“Ci sentiamo impotenti di fronte al dramma che vive la nostra popolazione. La vita degli sfollati siriani trova speranza solo se incrocia lo sguardo tenero di Cristo, Salvatore sulla Croce”.
Radio Vaticana - A raccontare le sue impressioni all’agenzia Fides è mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, che nei giorni scorsi ha fatto visita a numerose famiglie, molte delle quali provenienti da Homs. “I rifugiati sono sotto shock, non riescono a rendersi conto della portata della tragedia che stanno vivendo. La loro situazione è un’anticamera sulla strada per l’esodo”, sottolinea ancora il presule. I profughi del conflitto sono assistiti dalla Caritas Siria che ha beneficiato anche dell’aiuto del Pontificio Consiglio “Cor Unum”. “Alcuni di loro sprofondano nel silenzio – continua mons. Nassar – in uno sguardo perso. I loro occhi dicono: perché questo dramma su di noi, vittime innocenti? Qual è la nostra colpa? Negli occhi di altri ci sono l’accusa, la rabbia, lo sconforto”. Per altri ancora resta lo spazio per l’affidamento e la speranza. “È come se dicessero: Sia fatta la tua volontà, Signore! Sopportiamo la sofferenza come una Croce salvifica. Non abbiamo paura, ricominceremo una nuova vita, il Signore non ci abbandonerà”. (G.M.)
Radio Vaticana - A raccontare le sue impressioni all’agenzia Fides è mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, che nei giorni scorsi ha fatto visita a numerose famiglie, molte delle quali provenienti da Homs. “I rifugiati sono sotto shock, non riescono a rendersi conto della portata della tragedia che stanno vivendo. La loro situazione è un’anticamera sulla strada per l’esodo”, sottolinea ancora il presule. I profughi del conflitto sono assistiti dalla Caritas Siria che ha beneficiato anche dell’aiuto del Pontificio Consiglio “Cor Unum”. “Alcuni di loro sprofondano nel silenzio – continua mons. Nassar – in uno sguardo perso. I loro occhi dicono: perché questo dramma su di noi, vittime innocenti? Qual è la nostra colpa? Negli occhi di altri ci sono l’accusa, la rabbia, lo sconforto”. Per altri ancora resta lo spazio per l’affidamento e la speranza. “È come se dicessero: Sia fatta la tua volontà, Signore! Sopportiamo la sofferenza come una Croce salvifica. Non abbiamo paura, ricominceremo una nuova vita, il Signore non ci abbandonerà”. (G.M.)
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