E’ un cammino di meditazione e approfondimento della Parola di Dio attraverso brani scelti del Vangelo di Marco quello proposto da Dom Guillaume nel suo libro “Sui sentieri del cuore”, edizioni Paoline
Se la vita di ogni cristiano ha senso solo alla luce dell’incontro con Dio, è anche vero che non sempre è facile il percorso che ci conduce a questa consapevolezza. In questo ci viene in aiuto la Parola di Dio, che è uno dei modi che Dio ha per comunicare con noi. Non sempre però è semplice leggere e interpretare questa Parola e viverla nella propria vita. Ci aiuta in queste pagine Dom Guillaume che, attraverso brani scelti del Vangelo di Marco, ci guida in un percorso di discernimento. Dal brano della chiamata dei primi apostoli alla sequela di Cristo alla risposta forse inizialmente inconsapevole di Matteo o Pietro, fino all’invio degli apostoli in missione, quello che ci viene proposto non è solo una lettura del Vangelo quanto piuttosto la sua applicazione concreta alla vita di ogni uomo.
“Dio ci offre la salvezza gratuitamente ma noi possiamo rifiutarla. Noi possiamo sottrarci al suo amore (…) A rendere la vita difficile non sono gli eventi meravigliosi, le realizzazioni spettacolari o le grandi manifestazioni di entusiasmo, ma il quotidiano, l’umile successione dei giorni. La vera prova della fede è quando non osiamo più credere che Dio possa bussare alla porta del nostro cuore nelle piccolissime cose della vita; è quando rifiutiamo che Dio si faccia davvero vicino a noi, diventi uno di noi, venga a dimorare in noi”. E’ nel feriale che Dio si lascia incontrare, è nel quotidiano, nel giorno dopo giorno, che decidiamo se farlo entrare o meno nelle nostre case, nelle nostre relazioni, nella quotidianità. “La grande tentazione della fede è di tenere Dio a distanza” prosegue Dom Guillaume, richiamando la nostra attenzione sull’importanza dell’accoglienza da parte dell’uomo della Grazia di Dio che può agire nella vita di ognuno. Sta a ciascuno di noi scegliere, nello spazio della libertà: “Siamo talmente infagottati nella nostra saggezza tutta umana, talmente convinti del nostro buon diritto, che non riusciamo più a sentire l’invito del Signore a seguirlo! Non conosciamo più la meravigliosa libertà dei figli di Dio!”.
Nelle pagine dedicate alla cena pasquale di Gesù con i suoi amici, Dom Guillaume ricorda come Gesù abbia scelto l’intimità di un piccolo gruppo di discepoli e come questa per noi sia una dimensione difficile da raggiungere perché “per penetrare nel mistero dell’Eucaristia – il mistero del corpo donato e del sangue versato - dobbiamo prima passare attraverso il mistero della nostra stessa umanità”. Infatti, in questo modo Gesù rovescia la logica del sacrificio concepita fino ad allora: non è più l’uomo a offrire qualcosa a Dio come per placarlo o per ottenere benefici, ma è lo stesso Dio che si dona all’umanità intera e ad ognuno di noi. È un’offerta di amore quasi eccessiva per noi uomini e creature, perché “all’amore degli uomini, Dio risponde con una dismisura d’amore” ma “per dare amore, per riversare il suo amore sulla terra, per sommergere il mondo con il suo amore, Dio aspetta una sola cosa: che noi cominciamo ad amare”.
Se la vita di ogni cristiano ha senso solo alla luce dell’incontro con Dio, è anche vero che non sempre è facile il percorso che ci conduce a questa consapevolezza. In questo ci viene in aiuto la Parola di Dio, che è uno dei modi che Dio ha per comunicare con noi. Non sempre però è semplice leggere e interpretare questa Parola e viverla nella propria vita. Ci aiuta in queste pagine Dom Guillaume che, attraverso brani scelti del Vangelo di Marco, ci guida in un percorso di discernimento. Dal brano della chiamata dei primi apostoli alla sequela di Cristo alla risposta forse inizialmente inconsapevole di Matteo o Pietro, fino all’invio degli apostoli in missione, quello che ci viene proposto non è solo una lettura del Vangelo quanto piuttosto la sua applicazione concreta alla vita di ogni uomo.
“Dio ci offre la salvezza gratuitamente ma noi possiamo rifiutarla. Noi possiamo sottrarci al suo amore (…) A rendere la vita difficile non sono gli eventi meravigliosi, le realizzazioni spettacolari o le grandi manifestazioni di entusiasmo, ma il quotidiano, l’umile successione dei giorni. La vera prova della fede è quando non osiamo più credere che Dio possa bussare alla porta del nostro cuore nelle piccolissime cose della vita; è quando rifiutiamo che Dio si faccia davvero vicino a noi, diventi uno di noi, venga a dimorare in noi”. E’ nel feriale che Dio si lascia incontrare, è nel quotidiano, nel giorno dopo giorno, che decidiamo se farlo entrare o meno nelle nostre case, nelle nostre relazioni, nella quotidianità. “La grande tentazione della fede è di tenere Dio a distanza” prosegue Dom Guillaume, richiamando la nostra attenzione sull’importanza dell’accoglienza da parte dell’uomo della Grazia di Dio che può agire nella vita di ognuno. Sta a ciascuno di noi scegliere, nello spazio della libertà: “Siamo talmente infagottati nella nostra saggezza tutta umana, talmente convinti del nostro buon diritto, che non riusciamo più a sentire l’invito del Signore a seguirlo! Non conosciamo più la meravigliosa libertà dei figli di Dio!”.
Nelle pagine dedicate alla cena pasquale di Gesù con i suoi amici, Dom Guillaume ricorda come Gesù abbia scelto l’intimità di un piccolo gruppo di discepoli e come questa per noi sia una dimensione difficile da raggiungere perché “per penetrare nel mistero dell’Eucaristia – il mistero del corpo donato e del sangue versato - dobbiamo prima passare attraverso il mistero della nostra stessa umanità”. Infatti, in questo modo Gesù rovescia la logica del sacrificio concepita fino ad allora: non è più l’uomo a offrire qualcosa a Dio come per placarlo o per ottenere benefici, ma è lo stesso Dio che si dona all’umanità intera e ad ognuno di noi. È un’offerta di amore quasi eccessiva per noi uomini e creature, perché “all’amore degli uomini, Dio risponde con una dismisura d’amore” ma “per dare amore, per riversare il suo amore sulla terra, per sommergere il mondo con il suo amore, Dio aspetta una sola cosa: che noi cominciamo ad amare”.
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