giovedì, aprile 05, 2012
Nell’articolo "Il mondo dei bambini e i capricci degli adulti" abbiamo presentato il mondo delle case-famiglia e i tanti problemi che gravitano intorno, tra cui il giro d’affari che spesso fa deviare l’attenzione dalle esigenze dei bambini. Intervistiamo a tal proposito il dottor Vito Luna, direttore di una casa-famiglia ad Ugento, in provincia di Lecce.

di Paola Bisconti

Dottor Luna, può presentarci l’associazione San Francesco di Ugento?
L’Associazione "Casa Famiglia S. Francesco" nasce nel 1984 dall’impegno del sacerdote Don Mimmo Ozza che si occupa dei bisogni di alcuni ragazzi in difficoltà. Non passano molti anni che l’Associazione si costituisce giuridicamente e inizia a lavorare a pieno regime in vari settori del sociale, ottenendo l’iscrizione, quale ente ausiliario, della Regione Puglia. Nel tempo l’Associazione cresce e apre altre sedi.

Quali sono le figure professionali che operano presso la casa-famiglia?
Attualmente la struttura si avvale di volontari e numerosi collaboratori, inseriti a vari livelli nel complesso delle attività dell'Associazione, ogni giorno contribuiscono a far crescere l’offerta di servizi a favore dei cittadini. La costante presenza di operatori specializzati quali medici, psicologi, assistenti sociali, educatori professionali, animatori nonché volontari garantisce di accompagnare al meglio gli utenti durante il loro percorso comunitario.

Com’è strutturata Casa Famiglia San Francesco?

L’associazione è una struttura articolata e complessa, opera in diversi ambiti, primo tra tutti il settore delle dipendenze patologiche in cui opera con una struttura a carattere residenziale e semiresidenziale. Successivamente l’Associazione apre tre centri minori due in provincia di Lecce e uno in provincia di Potenza. Attualmente le Comunità Educative possono ospitare sino a 16 minori. Mentre il centro diurno "Capitan Uncino" di Gemini accoglie in forma diurna sino a 30 ospiti. Infine Casa Famiglia San Francesco è Ente di formazione Professionale Accreditato dalla Regione Puglia. Riassumendo questi quindi gli ambiti d’intervento, tossicodipendenze o dipendenze patologiche (alcol, gioco d’azzardo, ecc.), disagio minorile, formazione professionale.

Quali sono i disagi più evidenti che manifesta il bambino appena entra nella struttura? In che modo li affrontate?
Molti bambini dimostrano in modo lampante “sregolatezza”. E’ evidente, infatti, come non abbiano mai rispettato anche le abitudini più elementari che invece qui sono stabilite e pian piano imparano ad osservare.

Che tipo di attività ludico-ricreative si svolgono nella casa-famiglia? Effettuate delle gite all’esterno della struttura e sono consentite le visite di amici e parenti dei bambini? In che modo i ragazzi mantengono un rapporto con la società?

Numerose e varie sono le attività offerte quotidianamente, tra cui grande importanza hanno quelle psico-socio-terapeutiche, sportive, ricreative e culturali. Le iniziative pensate e rivolte ai minori forniscono un sostegno educativo forte, coinvolgendo i ragazzi in molte attività ludiche e formative.

Per ciò che attiene i minori, avete un rapporto diretto con le famiglie in difficoltà o i casi vengono segnalati esclusivamente dalle assistenti sociali dei comuni?
Accogliamo quindi sia bambini che ragazzi in fase post adolescienziale. Nella gran parte dei casi sono le assistenti sociali che ci segnalano i casi, raramente accade che si rivolga direttamente la famiglia presso i nostri uffici.

Quando una coppia si rivolge presso la vostra casa-famiglia esprimendo l’intenzione di adottare o prendere in affidamento un bambino qual è l’iter che si segue? Avete un rapporto annuale per stimare un quadro sulla situazione di quante famiglie attendono o hanno già ottenuto l’adozione e/o affidamento?

La procedura da seguire non è solo molto lunga ma anche articolata. È strutturata, infatti, in maniera tale da valutare dettagliatamente le possibilità concrete che la coppia possa ottenere quanto ha richiesto. In Italia, a differenza del resto delle altre nazioni, si salvaguarda l’integrità della famiglia nel senso che difficilmente si sottrae la patria potestà del minore ecco perché sono poche le coppie che riescono ad ottenere l’adozione e/o affidamento di un minore.

Quali sono i motivi per cui un bambino è allontanato dalla propria famiglia: abusi, violenze, incapacità genitoriale, problemi economici?

Nella gran parte dei casi il minore è allontanato per via di situazioni molto gravi o gravissime, raramente i soli problemi economici possono produrre un effetto cosi forte.

Esiste una figura che aiuta i genitori a migliorare e a correggersi nel loro ruolo di padre e madre durante il tempo di permanenza del fanciullo presso la casa-famiglia?

Credo anche io che sia giusto vigilare la quotidianità di queste persone, compito degli assistenti sociali comunali. Tali soggetti devono essere aiutati in tutti in modi possibili.
Non crede che sia opportuno un organo istituzionale che provveda a monitorare il lavoro svolto presso i centri evitando così i numerosi casi di maltrattamento verso i minori?
In realtà il lavoro delle assistenti sociali coordina con criterio il lavoro che si svolge all’interno di ogni struttura in modo tale da evitare situazioni inaccettabili. Nel nostro caso abbiamo un team molto valido di esperti selezionati con attenzione in base ad un curriculum che evidenzia delle conoscenze nel settore oltre che l’esperienza in grado di garantire la professionalità.

Molte strutture ricevono una retta giornaliera su ogni alloggiato. Non pensa sia più giusto evitare qualsiasi forma di lucro su questo tipo di disagio sociale?

Una struttura cosi articolata ha bisogno di personale specializzato che va comunque remunerato. Ritengo pertanto che sia giusto retribuire il lavoro senza speculare o trarne facile guadagno. Occorre sempre avere un’etica per non compiere degli errori irrecuperabili soprattutto quando ci sono delle persone indifese che hanno un bisogno concreto di aiuto.

Recentemente nel mio paese ho assistito ad un fatto che ha lasciato una serie di perplessità a tutta la comunità. Un bambino di 5 anni era vittima, insieme alla madre, delle violenze del padre alcolista e per què stato prelevato dalle forze dell’ordine mentre era a scuola. Ora è ospite in una casa-famiglia del Salento. Tuttavia non crede che sarebbe stato più giusto allontanare il padre con una denuncia anziché dividere il figlio dalla madre. Quanto ha beneficiato questa drastica soluzione alla famiglia?
Fatti analoghi a questo ne accadono spesso e ritengo che sia indispensabile ricorrere ad un rimedio in grado di allontanare il minore dalle violenze. In questo caso la madre aveva il dovere di “ribellarsi” a questa situazione chiedendo accoglienza ai familiari e poi aiuto a delle figure di esperti che operano presso la comunità nella quale la famiglia risiede.

Quando il ragazzo compie la maggiore età e abbandona la struttura quali chance gli offrite per affrontare la società?

Cerchiamo sempre di offrirgli durante il percorso nella comunità la possibilità di studiare e di imparare un mestiere in base alle proprie attitudini permettendogli così di trovare un impiego consono alle sue inclinazioni professionali. Tale compito viene svolto con il massimo sforzo.

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