lunedì, marzo 19, 2012
Le (diverse) sentenze della Corte di Cassazione italiana e della Corte europea dei diritti dell’uomo

Città Nuova - Sta facendo molto discutere la recente sentenza della Corte di Cassazione che ha definito “radicalmente superata” la concezione in base alla quale il matrimonio è consentito solo a persone di sesso diverso, ribadendo il diritto dei gay a vivere come coppia in un contesto familiare che attribuisca alla coppia gli stessi diritti delle coppie sposate eterosessuali. D’altro canto la stessa sentenza spiega che alla luce del nostro ordinamento costituzionale, allo stato, non sussiste un diritto fondamentale delle coppie omosessuali a contrarre matrimonio o a veder trascritto nell’apposito registro il vincolo contratto in un paese straniero che tale tipo di matrimonio consente.

In realtà nulla di nuovo se non la considerazione da parte della I Sezione della Cassazione, che l’evoluzione socio-culturale del nostro Paese richiederebbe una modifica legislativa, di ordine costituzionale, che renda legale anche il matrimonio tra coppie omosessuali. In realtà, a ben vedere, la sentenza in questione travalica il compito istituzionale della Corte di interprete del diritto, per farsi promotrice di un pensiero non credo condiviso dalla maggior parte degli italiani.

Da tempo, autorevoli giuristi sostengono che probabilmente occorrerebbe prevedere una regolamentazione dei diritti degli omosessuali che accedono a una qualche forma di convivenza.
Non si tratterebbe dunque di riconoscere la possibilità di un matrimonio tra gay, quanto di tutelare i diritti, per lo più patrimoniali, di persone che scelgono di condividere un percorso di vita comune più o meno lungo.

D’altro canto proprio in questi giorni la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha rigettato la domanda di adozione di un bambino da parte del partner omosessuale di sua madre definendo non discriminatorio il rifiuto dell’adozione richiesta nello Stato di appartenenza, la Francia (con riferimento alla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo (Gas e Dubois France - Requete n. 25951/07).

La Corte europea nella motivazione ricorda infatti che l’art. 12 della Convenzione, che garantisce solo all’uomo e alla donna il diritto di sposarsi, non impone agli Stati membri (cui la materia familiare è devoluta in via esclusiva) l’obbligo di consentire il matrimonio alle coppie omosessuali, sicché non può parlarsi di un comportamento discriminatorio nella vita privata e familiare allorché il matrimonio tra gay non sia riconosciuto.

Viene dunque ribadito che interesse prioritario del minore è quello di “essere figlio”, sia pure adottato, di un papà e di una mamma. Si ha quindi la conferma proprio di quella concezione “naturalistica “ del matrimonio, fondato sulla relazione stabile tra un uomo e una donna, concezione che la Corte di Cassazione in Italia sembrerebbe voler mettere in discussione.

Giuseppe Barbaro

Sono presenti 3 commenti

Anonimo ha detto...

Questo articolo sembra essere stato scritto nel 1812 e non nel 2012. E' triste vedere come alcuni cattolici siano rimasti ancorati a idee , che ormai non sono che memorie di un triste passato. Sono un credente e praticante. Mia moglie ed io ci siamo tradizionalmente sposati in chiesa una ventina di anni sotto i dovuti auspici della chiesa cattolica. Appartengo quindi, per condizione piu' e non per scelta, alla maggioranza eterossesuale della popolazione mondiale. (Gli omosessuali rappresentano circa il 10% di questa. Ora, Io vivo nel presente e non nel medioevo. Ho colleghi di lavoro omosessuali che sono persone squisite e tra le piu' buone di cuore che io conosca. Anche mia figlia ha molti amici gay, che spesso frequentano la nostra casa. Sarebbe bene precisare che sono persone tali e quali a noi, e che NON PER LORO SCELTA, ma per condizione, hanno un orientamento sessuale diverso dalla maggioranza di noi.Loro non pretendono la benedizione della chiesa cattolica ( che capisco bene non e' fattibile), bensi' il semplice riconoscimento del diritto a formare una famiglia da parte dello stato italiano. A me questo sembra piu' che leggittimo dal momento che anche loro sono cittadini,lavorano e pagano le tasse. Non vedo dunque perche' non dovrebbero anch'essi godere di un diritto CIVILE (non religioso), come il resto di noi comuni eterosessuali. Non capisco davvero perche' la chiesa affronti ancora con tanta ostilita' il tema dell'omosessualita', facendo cosi' si mostra debole e timorosa del cambiamento. Il cambiamento va accettato e bisogna gioire del fatto che la societa' diventi piu' inclusiva e piu' tollerante verso il prossimo invece di esorcizzarlo come una piaga infernale. L'amore , di qualunqe forma essa sia,trionfa sull'odio e l'abnegazione, bisogna cercare di capire ed ascoltare chi ci sta vicino e non allontanare ed escludere. Credo che questo stia alla base dei precetti cristiani. La chiesa dovrebbe pensare di piu' alla crisi delle vocazioni e all'allontanamento dei giovani dalle chiese e non occuparsi di simili banalita'.

fabietto ha detto...

Gentili lettori, vi ringraziamo per il commento costruttivo: lo gireremo alla redazione di "Città Nuova".
Continuate a seguirci sulle nostre pagine

Fabio Vitucci (caporedattore LPL)

Gandalf ha detto...

Se una persona che si dichiara credente e praticante arriva a dire che la concezione cristiana della famiglia e del matrimonio è una banalità vuol dire che ha perduto anche i più rudimentali elementi della fede. Ma ci rendiamo conto di quel che andiamo avallando? Una coppia omosessuale può essere equiparata ad una famiglia? Dopo il matrimonio, vorremo anche riconoscere alle coppie gay il diritto di adottare o di generare in provetta bambini? E' questo il progresso a cui certi cristiani progressisti guardano? Qui non si discute dell'amore tra le persone, ma il matrimonio e la famiglia sono un'altra cosa... Non si utilizzi strumentalmente la diversità di orientamento sessuale per smantellare quei basilari istituti sociali su cui si regge la società intera! Rispettiamo le differenze anche in questo campo e, come cristiani, non abbiamo la presunzione di saperne più del Magistero della Chiesa.

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