La Fondazione Santa Lucia di Roma, uno dei più importanti istituti di riabilitazione in Italia, non è in grado di far fronte al pagamento degli stipendi a causa della mancata erogazione dei fondi da parte della Regione Lazio.
Radio Vaticana - Una struttura che rischia, a questo punto, la chiusura; eventualità, questa, fortemente criticata dai familiari dei pazienti, che insieme ai dipendenti dell'Istituto e il coordinamento “Salviamo l'Ospedale Santa Lucia”, hanno partecipato ad un’assemblea convocata dai vertici della Fondazione per illustrare la situazione dell'istituto e le misure da adottare. Salvatore Sabatino ha intervistato il direttore generale, Luigi Amadio:
R. – Probabilmente riusciremo, attraverso un’anticipo straordinario a pagare gli stipendi di questo mese; però, tutti i problemi rimangono sul tappeto. Come è avvenuto l’anno scorso, in cui continuamente i pagamenti ci sono arrivati soltanto a seguito di proteste, così sta avvenendo anche quest’anno. Ci sono impegni che la Regione prende, talvolta anche impegni scritti, formali, che non vengono rispettati. E noi, di conseguenza, siamo in grande difficoltà perché, oltre alla situazione contingente finanziaria delle rimesse che non arrivano, abbiamo poi una situazione di difficoltà strutturale. Questo perché la remunerazione che ci viene corrisposta è sulla base di tariffe che il Consiglio di Stato ha annullato, in quanto rilevate sulla base dei costi del 1994. Quindi, la remunerazione complessiva che riceviamo dalla Regione è sottovalutata di circa il 40 per cento.
D. – E questo, ovviamente, determina le vostre difficoltà. Bisogna dire che la Regione, attraverso un comunicato dell’assessorato alla Sanità, ha risposto che invece è tutto in regola. Allora, perché questi fondi non arrivano? Si è fatto un’idea?
R. – Tutto in regola, relativamente, perché noi avremmo dovuto ricevere una rata di 26 milioni e ne abbiamo ricevuti 16. Gli altri 10, non sappiamo ufficialmente – lo stiamo chiedendo - perché non ci sono stati corrisposti. Poi ci sono dei problemi perché le due rate di febbraio e di marzo, che servono per pagare gli stipendi agli altri, non ci sono ancora arrivate.
D. – C’è stata una forte presa di posizione da parte dei parenti dei pazienti che avete in trattamento; è annunciata anche un’iniziativa per il 17 aprile, se non sbaglio?
R. – Certamente, perché una delle cose che il 30 novembre la Regione aveva assicurato era la regolarizzazione di un problema che riguarda gli utenti del servizio di riabilitazione infantile, che sono alcune centinaia, e che a causa di un problema formale rischiano che questo servizio si possa chiudere. Il 30 novembre, la Regione aveva assicurato di voler risolvere questo problema, di definirlo entro il 31 gennaio. Così non è avvenuto, anzi: quando abbiamo sollecitato – e anche i genitori dei bambini hanno sollecitato – la risposta della Regione è stata che non volevano dar corso a questo impegno.
D. – Vogliamo ricordare quali sono le prerogative di questa struttura?
R. – La Fondazione Santa Lucia è uno dei 45 istituti di ricovero e cura a carattere scientifico presenti in Italia; si tratta, cioè, di ospedali di ricerca in cui oltre all’assistenza di livello più elevato rispetto ad un normale ospedale, si fa un’intensa attività di ricerca traslazionale, cioè quel tipo di ricerca che viene trasferita presto al letto del malato e a beneficio dei malati. Noi siamo un istituto che opera dal 1960, abbiamo 52 anni di storia e quindi di specializzazione del personale, e che con tutte le prestazioni erogate ha sempre avuto un grande consenso da parte degli utenti che hanno ricavato un grande beneficio. Oltre a queste attività di assistenza e di ricerca, noi svolgiamo anche un’intensa attività didattica: siamo la sede di quattro corsi di laurea per le professioni sanitarie, in collaborazione con l’Università di Tor Vergata; ospitiamo alcune scuole di specializzazione post-laurea per psicologi e medici e poi siamo uno dei provider Ecm, cioè di educazione continua in medicina.
D. – Bisogna poi dire, entrando nello specifico della vostra attività, che fondamentalmente trattate riabilitazione – si tratta probabilmente la più grande struttura in Italia …
R. – Sì: noi ci occupiamo di riabilitazione neuromotoria, che è una riabilitazione di alta specialità. Noi facciamo riferimento a pazienti che hanno avuto problematiche neurologiche, e quindi questo comporta la necessità di una riabilitazione del linguaggio, dei disturbi dell’attenzione, di tutti quei disturbi cognitivi in senso lato.
D. – Quanti pazienti trattate e da quali patologie sono fondamentalmente affetti?
R. – Come ricoveri, noi ogni anno ricoveriamo più di duemila pazienti; la maggior parte sono in degenza, una parte minore in day hospital. Poi, oltre ai pazienti assistiti in day ospital o in ricovero, abbiamo un’intensa attività di poliambulatorio specialistico che lavora anche per l’esterno, e diamo prestazioni polispecialistiche in un numero di circa 250 mila l’anno a pazienti esterni.
D. – Un’ultimissima domanda: cosa spera per il futuro? Come si potrà sanare questa situazione della Fondazione Santa Lucia?
