Il 18 aprile l'on. Sonia Alfano è stata eletta presidente della Commissione Antimafia del Parlamento Europeo. Un giusto riconoscimento per una politica che da sempre ha posto al centro del suo ruolo pubblico la lotta contro la mafia e la criminalità. Oggi è al microfono di Chiara Bartoli per Lpl.
D – Grazie per la sua disponibilità on. Alfano. Durante la sua carriera politica ha rivestito numerose cariche e si è eretta a difesa dei cittadini contro i soprusi delle mafie. Il 18 aprile scorso è stata nominata presidente della Commissione Antimafia Europea, istituita in seguito all'approvazione della relazione sul contrasto al crimine organizzato in Europa, di cui era unica relatrice. Come è nata l'idea di creare una Commissione a livello europeo?
R - E’ nata dall’esigenza di rendere più efficace la lotta alle mafie anche fuori dai confini italiani. Il nostro paese, per ovvi motivi e nonostante tutto, resta quello con la migliore legislazione al mondo in fatto di criminalità organizzata e mafiosa. Ma altrove siamo ancora all’anno zero, non c’è un’adeguata consapevolezza della diffusione del fenomeno. Già nel 2009, durante la campagna elettorale per le Europee, avevo promesso che il mio lavoro in Europa sarebbe stato rivolto innanzitutto a fornire all’UE gli strumenti necessari al contrasto del crimine organizzato transnazionale.
In un primo momento far capire ai colleghi degli altri Stati membri la pervasività e l’impatto negativo delle mafie radicate nell’Unione non è stato semplice. Ho dovuto lottare con costanza, presentando interrogazioni, facendo numerosi interventi in aula sul tema e chiedendo più volte alla Commissione di studiare l’incidenza delle organizzazioni criminali di stampo mafioso nell’UE. La Commissione Europea ha infine riconosciuto, con una risposta ufficiale, la presenza delle mafie in tutti i 27 Stati membri.
D - La Commissione è stata istituita con la maggioranza dei voti: è un segno del fatto che i Paesi dell'Unione Europea, presi singolarmente, non dispongono ancora di strumenti adeguati per combattere le mafie presenti sul loro territorio?
R - Non c’è dubbio. Come già detto, in Europa non si è acquisita ancora la piena consapevolezza del fenomeno mafioso e del suo radicamento. I nostri obiettivi sono chiari ed inequivocabili. Ascolteremo tutti coloro che si occupano di antimafia: dagli esperti alle associazioni, ai testimoni di giustizia, ai familiari delle vittime innocenti. Da mesi ormai il dialogo con gli organismi europei ed internazionali che si occupano di contrasto al crimine organizzato si è fatto intenso e sarà indispensabile per arrivare all’obiettivo più importante: l’approvazione di un testo legislativo unico e comune ai 27 Stati membri dell’Unione. Finché ogni Paese continuerà ad affrontare il fenomeno mafioso con le leggi previste per la criminalità comune e con il proprio troppo spesso inadeguato sistema giudiziario, non sarà possibile contrastare il continuo radicamento e rafforzamento dei sistemi criminali nell’UE.
D - Come lei stessa ha asserito, l'obiettivo della commissione “è quello di consegnare un testo unico antimafia”. Come pensa di riuscire a conciliare i diversi sistemi legislativi degli stati membri, pensando ad esempio che l'art. 41 bis, che prevede misure di “carcere duro”, in altri Paesi è considerato alla stregua di una tortura?
R - E’ vero, la definizione di ‘carcere duro’ evoca quasi sempre un regime carcerario estremo. Noi dimostreremo invece che in Italia i detenuti al 41 bis vengono trattati anche meglio dei detenuti “ordinari”. Hanno celle tutte per loro, possono incontrare i familiari, non vi è alcun conflitto con la tutela dei diritti umani che vanno rispettati in ogni caso. Sotto questo aspetto ritengo sia solo una questione di comprendersi riguardo l’oggetto della discussione.
D - La durata prevista per la Commissione è quella di un anno, con possibilità di rinnovo per una sola volta. Sarà sufficiente questo tempo per raggiungere gli obiettivi concordati? E quali sono le prossime tappe del suo mandato, dopo che il 23 aprile ha già incontrato a Palermo i magistrati Antonio Ingroia, Nino Di Matteo e Roberto Scarpinato?
