hanno cacciato a forza dal Putumayo nel 2005. Io piantavo yucca e mais, non la coca, e ho perso 200 ettari” ha detto ai giornalisti José Antonio Esguerra, agricoltore di 58 anni, originario del sud, alla frontiera con l’Ecuador. “A noi ci hanno costretti ad andare via i paramilitari: hanno tolto alla mia famiglia 800 ettari nel Meta” gli ha fatto eco, María del Carmen Mayuza, un’altra ‘campesina’ del sud. Testimonianze analoghe sono state raccolte dalla stampa a Plaza de Bolívar, nel centro storico della capitale.
Da Montería, il deputato dell’opposizione di sinistra Iván Cepeda, esponente del Movice, ha insistito sulla necessità che il governo acceleri la restituzione delle terre a chi ne è stato privato. Santos ha promulgato di recente una legge ‘ad hoc’ (la ‘Ley de Víctimas y Restitución de Tierras’) con l’ambizioso obiettivo di riconsegnare ai legittimi proprietari almeno due dei sei milioni di ettari – sul totale dei 114 che compongono il territorio colombiano – sottratti a ‘campesinos’ e a piccoli e medi produttori rurali da narcotrafficanti, guerriglia e paramilitari a partire dagli anni ‘80.
“Una cosa è formalizzare i titoli di proprietà di terre non assegnate, un’altra è toccare chi ha le terre. Le terre non le hanno i paramilitari o i guerriglieri, ma i grandi imprenditori che le hanno ottenute una volta che i gruppi armati le hanno liberate dai proprietari originari” ha sottolineato Cepeda.
Secondo il senatore Jorge Robledo, anch’egli appartenente al ‘Polo Democrático Alternativo’ (Pda), come Cepeda, il governo afferma di aver restituito 800.000 milioni di terre dall’inizio del mandato di Santos, nell’agosto 2010, ma in realtà solo 18.000 ettari provengono da lotti rubati.
[FB]
Colombia (Misna) - Convocata, tra gli altri, dal ‘Movimiento Nacional de Víctimas de Crímenes de Estado (Movice)’, la manifestazione è stata la prima a reclamare espressamente dall’amministrazione Santos azioni concrete per riparare a ingiustizie latenti in un paese che si confronta ogni giorno da quasi mezzo secolo con una subdola guerra interna che difficilmente fa notizia sul piano internazionale, pur avendo i numeri di un’emergenza umanitaria (i ‘desplazados’ a causa della violenza in tutto il paese sono oltre tre milioni).
“Le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) mi hanno cacciato a forza dal Putumayo nel 2005. Io piantavo yucca e mais, non la coca, e ho perso 200 ettari” ha detto ai giornalisti José Antonio Esguerra, agricoltore di 58 anni, originario del sud, alla frontiera con l’Ecuador. “A noi ci hanno costretti ad andare via i paramilitari: hanno tolto alla mia famiglia 800 ettari nel Meta” gli ha fatto eco, María del Carmen Mayuza, un’altra ‘campesina’ del sud. Testimonianze analoghe sono state raccolte dalla stampa a Plaza de Bolívar, nel centro storico della capitale.
Da Montería, il deputato dell’opposizione di sinistra Iván Cepeda, esponente del Movice, ha insistito sulla necessità che il governo acceleri la restituzione delle terre a chi ne è stato privato. Santos ha promulgato di recente una legge ‘ad hoc’ (la ‘Ley de Víctimas y Restitución de Tierras’) con l’ambizioso obiettivo di riconsegnare ai legittimi proprietari almeno due dei sei milioni di ettari – sul totale dei 114 che compongono il territorio colombiano – sottratti a ‘campesinos’ e a piccoli e medi produttori rurali da narcotrafficanti, guerriglia e paramilitari a partire dagli anni ‘80.
“Una cosa è formalizzare i titoli di proprietà di terre non assegnate, un’altra è toccare chi ha le terre. Le terre non le hanno i paramilitari o i guerriglieri, ma i grandi imprenditori che le hanno ottenute una volta che i gruppi armati le hanno liberate dai proprietari originari” ha sottolineato Cepeda.
Secondo il senatore Jorge Robledo, anch’egli appartenente al ‘Polo Democrático Alternativo’ (Pda), come Cepeda, il governo afferma di aver restituito 800.000 milioni di terre dall’inizio del mandato di Santos, nell’agosto 2010, ma in realtà solo 18.000 ettari provengono da lotti rubati.
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