Lo ha stabilito la Corte suprema. Esclusi dalla sentenza gli istituti delle minoranze che non ricevono aiuti. Il provvedimento rientra nel Right to Education Act, la legge che prevede la scuola obbligatoria e gratuita per tutti i ragazzi dai 6 ai 14 anni.
New Delhi - (Asianews) A partire dall'anno scolastico 2012/2013, tutte le scuole pubbliche e private dell'India dovranno riservare il 25% dei posti a bambini e ragazzi poveri, ad esclusione degli istituti delle minoranze che non ricevono aiuti. Lo ha stabilito ieri una sentenza della Corte suprema, chiarendo uno dei punti più contestati del Right to Education Act, la legge che prevede la scuola obbligatoria e gratuita per tutti i ragazzi dai 6 ai 14 anni. Nel comunicare il verdetto, il giudice SH Kapadia ha ricordato che "negare a un bambino il diritto di avere un'istruzione, significa privarlo del suo diritto a vivere con dignità e libertà di parola ed espressione".
Approvata il primo aprile del 2010, la legge aveva raccolto le critiche di alcuni istituti religiosi, che giudicavano "incostituzionale" l'obbligo di riservare il 25% dei posti ad alunni poveri. Secondo alcune scuole cattoliche infatti, una simile regola era troppo gravosa per i bilanci di istituti che, in realtà, già accolgono bambini e ragazzi di fasce sociali disagiate.
Le scuole riceveranno un sussidio - il 65% dal governo centrale, il 35% da quello statale - che non coprirà l'intera spesa, ma solo il materiale scolastico necessario a ogni studente. Tuttavia, i fondi stanziati a livello locale varieranno da Stato a Stato, a seconda delle rispettive possibilità. Il governo spenderà circa 3mila rupie [circa 45euro] all'anno per ogni bambino della scuola primaria.
Secondo dati del 2007-2008 citati dalla Corte suprema, su 1.250.755 scuole di istruzione primaria, l'80,2% sono governative, il 5,8% private che godono di aiuti, il 13,1% private che non ricevono aiuti. Di questo, l'87,2% si trovano in aree rurali.
New Delhi - (Asianews) A partire dall'anno scolastico 2012/2013, tutte le scuole pubbliche e private dell'India dovranno riservare il 25% dei posti a bambini e ragazzi poveri, ad esclusione degli istituti delle minoranze che non ricevono aiuti. Lo ha stabilito ieri una sentenza della Corte suprema, chiarendo uno dei punti più contestati del Right to Education Act, la legge che prevede la scuola obbligatoria e gratuita per tutti i ragazzi dai 6 ai 14 anni. Nel comunicare il verdetto, il giudice SH Kapadia ha ricordato che "negare a un bambino il diritto di avere un'istruzione, significa privarlo del suo diritto a vivere con dignità e libertà di parola ed espressione".
Approvata il primo aprile del 2010, la legge aveva raccolto le critiche di alcuni istituti religiosi, che giudicavano "incostituzionale" l'obbligo di riservare il 25% dei posti ad alunni poveri. Secondo alcune scuole cattoliche infatti, una simile regola era troppo gravosa per i bilanci di istituti che, in realtà, già accolgono bambini e ragazzi di fasce sociali disagiate.
Le scuole riceveranno un sussidio - il 65% dal governo centrale, il 35% da quello statale - che non coprirà l'intera spesa, ma solo il materiale scolastico necessario a ogni studente. Tuttavia, i fondi stanziati a livello locale varieranno da Stato a Stato, a seconda delle rispettive possibilità. Il governo spenderà circa 3mila rupie [circa 45euro] all'anno per ogni bambino della scuola primaria.
Secondo dati del 2007-2008 citati dalla Corte suprema, su 1.250.755 scuole di istruzione primaria, l'80,2% sono governative, il 5,8% private che godono di aiuti, il 13,1% private che non ricevono aiuti. Di questo, l'87,2% si trovano in aree rurali.
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