Dal Marchese Raimondi al matrimonio di Garibaldi durato nemmeno un’ora…
di Silvio Foini
Le prime notizie riguardanti la costruzione della Villa Raimondi di Minoprio risalgono alla seconda metà del settecento. La famiglia Raimondi, ricca e potente casata di Como, la costruì come residenza di campagna e di caccia. Oltre a quella villa i Raimondi possedevano edifici a Fino Mornasco, Birago, Gironico al Monte, Villaguardia, Beregazzo, Birago e Como (Villa Olmo). Tracce della famiglia Raimondi nel territorio sono anche nella denominazione di vie e ville. Si fanno risalire le loro origini ad un Raimundi, sceso con i Franchi di Carlo Magno.
Nella villa di Minoprio, dotata di un grande possedimento boschivo, si racconta che il Marchese Giorgio Raimondi, nato 1'8 marzo 1801, nel periodo della caccia si circondasse di servitù e di tali agi che portarono col passare degli anni ad un indebolimento economico. Ma la rovina della famiglia avanzò anche perché il marchese Raimondi soccorreva ogni patriottica iniziativa. Appartenne alla Giovine Italia e finanziò nel 1834 la spedizione fallita in Savoia organizzata dal Mazzini. Nel 1849, mentre Carlo Alberto riprendeva la guerra contro l'Austria, Giorgio Raimondi con Pietro Nessi costituì a Como un Governo provvisorio. Il 20 aprile 1849 dopo l'ordine di arresto degli Austriaci si rifugiò in Svizzera in Canton Ticino. Sua moglie, Livia Giannone, diede a Giorgio un erede maschio, Giorgio Raffaele, e tre figlie, Carolina, Maria Carolina Livia e Anna Maria Carolina. Una quarta detta famigliarmente "Giuseppina" venne riconosciuta dal Marchese come figlia naturale.
Quest’ultima, nata il 17 marzo 1841, cresciuta in un clima di tensioni e di cospirazioni, era molto energica e divenne famosa perché seguì il padre in esilio in Canton Ticino per poi passare clandestinamente dalla Mezzana in Lombardia portando sul calesse nei doppi fondi armi e proclami insurrezionali per i patrioti lombardi. Appena diciottenne, era molto conosciuta dalla nobiltà milanese come una giovane libera e spregiudicata. Al Caffè della Sincerità di Milano conobbe e frequentò Luigi Caroli, figlio di una ricca famiglia che aveva fatto fortuna con l'allevamento del baco da seta, tenente di complemento in un reggimento di cavalleria di stanza a Vigevano. La famiglia del Caroli mal vedeva questo matrimonio e ciò perché Giuseppina era ancora figlia illegittima del Raimondi. La "Marchesina Raimondi", come veniva chiamata, aveva un carattere forte e temerario tanto che si offrì volontaria il primo giugno 1859 per correre con il calesse incontro a Garibaldi. L'incontro avvenne in località Robarello, mentre Garibaldi si stava recando a Como. Giuseppina era accompagnata da Don Luigi Giudici, a quell'epoca coadiutore presso la parrocchia di Socco, il cui compito consisteva nel chiedere aiuto al Generale per risolvere la grave situazione che si era venuta creando a Como. Il Generale era alla guida dei suoi Cacciatori delle Alpi. Appena la incontrò ne rimase abbagliato e riconobbe in lei il carattere e il temperamento della sua Anita. Il Generale capì che poteva fidarsi di Giuseppina e le preparò una lettera da consegnare al Commissario Re-gio di Como Emilio Visconti Venosta.
Nei successivi mesi, dopo la battaglia di San Fermo in cui sbaragliò gli Austriaci, Garibaldi si innamorò perdutamente della Marchesina. Dopo un'iniziale indifferenza da parte sua, la Marchesina ebbe un ripensamento sulle proposte ricevute, forse per le pressioni familiari, in particolar modo del padre, il quale gioiva all'idea che Giuseppina diventasse la moglie dell'Eroe dei due mondi (inoltre Giorgio Raimondi era in lista per un seggio senatoriale per il regno e un simile evento lo avrebbe senz’ altro favorito). La ragazza scrisse al Generale una lettera inaspettata e tempestosa. Iniziò un fitto scambio di lettere e Garibaldi venne ricevuto a Fino Mornasco. Nel frattempo però Luigi Caroli non si dava per vinto, non voleva perdere Giuseppina. E qualcuno giurò di averlo visto di notte arrivare a Fino, entrare nel parco e ritrovarsi con la sua bella amata...
