mercoledì, maggio 16, 2012
“La comunità internazionale non può averci dimenticati. Bisogna sollevare la coltre di silenzio che oserei definire ‘complice’ e raccontare al mondo che il Congo ancora non trova pace”: parole che suonano come atti d’accusa, quelle pronunciate questa mattina da John Mpaliza, del comitato azione per il Congo, nel giorno dell’audizione “Per la pace, la democrazia e lo stato di diritto in Congo” alla commissione diritti umani del Senato, presieduta dal senatore Pietro Marcenaro. 

Misna - A margine della conferenza stampa che ha preceduto l’audizione, nella sala del Senato dedicata ai caduti di Nassiriya, Mpaliza sottolinea alla MISNA come “i congolesi abbiano provato a dire ‘no’ e a riappropriarsi di un paese finito in mano ad una classe dirigente corrotta e incapace, ma sono stati ripagati con brogli elettorali e omicidi mirati, che hanno insanguinato la recente campagna per le presidenziali e di cui nessuno, o quasi ha parlato all’estero”.

La situazione nel paese, in preda ad una ventennale instabilità nelle regioni dell’est alimentata dagli interessi delle multinazionali per le infinite risorse minerarie del sottosuolo, dai diamanti al coltan, è al centro del dibattito animato dalla senatrice Alberta Soliani, con la partecipazione delle associazioni dei congolesi in Italia, Muungano e Rete pace per il Congo. “Ad un contesto già reso difficile dal conflitto e dalle tensioni, si aggiungono notizie preoccupanti di una politica che non risponde alle esigenze e ai bisogni della popolazione” osserva la senatrice Barbara Contini, per cui al Congo, l’Italia e la Comunità internazionale devono rispondere di una “colpevole disattenzione” che rischia di compromettere gli equilibri dell’intera regione dei Grandi Laghi.

Secondo le cifre in circolazione nei rapporti Onu, il conflitto nell’est ha provocato in vent’anni oltre cinque milioni di vittime, a cui si aggiungono centinaia di migliaia di sfollati tutt’ora in fuga per i combattimenti che riprendono con cadenza ciclica. Alla questione degli stupri, perpetrati in maniera sistematica contro una media di 400.000 donne all’anno, la Comunità internazionale ha dovuto dedicare strutture e personale ad hoc, che si aggiungono agli oltre 20.000 caschi blu della missione ‘Monusco’ da anni dispiegata nelle regioni orientali.

Come se non bastasse, nei giorni circa 20.000 persone hanno abbandonato il nord Kivu, in seguito a nuovi scontri tra il Movimento del 23 marzo, gruppo armato di fuoriusciti dalle forze armate regolari, e l’esercito congolese.

Proprio per accrescere l’interesse dell’opinione pubblica internazionale sulle vicende congolesi, John Mpaliza si è fatto promotore di una marcia, che partirà il prossimo 29 luglio da Reggio Emilia e arriverà a Bruxelles. “Attraverseremo sette paesi europei – spiega alla MISNA il giovane ingegnere informatico – e abbiamo già ricevuto il sostegno di decine di comuni e associazioni per la difesa dei diritti umani. Cercheremo di fare tanto rumore”.


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