Dal sollievo alla speranza, o meglio al cauto ottimismo per nuovi rapporti con l’ex potenza coloniale: sono questi i sentimenti che prevalgono in Africa a poche ore dall’elezione del 57enne François Hollande – diventato con il 51,62% dei consensi il settimo presidente francese – e dal ritorno della sinistra al potere dopo 17 anni.
Misna - “Molti congolesi, ma non solo, hanno tirato un sospiro di sollievo per la fine dell’era Sarkozy, presidente dalla politica molto aggressiva che in soli cinque anni di mandato ha lasciato una lunga scia di sangue sul continente. La guerra in Libia sta avendo pesanti ripercussioni: lo stiamo già vedendo in Mali” dice Cyril Musila, esperto di geopolitica, pace e sicurezza in Africa all’Istituto francese di relazioni internazionali (Ifri), contattato dalla MISNA a Goma, capoluogo dell’instabile provincia congolese del Nord-Kivu.
A riassumere lo stato d’animo degli africani, in particolare nei 17 paesi sono storicamente ed economicamente legati alla Francia, è anche la stampa locale. In un’editoriale intitolato ‘Quale Hollande per l’Africa?’, ‘L’Observateur Paalga’ sottolinea che gli interrogativi per il futuro sono tanti, sia per quanto riguarda la linea che il nuovo presidente attuerà nei prossimi cinque anni in materia di immigrazione che per le relazioni bilaterali finora globalmente ambigue e sbilanciate a favore di Parigi, definite con il termine ‘Françafrique’ (‘Franciafrica’). Per il quotidiano burkinabé, il presidente uscente Nicolas Sarkozy è stato il principale responsabile della vittoria del rivale. La sua sconfitta era “prevista da tempo (…) la sua iperpresidenza era arrivata al capolinea (…) ha fatto l’unanimità contro la sua persona per i suoi comportamenti avvilenti, per il suo stile ‘bling bling’ e per il suo rapporto con il denaro” sottolinea ‘L’Observateur Paalga’ senza risparmiare critiche nei confronti dell’ex sindaco di Neuilly, rimasto fermo a 48,38%. Per tutti questi motivi, prosegue l’analisi, alla fine “il popolo abituato a tagliare la testa dei re ha fatto di Sarkozy la sua ultima vittima”.
Ma per il giornale di Ouagadougou l’elezione di un “uomo normale”, così si presenta Hollande, interviene in un contesto socio-economico molto difficile: “Lo aspettano cantieri da titano e verrà giudicato sui risultati che riuscirà ad ottenere, ma la questione è sapere se riuscirà ad attuare ‘il cambiamento ora’, suo slogan di campagna” prosegue l’editoriale, evidenziando le speranze che una vittoria socialista sta alimentando in Africa ma anche i limiti e dubbi che rischiano di ipotecare cambiamenti significativi per il continente. Se Sarkozy “non ha suscitato grande entusiasmo sul continente nero”, ricorda ‘L’Observateur Paalga’, “noi africani saremmo ingenui nel credere che con i socialisti al potere i nostri legami con Parigi diventeranno migliori. Rischiamo di essere delusi come tutti quelli che hanno creduto in Obama alla Casa Bianca”. Il giornale burkinabé fa un lungo riferimento alla “delusione dell’era Mitterrand (presidente dal 1981 al 1992) che a nome della realpolitik ha preferito la difesa degli interessi di parte e dato carta bianca a reti di potere ufficiose per tutelarli”.
Diversamente dai suoi predecessori, Hollande conosce poco il continente, con il quale non ha avuto contatti diretti. “Questo aspetto rappresenta una grande incognita ma a tempo stesso un punto di forza. Su di lui gli africani non hanno alcuno preconcetto negativo. Credo che in Africa molta gente non si faccia grandi illusioni: guarda al cambiamento ai vertici della Francia con prudenza e vigilanza ma dal neo-presidente si aspetta un rapido cambio di rotta nei rapporti diplomatici e misure correttive nel settore degli affari, per una maggiore giustizia economica a favore del continente – conclude Musila – E’ ora che alcuni errori vengano riparati”.
