Luigi Ciotti: eliminare le "zone grigie" che alimentano le organizzazioni criminali
Liberainformazione - Genova accoglie con un grande abbraccio gli oltre centomila arrivati in città da tutta Italia per dire “no” a mafie e corruzione. Una delegazione di 500 familiari di vittime delle mafie ha aperto la marcia della XVII Giornata della Memoria e dell’Impegno organizzata da Libera e Avviso Pubblico che da piazza Vittoria ha attraversato la città per arrivare al porto Antico dove sono stati letti i 900 nomi di vittime delle mafie. Un lungo elenco di nomi, di storie molte delle quali non hanno dopo tanti anni verità né giustizia.
Fra questi, Margherita Asta, unica sopravvissuta alla strage di Pizzolungo che sul palco di Genova ha parlato a nome dei familiari delle vittime ricordando con forza il percorso fatto da lei e molti altri familiari che sono riusciti a trasformare il dolore in impegno e ha ricordato alla politica i troppi ritardi e le colpevoli distrazioni.moreE infine ha chiesto a gran voce che il parlamento approvi la proposta di legge che istituisce il 21 marzo la giornata della Memoria e dell’Impegno (il disegno di legge invece giace con veti incrociati in parlamento da alcuni anni).
Giunti da tutta Italia i giovani, le associazioni, le scuole che da anni partecipano a questa giornata hanno intonato cori per tutto il percorso. Hanno chiesto a gran voce ai liguri di prendere parte a questa marcia antimafia e la città ha risposto con molto entusiasmo. Oltre centomila i partecipanti che sembrano molti di più, percorrendo le stradine strette del centro storico genovese che porta al porto. Fra loro molti familiari di vittime delle mafie e anche una delegazione proveniente dal Messico e dal Guatemala perché da alcuni anni l’antimafia sociale sta costruendo una rete internazionale per rafforzare i percorsi nei territori e nel resto del mondo contro corruzione, mafie, violenza e illegalità.
Ciotti: eliminare le tante zone grigie che rafforzano le mafie
E’ il presidente di Libera, Don Luigi Ciotti a tirare le fila dopo kilometri di marcia, di parole, di immagini e sul palco chiama tutti a maggiore corresponsabilità. “Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi – dice Ciotti . Parliamo di mafie da 150 anni e non riusciamo a sconfiggerle e questo anche perché oltre alla lotta alle mafie serve partire da noi, dal nostro modo di essere, di comportarci”. Ciotti ricorda che le organizzazioni criminali traggono forza soprattutto da tutto quello che li circonda, le collusioni con pezzi della politica e dell’imprenditoria. «La politica ha cambiato il passo nel nostro Paese, ora c'è uno stile più sobrio, si sono avviati percorsi positivi ma la vecchia politica non si dà per vinta, è in agguato – afferma Ciotti». E alla politica si rivolge per ricordare che la lotta alle mafie si fa con le leggi giuste ma anche con interventi sul sociale, non tagliando su formazione e cultura, due strumenti antimafia. Il presidente di Libera nel suo intervento ha sottolineato le tante positività di questi anni di lotta alle organizzazioni criminali ma anche le gravi carenze, le mancanze che pesano come macigni. “E’ una questione di democrazia, non si tratta di fare l’antimafia a parole, di dire che si è per la legalità ma di impegnarsi in fatti concreti per produrre cambiamento”. Ciotti punta il dito contro chi è colluso con le “zone grigie” : segmenti della politica, dell’imprenditoria e anche della Chiesa. E ricorda i tanti che hanno perso la vita per aver denunciato e tentato di rompere queste contiguità. Sottolineando ancora oggi il grosso debito che abbiamo nei confronti dei testimoni di giustizia che mettono in gioco le proprie vite per riaffermare verità e giustizia. Le stesse che mancano per almeno il 70 percento delle vittime della mafie e per i loro familiari. Non solo “zone grigrie” . Poi ricorda i passi avanti fatti in materia di riutilizzo sociale dei beni confiscati ma continua a denunciare i ritardi e le mancanze: oltre 3500 beni confiscati sono ancora sotto ipoteca bancaria e l’iter per il riutilizzo è fermo. E parla di Liguria “una terra porta d’Europa che deve chiudere in faccia la porta alle mafie”. «La cementificazione favorisce le infiltrazioni criminali, i casi di Bordighera e Ventimiglia dimostrano infiltrazioni anche in Liguria. Non c'è da stupirsi - chiosa». Chiede a tutti di fare la propria parte e si rivolge soprattutto ai giovani (Siete belli dice, non perdete la spinta che vi ha portato qui) per scrivere un pezzo di questa storia che è già in corso. La piazza di Genova infatti non è un luogo in cui si pensa al cambiamento ma in cui si pratica il cambiamento, ogni giorno nei singoli territori.
