domenica, aprile 15, 2012
Tutti assolti. E’ questo il verdetto emesso dalla Corte d’Assise d’appello di Brescia al termine del quarto processo sulla strage di piazza della Loggia, dove il 28 maggio 1974 una bomba uccise otto persone e ne ferì oltre cento durante una manifestazione contro il terrorismo neofascista. Confermata dunque la sentenza del 2010, nei confronti di Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte e Francesco Delfino, già assolti con la formula dubitativa. Grande l’amarezza tra i familiari delle vittime. Il servizio di Gabriella Ceraso: ascolta

Liberainformazione - Sono passati 38 anni e i responsabili di una ferita enorme che Brescia e l’Italia ricordano con orrore non sono ancora stati consegnati alla giustizia. E’ indicativo il lungo silenzio seguito oggi in aula al pronunciamento della sentenza, sottolinea il sindaco della città, mentre i pm ripetono: “E’ stato fatto tutto il possibile”. “Ora l’unica cosa acquisita è la verità storica”, commenta amareggiato Manlio Milani, presidente della Casa della memoria, una delle parti civili:

“La mano operativa è l’area dell’eversione di destra: questo è un dato ormai acquisito. Ci sono state collusioni con i servizi segreti, quantomeno a livello di copertura. E c’erano gruppi che poi, sostanzialmente, hanno depistato. Ed è una verità storica che chiama in causa istituzioni della politica”.

Di garantismo e di innocenza finalmente provata parlano alcuni degli imputati: Carlo Maggi e Delfo Zorzi, a cui si rivolge lo stesso Milani:

“Se Zorzi avesse accolto il mio invito quando andai in Giappone alcuni anni fa a sentirlo, e gli dissi di venire in Italia a testimoniare, evidentemente la sua assoluzione di oggi – credo – avrebbe anche un valore superiore. In realtà, lui ha rifiutato qualsiasi confronto a livello processuale, e questo rimane comunque una macchia su di lui. Ovviamente, prendo atto della sua non-responsabilità giudiziaria”.

Ora l’attesa è nella Cassazione: il ricorso è certo dopo la lettura delle motivazioni, sostiene Milani, ma senza che questo possa trasformarsi in rancore:

“Occorre saper guardare al di là del colpevole: per noi è facile, perché noi non ne abbiamo nessuno; e guardare al senso del reato: perché e per che cosa sono stati commessi. E’ solo lì che trovi la spiegazione e la forza di poter andare avanti”. (gf)

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