Comunque vennero programmate le nozze tra Giuseppina e Garibaldi per il 15 dicembre, rinviate però al 24 gennaio 1860 per un improvviso attacco di tifo di Giuseppina, che in una lettera scrisse al generale di essere madre, senza però specificare di aspettare il figlio da lui: "Molti sono gli invidiosi del nostro matrimonio, molti con delle calunnie a riguardo mio, tu pensa che io sono madre, ne ebbi ‘in questi giorni molte prove’". Tutto era pronto: i duecento invitati, la crema dell'aristocrazia risorgimentale comasca e milanese attendeva la cerimonia, che venne celebrata dal sacerdote Filippo Gatti nella chiesa immorsa nel verde a Fino Mornasco. Mentre gli sposi uscivano festanti dalla chiesa un messaggero si avvicinò a Garibaldi e gli consegnò una lettera. Garibaldi sorrise, chiese scusa e si appartò. Man mano che leggeva il testo si rabbuiava e diventava rosso per la rabbia. Si avvicinò alla moglie, l'afferrò vigorosamente per un braccio e la trascinò sul belvedere della Villa. La Marchesina, febbricitante e infreddolita, gli confermò il contenuto della lettera e per tutta risposta ricevette uno sferzante insulto dal marito. Poi la sposa fuggì e Garibaldi, uscendo da un cancelletto secondario, partì immediatamente a cavallo lasciando tutti gli invitati di stucco, in mezzo allo stupore, all'incredulità, allo sgomento e alla vergogna. Ma cos'era successo? Cosa c'era scritto nel biglietto ricevuto? Si va per ipotesi. La più accreditata è quella della rivelazione dello stato interessante della moglie non per opera sua, bensì dell'ex amante Gigio Caroli. Questo documento non verrà mai trovato. I due sposi si separarono e da quel momento non si rividero mai più.
Questa la vicenda storica che vide protagonista la meravigliosa villa ora “Fondazione Minoprio” di proprietà della Regione Lombardia, ove è sorta la scuola di agraria e florovivaistica. Al suo interno il visitatore riamane ammutolito dalla bellezza di fiori e piante di tutto il mondo e ha l’impressione nettissima di essere capitato nel mondo delle fiabe. Da visitare assolutamente.
Tweet |
Sono presenti 8 commenti
Questo frammento di storia mi era sconosciuto . Con te c'è sempre qualcosa da imparare. Grazie.
I grandi uomini o almeno presunti tali si lasciano prendere per il ... naso dalle minorenni. Questa di chi era la nipote? Del re d'Inghilterra?
Gli uomini che imbecilli!
Questa proprio non la sapevo......
Le "storie" degli uomini di potere vedo, che nonostante il passare dei secoli si assomigliano sempre e allora.....W IL BUNGA BUNGA STORICO!!!! AHAHAHAH!!!
Garibaldi come Berlusconi? Peggio! CORNUTO E MAZZIATO FU!
Questa settimana il premio di "Bamba alla memoria" é stato assegnato a Giuseppe Garibaldi.
La Storia la scrivono i vincitori. Episodi irritanti come questo toccato a Garibaldi ne irridono la memoria. Certo che a 52 anni un tantino fessacchiotto lo era!
il bambino che fine a fatto?
è nato vivo, era maschio o femmina come l'ha chiamato?
come mai di questo bambino non se ne sa nulla!!!
Rispondo alla domanda: il bambino nacque moerto poi la Marchesibna Raimondi finì sposa ad un cognato, patriota e avvocato Mancini dal quale ebbe una sola figlia. Nina. Garibaldi a sua volta si risposò a Caprera ed ebbe altri due figli da una donna piemontese di umili origini.
Silvio Foini redattore
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.