lunedì, aprile 16, 2012
Le avevano chiuse subito dopo il colpo di Stato, nella notte tra giovedì e venerdì della settimana scorsa, ne hanno riordinato la chiusura ieri pomeriggio: così i militari golpisti della Guinea Bissau hanno zittito le radio private del paese, nerbo della comunicazione e dell’informazione nazionale, addomesticando contemporaneamente con musica e lettura di comunicati ufficiali la radio pubblica che non trasmette più i suoi notiziari e la televisione di Stato.

Misna - “Ci è stato consentito di riprendere le trasmissioni soltanto per qualche ora tra sabato e domenica, poi siamo stati costretti nuovamente a chiudere – dice alla MISNA da Bissau padre Davide Sciocco, missionario del Pontificio istituto missioni estere (Pime), fondatore e anima di Radio ‘Sol Mansi’ – alla popolazione notizie e informazioni arrivano comunque grazie alle radio internazionali che si riescono a captare anche da qui”. Alla base della decisione, secondo quanto filtrato da una riunione tenuta dai golpisti, il “mancato sostegno” delle radio alla causa dei promotori del colpo di Stato.

Il silenzio mediatico non nasconde gli accordi che una parte dell’opposizione sta trovando con i militari nella formazione di un Consiglio nazionale di transizione che già oggi potrebbe portare alla scelta di un presidente a interim e di un primo ministro. Secondo diverse fonti della MISNA, nel nuovo governo i militari cercherebbero di detenere il diretto controllo dei ministeri degli Interni e della Difesa, mentre resterebbe di fatto fuori l’attuale formazione di maggioranza, il Partito per l’indipendenza della Guinea Bissau e di Capo Verde (Paigc).

Sulla base degli ultimi aggiornamenti diffusi dalla locale missione dell’Onu, il presidente ad interim Raimundo Pereira e l’ex primo ministro Carlos Gomes Junior sono stati condotti in una base militare a Bissau per firmare le loro dimissioni. Nella stessa capitale oggi si terranno manifestazioni contro il golpe: una di queste è stata convocata dai due principali sindacati che stanno chiedendo il ripristino dell’ordine costituzionale; in piazza dovrebbero scendere anche gli ex combattenti. A tirarsi fuori dalle trattative con i militari è stato anche il partito di opposizione Uniao para a Mudança.

La Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas) sta seguendo da vicino gli ultimi sviluppi e una sua delegazione è attesa in queste ore a Bissau. Guidata dal presidente della Cedeao, Kadre Desire Ouedraogo, la delegazione incontrerà i vertici della giunta militare e insisterà sul ritorno all’ordine costituzionale. Della delegazione faranno parte anche esponenti dell’Unione Africana e dell’Onu.

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