Continuiamo il ciclo di riflessioni quaresimali sulle parole dell’inno “Lodi di Dio altissimo” di San Francesco con le Sorelle Clarisse di Cortona
Tu sei il custode. L’esistenza mi appare come un frammento che ha perduto il contatto con l’insieme. Mi sembra di vagare, invece che camminare. Il senso di inerzia, piuttosto che lo slancio della creatività, pare dar movimento ai miei giorni.
Tu sei il custode. Ripenso al mio passato, fotogrammi di una storia di cui a volte sento il peso e a volte provo nostalgia. Scruto il futuro, ma come immaginarlo? Costruisco sogni, comincio a realizzarli: avranno compimento?
Tu sei il custode. Ascolto il mio cuore: lascio che mi parli delle persone con le quali ho intessuto legami, persone che hanno dato il loro contributo perché io sia la persona che sono, ciascuno a suo modo. Volti che mi hanno accompagnato per un breve o lungo tratto di strada. Mani che si sono intrecciate con le mie, o che si sono alzate nel gesto di saluto, dalle quali mi sono sentito sorretto, o anche abbandonato.
Tu sei custode. Tu il custode della mia esistenza, Signore: con delicatezza e fedeltà. Custode amorevole e premuroso. Custode fidato e sicuro.
Tu sei custode. Vuol dire che non mi perderò e che nulla della mia esistenza andrà perduto. Vuol dire che ti sto a cuore e che tutto della mia esistenza ti è caro.
Affiora sulla labbra un versetto del salmo 23: “Se dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun male, perché tu sei con me”. E un altro versetto, del salmo 121: “Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre e sta alla tua destra”.
A frate Leone, profondamente turbato, attraversato dall’angoscia, tormentato dall’inquietudine, Francesco donò la benedizione biblica del sacerdote Aronne, che da allora è comunemente conosciuta come ‘benedizione di san Francesco’, e la cui prima invocazione è: “Il Signore ti benedica e ti custodisca”. La benedizione di Dio, la sua attenzione benevola e vivificante sulla nostra vita non è per un momento, non è occasionale: è custodita dal suo amore fedele per ogni creatura, per ciascuna creatura.
Sì, il Signore ci custodisce in ogni tempo. Come la terra custodisce il seme consentendogli la fecondità del germoglio, così l’amore di Dio custodisce la vita anche nella morte, e oltre la morte dà la fecondità della risurrezione. Nella vita quotidiana e per l’eternità.
Che tutti possiamo celebrare la pasqua della risurrezione di Gesù e della nostra risurrezione.
Per leggere tutte le riflessioni del ciclo quaresimale, cliccate sull'etichetta famiglia francescana
Tu sei il custode. L’esistenza mi appare come un frammento che ha perduto il contatto con l’insieme. Mi sembra di vagare, invece che camminare. Il senso di inerzia, piuttosto che lo slancio della creatività, pare dar movimento ai miei giorni.
Tu sei il custode. Ripenso al mio passato, fotogrammi di una storia di cui a volte sento il peso e a volte provo nostalgia. Scruto il futuro, ma come immaginarlo? Costruisco sogni, comincio a realizzarli: avranno compimento?
Tu sei il custode. Ascolto il mio cuore: lascio che mi parli delle persone con le quali ho intessuto legami, persone che hanno dato il loro contributo perché io sia la persona che sono, ciascuno a suo modo. Volti che mi hanno accompagnato per un breve o lungo tratto di strada. Mani che si sono intrecciate con le mie, o che si sono alzate nel gesto di saluto, dalle quali mi sono sentito sorretto, o anche abbandonato.
Tu sei custode. Tu il custode della mia esistenza, Signore: con delicatezza e fedeltà. Custode amorevole e premuroso. Custode fidato e sicuro.
Tu sei custode. Vuol dire che non mi perderò e che nulla della mia esistenza andrà perduto. Vuol dire che ti sto a cuore e che tutto della mia esistenza ti è caro.
Affiora sulla labbra un versetto del salmo 23: “Se dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun male, perché tu sei con me”. E un altro versetto, del salmo 121: “Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre e sta alla tua destra”.
A frate Leone, profondamente turbato, attraversato dall’angoscia, tormentato dall’inquietudine, Francesco donò la benedizione biblica del sacerdote Aronne, che da allora è comunemente conosciuta come ‘benedizione di san Francesco’, e la cui prima invocazione è: “Il Signore ti benedica e ti custodisca”. La benedizione di Dio, la sua attenzione benevola e vivificante sulla nostra vita non è per un momento, non è occasionale: è custodita dal suo amore fedele per ogni creatura, per ciascuna creatura.
Sì, il Signore ci custodisce in ogni tempo. Come la terra custodisce il seme consentendogli la fecondità del germoglio, così l’amore di Dio custodisce la vita anche nella morte, e oltre la morte dà la fecondità della risurrezione. Nella vita quotidiana e per l’eternità.
Che tutti possiamo celebrare la pasqua della risurrezione di Gesù e della nostra risurrezione.
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