Il viceministro siriano del Petrolio, Abdo Hussameddine, ha annunciato nella notte le sue dimissioni e l’adesione ai movimenti di opposizione al regime di Bashar al Assad.
Misna - In un videomessaggio pubblicato sul sito ‘Youtube’, il dirigente ha detto di volersi unire “alla rivoluzione del popolo che rifiuta l’ingiustizia e la campagna brutale del regime”.Si tratta del più alto rappresentante dell’establishment siriano ad aver abbandonato la propria posizione per passare all’opposizione fin dall’inizio della crisi cominciata un anno fa. Intanto sul terreno proseguono le violenze concentrate nelle città di Homs, Idlib, Rastan e Daraa, con l’opposizione che denuncia l’uccisione di oltre 30 persone soltanto nella giornata di ieri.
Di ritorno dal quartiere di Baba Amr, dove è entrata al seguito della Croce Rossa, l’inviato dell’Onu per gli aiuti umanitari Valerie Amos ha descritto un “quartiere fantasma, martoriato dai bombardamenti, e fortemente danneggiato”. Per settimane gli operatori umanitari non erano potuti entrare nel quartiere, considerato una “roccaforte” della ribellione armata, mentre l’esercito bombardava la zona.
Sul fronte diplomatico, infine, si moltiplicano le voci contrarie a un intervento armato o al rifornimento di armi per i rivoltosi. “Un’azione unilaterale in questo momento non avrebbe alcun senso e comunque non ce ne sarà bisogno, Bashar al Assad cadrà comunque” ha sottolineato il segretario della Difesa americano Leon Panetta davanti a una commissione del Senato, ribadendo quanto dichiarato il giorno prima dal presidente Barack Obama. A riaffermare la loro contrarierà a ogni ingerenza esterna in Siria, anche Cina e Egitto, che hanno messo in guardia dalla minaccia di scatenare una guerra civile.
Più volte nelle ultime settimane i governi di Doha e Riad, alla testa di una coalizione ‘interventista’ avevano vagheggiato l’opportunità di armare i rivoltosi siriani.
Intanto a Ginevra si è aperta in queste ore una riunione di coordinamento dell’aiuto umanitario internazionale che cercherà di fare il punto sulle emergenze e necessità delle popolazioni nelle zone di combattimento. L’incontro è presieduto dal rappresentante Onu John Ging e riunisce oltre ai rappresentanti dei paesi membri, esponenti della Lega Araba, Commissione europea, Croce Rossa e Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr).
Misna - In un videomessaggio pubblicato sul sito ‘Youtube’, il dirigente ha detto di volersi unire “alla rivoluzione del popolo che rifiuta l’ingiustizia e la campagna brutale del regime”.Si tratta del più alto rappresentante dell’establishment siriano ad aver abbandonato la propria posizione per passare all’opposizione fin dall’inizio della crisi cominciata un anno fa. Intanto sul terreno proseguono le violenze concentrate nelle città di Homs, Idlib, Rastan e Daraa, con l’opposizione che denuncia l’uccisione di oltre 30 persone soltanto nella giornata di ieri.
Di ritorno dal quartiere di Baba Amr, dove è entrata al seguito della Croce Rossa, l’inviato dell’Onu per gli aiuti umanitari Valerie Amos ha descritto un “quartiere fantasma, martoriato dai bombardamenti, e fortemente danneggiato”. Per settimane gli operatori umanitari non erano potuti entrare nel quartiere, considerato una “roccaforte” della ribellione armata, mentre l’esercito bombardava la zona.
Sul fronte diplomatico, infine, si moltiplicano le voci contrarie a un intervento armato o al rifornimento di armi per i rivoltosi. “Un’azione unilaterale in questo momento non avrebbe alcun senso e comunque non ce ne sarà bisogno, Bashar al Assad cadrà comunque” ha sottolineato il segretario della Difesa americano Leon Panetta davanti a una commissione del Senato, ribadendo quanto dichiarato il giorno prima dal presidente Barack Obama. A riaffermare la loro contrarierà a ogni ingerenza esterna in Siria, anche Cina e Egitto, che hanno messo in guardia dalla minaccia di scatenare una guerra civile.
Più volte nelle ultime settimane i governi di Doha e Riad, alla testa di una coalizione ‘interventista’ avevano vagheggiato l’opportunità di armare i rivoltosi siriani.
Intanto a Ginevra si è aperta in queste ore una riunione di coordinamento dell’aiuto umanitario internazionale che cercherà di fare il punto sulle emergenze e necessità delle popolazioni nelle zone di combattimento. L’incontro è presieduto dal rappresentante Onu John Ging e riunisce oltre ai rappresentanti dei paesi membri, esponenti della Lega Araba, Commissione europea, Croce Rossa e Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr).
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