R. - Noi dobbiamo normalizzare la situazione dei nostri rapporti con la Regione, perché i rapporti così come sono stati negli ultimi quattro-cinque anni non sono normali. Va individuato un percorso fatto anche di piccolissimi passi, ma un percorso continuativo. (gf)
Radio Vaticana - Una struttura che rischia, a questo punto, la chiusura; eventualità, questa, fortemente criticata dai familiari dei pazienti, che insieme ai dipendenti dell'Istituto e il coordinamento “Salviamo l'Ospedale Santa Lucia”, hanno partecipato ad un’assemblea convocata dai vertici della Fondazione per illustrare la situazione dell'istituto e le misure da adottare. Salvatore Sabatino ha intervistato il direttore generale, Luigi Amadio:
R. – Probabilmente riusciremo, attraverso un’anticipo straordinario a pagare gli stipendi di questo mese; però, tutti i problemi rimangono sul tappeto. Come è avvenuto l’anno scorso, in cui continuamente i pagamenti ci sono arrivati soltanto a seguito di proteste, così sta avvenendo anche quest’anno. Ci sono impegni che la Regione prende, talvolta anche impegni scritti, formali, che non vengono rispettati. E noi, di conseguenza, siamo in grande difficoltà perché, oltre alla situazione contingente finanziaria delle rimesse che non arrivano, abbiamo poi una situazione di difficoltà strutturale. Questo perché la remunerazione che ci viene corrisposta è sulla base di tariffe che il Consiglio di Stato ha annullato, in quanto rilevate sulla base dei costi del 1994. Quindi, la remunerazione complessiva che riceviamo dalla Regione è sottovalutata di circa il 40 per cento.
D. – E questo, ovviamente, determina le vostre difficoltà. Bisogna dire che la Regione, attraverso un comunicato dell’assessorato alla Sanità, ha risposto che invece è tutto in regola. Allora, perché questi fondi non arrivano? Si è fatto un’idea?
R. – Tutto in regola, relativamente, perché noi avremmo dovuto ricevere una rata di 26 milioni e ne abbiamo ricevuti 16. Gli altri 10, non sappiamo ufficialmente – lo stiamo chiedendo - perché non ci sono stati corrisposti. Poi ci sono dei problemi perché le due rate di febbraio e di marzo, che servono per pagare gli stipendi agli altri, non ci sono ancora arrivate.
D. – C’è stata una forte presa di posizione da parte dei parenti dei pazienti che avete in trattamento; è annunciata anche un’iniziativa per il 17 aprile, se non sbaglio?
R. – Certamente, perché una delle cose che il 30 novembre la Regione aveva assicurato era la regolarizzazione di un problema che riguarda gli utenti del servizio di riabilitazione infantile, che sono alcune centinaia, e che a causa di un problema formale rischiano che questo servizio si possa chiudere. Il 30 novembre, la Regione aveva assicurato di voler risolvere questo problema, di definirlo entro il 31 gennaio. Così non è avvenuto, anzi: quando abbiamo sollecitato – e anche i genitori dei bambini hanno sollecitato – la risposta della Regione è stata che non volevano dar corso a questo impegno.
D. – Vogliamo ricordare quali sono le prerogative di questa struttura?
R. – La Fondazione Santa Lucia è uno dei 45 istituti di ricovero e cura a carattere scientifico presenti in Italia; si tratta, cioè, di ospedali di ricerca in cui oltre all’assistenza di livello più elevato rispetto ad un normale ospedale, si fa un’intensa attività di ricerca traslazionale, cioè quel tipo di ricerca che viene trasferita presto al letto del malato e a beneficio dei malati. Noi siamo un istituto che opera dal 1960, abbiamo 52 anni di storia e quindi di specializzazione del personale, e che con tutte le prestazioni erogate ha sempre avuto un grande consenso da parte degli utenti che hanno ricavato un grande beneficio. Oltre a queste attività di assistenza e di ricerca, noi svolgiamo anche un’intensa attività didattica: siamo la sede di quattro corsi di laurea per le professioni sanitarie, in collaborazione con l’Università di Tor Vergata; ospitiamo alcune scuole di specializzazione post-laurea per psicologi e medici e poi siamo uno dei provider Ecm, cioè di educazione continua in medicina.
D. – Bisogna poi dire, entrando nello specifico della vostra attività, che fondamentalmente trattate riabilitazione – si tratta probabilmente la più grande struttura in Italia …
R. – Sì: noi ci occupiamo di riabilitazione neuromotoria, che è una riabilitazione di alta specialità. Noi facciamo riferimento a pazienti che hanno avuto problematiche neurologiche, e quindi questo comporta la necessità di una riabilitazione del linguaggio, dei disturbi dell’attenzione, di tutti quei disturbi cognitivi in senso lato.
D. – Quanti pazienti trattate e da quali patologie sono fondamentalmente affetti?
R. – Come ricoveri, noi ogni anno ricoveriamo più di duemila pazienti; la maggior parte sono in degenza, una parte minore in day hospital. Poi, oltre ai pazienti assistiti in day ospital o in ricovero, abbiamo un’intensa attività di poliambulatorio specialistico che lavora anche per l’esterno, e diamo prestazioni polispecialistiche in un numero di circa 250 mila l’anno a pazienti esterni.
D. – Un’ultimissima domanda: cosa spera per il futuro? Come si potrà sanare questa situazione della Fondazione Santa Lucia?
R. - Noi dobbiamo normalizzare la situazione dei nostri rapporti con la Regione, perché i rapporti così come sono stati negli ultimi quattro-cinque anni non sono normali. Va individuato un percorso fatto anche di piccolissimi passi, ma un percorso continuativo. (gf)
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È presente 1 commento
siamo arrivati alla frutta in tutti i sensi!! Poveri noi.......che schifo, si sono mangiati tutto! siamo alla rovina
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