venerdì, maggio 18, 2012
Incontro con uno degli ultimi grandi uomini che sparsero sul suolo italiano il seme della libertà

di Silvio Foini

La Casa della Resistenza è un monumento eretto a ricordo dei valori che ispirarono la lotta di liberazione, per tener viva la lezione che viene da quel doloroso ma decisivo passaggio della storia del nostro paese che ci consentì di risorgere dalla barbarie del nazi-fascismo. Il Parco della Memoria e della Pace(16.000 mq), entro cui sorge la Casa della Resistenza, si estende accanto al luogo in cui il 20 giugno 1944 avvenne l’eccidio di Fondotoce, il più efferato delitto di massa della liberazione dell’alto novarese.

Qui incontriamo il fondatore della Casa della Resistenza, Vittorio Beltrami (nella foto col nostro Silvoi Foini). Partigiano, ottantaseienne fiero e saldo come una antica quercia, occhi profondi e penetranti che ti scrutano in fondo all’anima e trasmettono serenità e pace. Occhi che hanno veduto l’orrore del nazi-fascismo e che mai l’hanno dimenticato. Ci sono uomini davanti ai quali ti senti piccolo poiché vedi la loro grandezza promanare dalla loro persona, anche se sono schivi e riottosi alla parola. Sono uomini davanti ai quali la Patria, si inchina memore delle gesta che per lei furono capaci di compiere. Gli chiedo solo di parlare e dirmi quel che vuol dirmi. “Sono ricordi di un ottantenne che nel '44, anno centrale della Resistenza, entrava nel suo diciottesimo anno di vita, fatto uomo dalle tensioni di quel tempo dalla sera alla mattina - racconta - Accedevo ai sentieri della Resistenza filtrato da una educazione oratoriana e di Azione Cattolica, da una terra diciamo "rossa" nella quale l'antifascismo era nelle carni di larga parte della popolazione. Non c'erano remore a tale passo, ma solo qualche riflessione in chiave di approfondi-mento morale. Infatti il pensare che un cittadino potesse ribellarsi alla Dittatura era comprensibile, anzi giusto; il pensare però che uno si ribellava in quanto cristiano o cattolico passando attraverso linee di azione di guerra con una certa robustezza avrebbe potuto indurre a qualche riflessione. Sovviene però a supporto Tommaso d'Aquino, che nella Summa Teologica avverte: «Si ha il diritto di resistere ai Principi malvagi come a dei briganti». Con siffatto lasciapassare mi sono sentito tranquillo. Diveniva quindi supporto e elemento ispi¬ratore di tale scelta il pensiero che la Resistenza non poteva essere vista e giudicata solo per una somma di fatti anche eroici ignorando un aspetto sostanziale del fatto storico: la ribellione dei popoli europei, oppressi dal nazifascismo che con la tirannide, la discriminazione razziale, la guerra e i campi di concentramento aveva distrutto ogni senso di ordine umano e divino.

Ci introdusse ai sentieri della Resistenza – prosegue - don Giuseppe Annichini di Omegna, un grande sacerdote e un irripetibile uomo della Resistenza, le cui gesta salvifiche richiederebbero tantissime pagine di una pur sempre incontenibile pubblicazione. Ci introdusse con altri giovani cattolici del novarese, da Manfredda a Conti, da Calatrone e ai fratelli Salaroli. Iniziava, forse non prevedendone le dimensioni, la proposta di una forte presenza cattolica nel moto resistenziale, più individuabile in alcune formazioni, da noi la Valtoce, nel Veneto e nella Lombardia la maggioranza dei Raggruppamenti, ma altrettanto marcata anche presso le altre formazioni. Una presenza cattolica non settaria ma umana, che ha investito figure ormai affidate alla memoria storica, da Cadorna a Mons. Ossola, da Antonio a Alfredo Di Dio, da Federico Salaroli a don Giuseppe Rossi, parroco di Castiglione D'Ossola, da Edmondo Rossi a Valdo”.

Poi mi racconta episodi di azioni partigiane, di atti di eroismo estremo che non ho spazio di riportare qui ma che presto lo troveranno nel mio prossimo romanzo proprio sulla vita di questo grande uomo che, pur salito ai vertici della vita politica (fu presidente della Regione Piemonte per 5 anni), seppe mantenere sempre quell’onestà di intenti che oggi purtroppo latita in molti politici attuali. Uomini veri ed integri di questo livello non se ne trovano quasi più. Chi ha le leve del potere fra le mani dovrebbe riflettere e fare un esamino di coscienza: sarei disposto a mia volta a donare la vita per l’Italia? Nel caso la risposta fosse negativa ci sarebbe una sola via da seguire: dimettersi da ogni incarico. L’Ossola è fiera di aver dato i natali a Vittorio Beltrami, ed io fiero di appartenere a quella terra.

Sono presenti 3 commenti

Anonimo ha detto...

Spero sia letto da molti. Questi articoli rinforzano la speranza che dopo venga un tempo migliore. Complimenti al solito Foini

Anonimo ha detto...

E' un argomento che i giovani devono conoscere ed approfondire affinchè quei tempi di violenza e di terrore non tornino , se solo conoscessero la sofferenza provocata da certe ideologie, non andrebbero ad imbrattare i muri con i segni di quel passato.Io ero molto piccola allora, ma i miej hanno sofferto, e, fortunatamente siamo tutti sopravvissuti.

Anonimo ha detto...

La Germania si é sempre sentita padrona del mondo anche se poi i leoni sono stati gli altri. Ci stanno riprovando con l'arma della finanza. Finiranno a schifio anche stavolta.
Mettiamo in atto la nuova Resistenza.

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