Misna - “Molti congolesi, ma non solo, hanno tirato un sospiro di sollievo per la fine dell’era Sarkozy, presidente dalla politica molto aggressiva che in soli cinque anni di mandato ha lasciato una lunga scia di sangue sul continente. La guerra in Libia sta avendo pesanti ripercussioni: lo stiamo già vedendo in Mali” dice Cyril Musila, esperto di geopolitica, pace e sicurezza in Africa all’Istituto francese di relazioni internazionali (Ifri), contattato dalla MISNA a Goma, capoluogo dell’instabile provincia congolese del Nord-Kivu.
A riassumere lo stato d’animo degli africani, in particolare nei 17 paesi sono storicamente ed economicamente legati alla Francia, è anche la stampa locale. In un’editoriale intitolato ‘Quale Hollande per l’Africa?’, ‘L’Observateur Paalga’ sottolinea che gli interrogativi per il futuro sono tanti, sia per quanto riguarda la linea che il nuovo presidente attuerà nei prossimi cinque anni in materia di immigrazione che per le relazioni bilaterali finora globalmente ambigue e sbilanciate a favore di Parigi, definite con il termine ‘Françafrique’ (‘Franciafrica’). Per il quotidiano burkinabé, il presidente uscente Nicolas Sarkozy è stato il principale responsabile della vittoria del rivale. La sua sconfitta era “prevista da tempo (…) la sua iperpresidenza era arrivata al capolinea (…) ha fatto l’unanimità contro la sua persona per i suoi comportamenti avvilenti, per il suo stile ‘bling bling’ e per il suo rapporto con il denaro” sottolinea ‘L’Observateur Paalga’ senza risparmiare critiche nei confronti dell’ex sindaco di Neuilly, rimasto fermo a 48,38%. Per tutti questi motivi, prosegue l’analisi, alla fine “il popolo abituato a tagliare la testa dei re ha fatto di Sarkozy la sua ultima vittima”.
Ma per il giornale di Ouagadougou l’elezione di un “uomo normale”, così si presenta Hollande, interviene in un contesto socio-economico molto difficile: “Lo aspettano cantieri da titano e verrà giudicato sui risultati che riuscirà ad ottenere, ma la questione è sapere se riuscirà ad attuare ‘il cambiamento ora’, suo slogan di campagna” prosegue l’editoriale, evidenziando le speranze che una vittoria socialista sta alimentando in Africa ma anche i limiti e dubbi che rischiano di ipotecare cambiamenti significativi per il continente. Se Sarkozy “non ha suscitato grande entusiasmo sul continente nero”, ricorda ‘L’Observateur Paalga’, “noi africani saremmo ingenui nel credere che con i socialisti al potere i nostri legami con Parigi diventeranno migliori. Rischiamo di essere delusi come tutti quelli che hanno creduto in Obama alla Casa Bianca”. Il giornale burkinabé fa un lungo riferimento alla “delusione dell’era Mitterrand (presidente dal 1981 al 1992) che a nome della realpolitik ha preferito la difesa degli interessi di parte e dato carta bianca a reti di potere ufficiose per tutelarli”.
Diversamente dai suoi predecessori, Hollande conosce poco il continente, con il quale non ha avuto contatti diretti. “Questo aspetto rappresenta una grande incognita ma a tempo stesso un punto di forza. Su di lui gli africani non hanno alcuno preconcetto negativo. Credo che in Africa molta gente non si faccia grandi illusioni: guarda al cambiamento ai vertici della Francia con prudenza e vigilanza ma dal neo-presidente si aspetta un rapido cambio di rotta nei rapporti diplomatici e misure correttive nel settore degli affari, per una maggiore giustizia economica a favore del continente – conclude Musila – E’ ora che alcuni errori vengano riparati”.
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