Partono a Pechino i colloqui fra Usa e Corea del Nord per l’invio degli aiuti promessi in cambio della moratoria sul nucleare. Gli Stati Uniti vogliono assicurarsi che vadano alla popolazione e non, come in passato, all’esercito. Intanto Seoul auspica una maggiore collaborazione della Cina nel processo di riunificazione della penisola.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Gli Stati Uniti e la Corea del Nord hanno iniziato oggi a Pechino i colloqui per l'invio di aiuti umanitari nel regime in cambio di una moratoria sul programma nucleare e sull'utilizzo di missili a lunga gittata da parte di Pyongyang. Nel frattempo la Corea del Sud auspica "un maggior ruolo" della Cina nel processo di pace nella penisola e inizia a pensare a una possibile riunificazione. L'inviato speciale di Washington per la Corea, Robert King, ha spiegato che l'incontro è necessario "per assicurare le corrette procedure per la distribuzione degli aiuti", che dovrebbero fornire sostegno alimentare a circa 1 milione di nordcoreani. Il programma punta a categorie particolari come bambini, donne incinte e anziani. Si tratta di circa 240mila tonnellate di cibo: l'invio di aiuti era interrotto dal 2009.
Secondo King "si tratta di un programma complicato, dobbiamo lavorarci sopra e definire bene tutti i particolari". Il rischio è che, come già accaduto in passato, Pyongyang riceva gli aiuti umanitari al confine con la Cina per poi distribuirli secondo le proprie necessità. Secondo l'ideologia militarista portata avanti dalla famiglia Kim, i soldati sono i primi ad aver bisogno di cibo; un'idea che gli Stati Uniti invece rifiutano.
Al momento la Corea del Nord si attesta fra i Paesi più poveri al mondo. Le disastrose politiche economiche e militari della dittatura hanno condotto la nazione più volte sull'orlo della carestia, e al momento - anche se non si hanno dati precisi - alcune stime indicano che una persona su due vive con meno di un dollaro al giorno.
Il fatto che i colloqui si tengano a Pechino - dove si sono già svolti quelli che hanno portato al primo accordo sullo stop al programma nucleare coreano - dimostra che anche alla Cina interessa vedere una pacificazione della penisola. Da sempre maggior sponsor internazionale del regime di Pyongyang, in questi ultimi anni il governo cinese ha iniziato a reagire con fastidio alle provocazioni militari ordinate dal defunto Kim Jong-il.
Kim Chun-sig, vice ministro sudcoreano dell'Unificazione, auspica che questo ruolo possa aumentare con il tempo: "Prima di tutto serve la pace nella penisola, e l'omogeneità della Corea deve essere promossa attraverso gli scambi e la cooperazione. Una penisola unificata e in pace sarebbe in grado di mantenere pace e stabilità nell'Asia orientale, un obiettivo che la Cina condivide. Pechino dovrebbe essere il catalizzatore di questo processo".
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Gli Stati Uniti e la Corea del Nord hanno iniziato oggi a Pechino i colloqui per l'invio di aiuti umanitari nel regime in cambio di una moratoria sul programma nucleare e sull'utilizzo di missili a lunga gittata da parte di Pyongyang. Nel frattempo la Corea del Sud auspica "un maggior ruolo" della Cina nel processo di pace nella penisola e inizia a pensare a una possibile riunificazione. L'inviato speciale di Washington per la Corea, Robert King, ha spiegato che l'incontro è necessario "per assicurare le corrette procedure per la distribuzione degli aiuti", che dovrebbero fornire sostegno alimentare a circa 1 milione di nordcoreani. Il programma punta a categorie particolari come bambini, donne incinte e anziani. Si tratta di circa 240mila tonnellate di cibo: l'invio di aiuti era interrotto dal 2009.
Secondo King "si tratta di un programma complicato, dobbiamo lavorarci sopra e definire bene tutti i particolari". Il rischio è che, come già accaduto in passato, Pyongyang riceva gli aiuti umanitari al confine con la Cina per poi distribuirli secondo le proprie necessità. Secondo l'ideologia militarista portata avanti dalla famiglia Kim, i soldati sono i primi ad aver bisogno di cibo; un'idea che gli Stati Uniti invece rifiutano.
Al momento la Corea del Nord si attesta fra i Paesi più poveri al mondo. Le disastrose politiche economiche e militari della dittatura hanno condotto la nazione più volte sull'orlo della carestia, e al momento - anche se non si hanno dati precisi - alcune stime indicano che una persona su due vive con meno di un dollaro al giorno.
Il fatto che i colloqui si tengano a Pechino - dove si sono già svolti quelli che hanno portato al primo accordo sullo stop al programma nucleare coreano - dimostra che anche alla Cina interessa vedere una pacificazione della penisola. Da sempre maggior sponsor internazionale del regime di Pyongyang, in questi ultimi anni il governo cinese ha iniziato a reagire con fastidio alle provocazioni militari ordinate dal defunto Kim Jong-il.
Kim Chun-sig, vice ministro sudcoreano dell'Unificazione, auspica che questo ruolo possa aumentare con il tempo: "Prima di tutto serve la pace nella penisola, e l'omogeneità della Corea deve essere promossa attraverso gli scambi e la cooperazione. Una penisola unificata e in pace sarebbe in grado di mantenere pace e stabilità nell'Asia orientale, un obiettivo che la Cina condivide. Pechino dovrebbe essere il catalizzatore di questo processo".
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