Il mondo dell’economia alimentare potrebbe essere pronta ad imboccare una strada etica a suon di tasse. “Fat tax”, questo è il provvedimento che l’Inghilterra potrebbe implementare nel proprio sistema.
E-ilmensile - Norme similari sono già state adottate da Ungheria, Francia, Danimarca e sono pronte a farlo anche Irlanda e Perù. Con quale criterio potrebbe aumentare del 20 per cento la tassazione su cibi e bevande malsane? In una perdita d’acquisto del consumatore, questo con cosa dovrebbe sostituire le sue abitudini? La strada dei sussidi per frutta e verdura è praticabile? Una ricerca medica, compiuta da Oliver Mytton e Mike Rayner del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università di Oxford, dimostra come un’eventuale introduzione di disincentivi economici verso la cattiva alimentazione, porterebbe ad una drastica riduzione di malattie cardiache, cardiovascolari e naturalmente diabetiche.
A supportare l’idea di una tassazione su questi alimenti, nonostante ci sia ancora poca chiarezza sulla tassonomia da realizzare, c’è la ricerca dell’istituto statunitense Research America, che evidenzia come, in una data mensa, l’aumento del 35 per cento del prezzo delle bevande dolcificate ne ha diminuito la vendita del ventisei per cento. A questo dato si ricollegano Myttone e Rayner segnalando che una tale flessione eviterebbe la morte, per malattie cardiache, di duemila e settecento inglesi. La reazione dell’industria alimentare non si è fatta attendere ed attraverso una dichiarazione di un responsabile della Food and Drink Federation, Terry Jones, si può cogliere tutto il disappunto:“Aumentare del 20 per cento i prezzi alimentari è semplicemente irresponsabile. Se si chiede all’industria alimentare di concentrarsi sulla qualità dei prodotti e sulle misure a tutela dei consumatori, questa risponderebbe con professionalità. Aumentare arbitrariamente le tasse su prodotti non meglio identificati è molto fastidioso”.
Il Ministro Inglese della Sanità Pubblica, Anne Milton, ha chiesto a gruppi di consumatori d’indicare, assieme ai responsabili delle aziende, di fornire una propria tabella su calorie e benefici ottenuti, per arrivare a nuove regolamentazioni ed evitare al sistema sanitario di sobbarcarsi di una bella fetta d’assistenza.
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