R - Questa Commissione non si occuperà soltanto di mafia. Il mandato include anche corruzione e riciclaggio di denaro: tutti aspetti legati tra loro a doppio filo e che hanno di fatto “massacrato” l’economia legale dei 27 Paesi dell’Unione Europea e le libertà di 500 milioni di cittadini. La corruzione, strumento che consente alle mafie di infiltrarsi e contaminare le istituzioni, ogni anno costa almeno 120 miliardi di euro. Sarà una Commissione molto attiva. Già in occasione della prima riunione, che si svolgerà a breve, chiederò che la Commissione Europea, Europol, Interpol, Eurojust, la Corte dei Conti europea e l’UNODC siano osservatori permanenti e parti in causa del nostro lavoro. Proseguiremo in questo intensissimo scambio di opinioni e di collaborazione con gli organismi europei ed internazionali, con le forze di polizia e con la magistratura, affinché si giunga all’obiettivo entro il termine previsto, massimo 18 mesi. Di certo non si sconfiggono i sistemi criminali in 18 mesi, ma siamo certi che questa Commissione dovrà rappresentare un passaggio cruciale di un percorso che stiamo tracciando con sempre maggior determinazione.
D - Alla lotta al crimine organizzato si aggiunge quella alla corruzione ed al riciclaggio di denaro. Lei stessa ha asserito con forza che non risparmierete di colpire anche “i colletti bianchi”. La mafia, come spesso si dice, ha smesso oggi i vecchi panni per indossare giacca e cravatta?
R - Assolutamente si. Proprio i “colletti bianchi” sono quei soggetti che hanno consentito, grazie al loro ruolo di professionisti, politici, funzionari e amministratori pubblici, la trasformazione delle organizzazioni criminali in sistemi di potere criminale. Senza questi appoggi staremmo a parlare di bande criminali, facilmente individuabili e contrastabili. Per questo alcuni comportamenti vanno scoraggiati con adeguate contromisure.
D - Lei ha sempre dato un'importanza fondamentale alle scuole, organizzando molti incontri e dibattiti insieme all'associazione di cui è presidente, l’Associazione Nazionale Vittime di Mafia. Di recente, come si può leggere nel suo blog, ha inviato un messaggio agli studenti in una scuola di Calenzaro, a Firenze. Pensa che i giovani di oggi, soprattutto quelli del sud Italia, abbiamo ormai perso le speranze?
R - Un po’ sì. Del resto, come dar loro torto? Ma non è certo questo il momento di abbattersi o di lasciarsi trascinare dai tanti ‘chi ce lo fa fare, tanto a che serve?’. Il contributo dei giovani è indispensabile, ora più che mai.
D - Tra i tanti slogan provocatori che la Lega Nord ha sempre 'urlato' c'è: "Roma ladrona!". Le recenti cronache hanno invece mostrato quanto la corruzione non abbia risparmiato nemmeno la 'candida' Padania. Cosa pensa del coinvolgimento, vero o presunto, della Lega con i traffici della ‘ndrangheta in Lombardia e della losca gestione dei soldi pubblici destinati al partito di Bossi?
R - L’incoerenza della dirigenza leghista che da Roma gridava “Roma Ladrona” penso fosse evidente a tutti già da tempo. Peraltro negare la presenza delle organizzazioni mafiose ha fatto il gioco delle stesse, permettendo di infiltrarsi nel territorio. La Lega non fa gli interessi del nord e dell’Italia.
D - In merito al finanziamento pubblico dei partiti, lei pensa che debba essere abolita qualsiasi forma di rimborso? Oppure che debba esserci una gestione diversa di questi fondi destinati ai partiti?
R - I cittadini hanno già scelto anni fa. I partiti non possono diventare comitati d’affari, ma devono essere strumenti per l’indirizzo della vita politica del Paese. Ma è evidente che non lo sono e su questo la politica deve fornire una risposta immediata, i cittadini sono già avanti.
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È presente 1 commento
IL male ai fini di giustizia inizia dai limiti dei circondari oer le cause civili - gli avvocati ne hanno fatto una barricata impedendo altri avvocati senza domicilio di intromettersi ... impossibile avere domicilio.!
La V.G. nei crismi; Penale.??? Civile.??? si invia al civile ci pensano gli avvocati.
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