Richiamandosi a una serie di convenzioni internazionali, denunciando decisioni unilaterali prese dalla Francia durante l’epoca coloniale e una serie di discriminazioni di Bamako nei confronti delle popolazioni del nord del Mali, il Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) ha dichiarato oggi “l’indipendenza dell’Azawad”.
Misna - Con una nota apparsa sul suo sito internet e firmata dal segretario generale del movimento, Bilal Ag Acherif, l’Mnla ha detto di “riconoscere le frontiere in vigore con i paesi limitrofi e la loro inviolabilità”; di “aderire completamente alla Carta delle Nazioni Unite”; di “impegnarsi per creare le condizioni per una pace duratura, e per costruire le fondamenta istituzionali dello Stato basato su una Costituzione democratica dell’Azawad indipendente”. Con una precedente comunicazione, l’Mnla aveva anche condannato il rapimento del console algerino a Gao e di altri sei funzionari del consolato che il governo di Algeri ha attribuito a un gruppo armato non meglio identificato. L’Mnla ha anche preso le distanze “da altri gruppi introdottisi nell’Azawad” e condannato “gli atti di vandalismo e le aggressioni contro le popolazioni civili compiuti nelle città liberate”.
Secondo testimonianze di civili fuggiti dal nord del Mali, riparati in Niger e sentiti da fonti della MISNA, una delle situazioni più difficili è quella di Gao. In questa città i ribelli hanno saccheggiato strutture pubbliche, compreso l’ospedale, hanno assaltato chiese e residenze private, prendendo di mira in particolare cristiani e persone di etnia bambara. In alcuni casi sono state commesse violenze.
Nella generale situazione di incertezza in cui si trova il Mali, dove da due settimane è al potere una giunta militare che ha esautorato il presidente Amadou Toumani Touré, anche il quadro nell’Azawad – la regione settentrionale del paese – non è chiaro. Resta in particolare da verificare il reale peso dei singoli gruppi all’interno della ribellione di matrice tuareg che, cominciata lo scorso 17 gennaio, in pochi mesi è riuscita con successo a controllare circa metà del paese. Oltre all’Mnla c’è Ansar al Din, di matrice islamica, e ci sono gruppi minori che alcuni osservatori mettono in collegamento con Al Qaida nel Maghreb islamico.
Misna - Con una nota apparsa sul suo sito internet e firmata dal segretario generale del movimento, Bilal Ag Acherif, l’Mnla ha detto di “riconoscere le frontiere in vigore con i paesi limitrofi e la loro inviolabilità”; di “aderire completamente alla Carta delle Nazioni Unite”; di “impegnarsi per creare le condizioni per una pace duratura, e per costruire le fondamenta istituzionali dello Stato basato su una Costituzione democratica dell’Azawad indipendente”. Con una precedente comunicazione, l’Mnla aveva anche condannato il rapimento del console algerino a Gao e di altri sei funzionari del consolato che il governo di Algeri ha attribuito a un gruppo armato non meglio identificato. L’Mnla ha anche preso le distanze “da altri gruppi introdottisi nell’Azawad” e condannato “gli atti di vandalismo e le aggressioni contro le popolazioni civili compiuti nelle città liberate”.
Secondo testimonianze di civili fuggiti dal nord del Mali, riparati in Niger e sentiti da fonti della MISNA, una delle situazioni più difficili è quella di Gao. In questa città i ribelli hanno saccheggiato strutture pubbliche, compreso l’ospedale, hanno assaltato chiese e residenze private, prendendo di mira in particolare cristiani e persone di etnia bambara. In alcuni casi sono state commesse violenze.
Nella generale situazione di incertezza in cui si trova il Mali, dove da due settimane è al potere una giunta militare che ha esautorato il presidente Amadou Toumani Touré, anche il quadro nell’Azawad – la regione settentrionale del paese – non è chiaro. Resta in particolare da verificare il reale peso dei singoli gruppi all’interno della ribellione di matrice tuareg che, cominciata lo scorso 17 gennaio, in pochi mesi è riuscita con successo a controllare circa metà del paese. Oltre all’Mnla c’è Ansar al Din, di matrice islamica, e ci sono gruppi minori che alcuni osservatori mettono in collegamento con Al Qaida nel Maghreb islamico.
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