Liberainformazione - Genova accoglie con un grande abbraccio gli oltre centomila arrivati in città da tutta Italia per dire “no” a mafie e corruzione. Una delegazione di 500 familiari di vittime delle mafie ha aperto la marcia della XVII Giornata della Memoria e dell’Impegno organizzata da Libera e Avviso Pubblico che da piazza Vittoria ha attraversato la città per arrivare al porto Antico dove sono stati letti i 900 nomi di vittime delle mafie. Un lungo elenco di nomi, di storie molte delle quali non hanno dopo tanti anni verità né giustizia.
Fra questi, Margherita Asta, unica sopravvissuta alla strage di Pizzolungo che sul palco di Genova ha parlato a nome dei familiari delle vittime ricordando con forza il percorso fatto da lei e molti altri familiari che sono riusciti a trasformare il dolore in impegno e ha ricordato alla politica i troppi ritardi e le colpevoli distrazioni.moreE infine ha chiesto a gran voce che il parlamento approvi la proposta di legge che istituisce il 21 marzo la giornata della Memoria e dell’Impegno (il disegno di legge invece giace con veti incrociati in parlamento da alcuni anni).
Giunti da tutta Italia i giovani, le associazioni, le scuole che da anni partecipano a questa giornata hanno intonato cori per tutto il percorso. Hanno chiesto a gran voce ai liguri di prendere parte a questa marcia antimafia e la città ha risposto con molto entusiasmo. Oltre centomila i partecipanti che sembrano molti di più, percorrendo le stradine strette del centro storico genovese che porta al porto. Fra loro molti familiari di vittime delle mafie e anche una delegazione proveniente dal Messico e dal Guatemala perché da alcuni anni l’antimafia sociale sta costruendo una rete internazionale per rafforzare i percorsi nei territori e nel resto del mondo contro corruzione, mafie, violenza e illegalità.
Ciotti: eliminare le tante zone grigie che rafforzano le mafie
E’ il presidente di Libera, Don Luigi Ciotti a tirare le fila dopo kilometri di marcia, di parole, di immagini e sul palco chiama tutti a maggiore corresponsabilità. “Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi – dice Ciotti . Parliamo di mafie da 150 anni e non riusciamo a sconfiggerle e questo anche perché oltre alla lotta alle mafie serve partire da noi, dal nostro modo di essere, di comportarci”. Ciotti ricorda che le organizzazioni criminali traggono forza soprattutto da tutto quello che li circonda, le collusioni con pezzi della politica e dell’imprenditoria. «La politica ha cambiato il passo nel nostro Paese, ora c'è uno stile più sobrio, si sono avviati percorsi positivi ma la vecchia politica non si dà per vinta, è in agguato – afferma Ciotti». E alla politica si rivolge per ricordare che la lotta alle mafie si fa con le leggi giuste ma anche con interventi sul sociale, non tagliando su formazione e cultura, due strumenti antimafia. Il presidente di Libera nel suo intervento ha sottolineato le tante positività di questi anni di lotta alle organizzazioni criminali ma anche le gravi carenze, le mancanze che pesano come macigni. “E’ una questione di democrazia, non si tratta di fare l’antimafia a parole, di dire che si è per la legalità ma di impegnarsi in fatti concreti per produrre cambiamento”. Ciotti punta il dito contro chi è colluso con le “zone grigie” : segmenti della politica, dell’imprenditoria e anche della Chiesa. E ricorda i tanti che hanno perso la vita per aver denunciato e tentato di rompere queste contiguità. Sottolineando ancora oggi il grosso debito che abbiamo nei confronti dei testimoni di giustizia che mettono in gioco le proprie vite per riaffermare verità e giustizia. Le stesse che mancano per almeno il 70 percento delle vittime della mafie e per i loro familiari. Non solo “zone grigrie” . Poi ricorda i passi avanti fatti in materia di riutilizzo sociale dei beni confiscati ma continua a denunciare i ritardi e le mancanze: oltre 3500 beni confiscati sono ancora sotto ipoteca bancaria e l’iter per il riutilizzo è fermo. E parla di Liguria “una terra porta d’Europa che deve chiudere in faccia la porta alle mafie”. «La cementificazione favorisce le infiltrazioni criminali, i casi di Bordighera e Ventimiglia dimostrano infiltrazioni anche in Liguria. Non c'è da stupirsi - chiosa». Chiede a tutti di fare la propria parte e si rivolge soprattutto ai giovani (Siete belli dice, non perdete la spinta che vi ha portato qui) per scrivere un pezzo di questa storia che è già in corso. La piazza di Genova infatti non è un luogo in cui si pensa al cambiamento ma in cui si pratica il cambiamento, ogni giorno nei singoli territori.
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