martedì, maggio 08, 2012
“Perché siano promosse nella società iniziative che difendano e rafforzino il ruolo della famiglia”: è l’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per il mese di maggio, che sarà contraddistinto proprio dal Congresso mondiale delle famiglie e Milano. Alessandro Gisotti ha chiesto una riflessione su questa intenzione di preghiera al presidente del Forum per le Famiglie, Francesco Belletti: ascolta 

Radio Vaticana  R. – Questa era una richiesta che risuonava già dalla Familiaris Consortio nell’81: questa necessaria   attenzione della società al futuro della famiglia, perché la famiglia è - sia nella dinamica della Salvezza cristiana, sia nella logica umana – il primo ed insostituibile luogo di custodia della divinità dell’umano. Chiedere quindi che anche la società sostenga la famiglia, significa richiedere l’umanità, la libertà e la dignità di ciascuno. Questa intenzione del Papa intercetta anche una responsabilità di ciascuno di noi. 

D. – Le famiglie oggi più che mai hanno una grande responsabilità. 

R. – Sì, abbiamo una doppia responsabilità, oggi. Una è quella della testimonianza e della vita cristianamente vissuta. Evidentemente, ogni nostra famiglia deve essere una piccola chiesa domestica, deve saper essere un luogo di conversione di santità nella fatica quotidiana
– da genitori, da figli, da anziani – testimoniando che la salvezza è possibile per tutti. E l’altra responsabilità probabilmente più nuova – più di questi ultimi nostri tempi – è quella di chiedere e di farsi sentire come attori della politica e della vita sociale. Non basta vivere bene la propria esperienza familiare, bisogna anche "fare pressione" sulla famiglia. In questo senso le associazioni familiari, i forum, tutta questa creatività di famiglie che si mettono insieme per chiedere politiche più efficaci, sono uno dei modi con cui essere responsabili per il bene comune. 

D. – Il Beato Wojtyla affermava che il "futuro dell’umanità passa attraverso la famiglia". Questo è ancora più vero oggi in tempo di crisi. Una crisi che non è solo economica, anzi probabilmente è prima antropologica, culturale e poi economica... 

R. – Sì, anche nel nostro Paese abbiamo visto che davanti ai colpi di una crisi, che ha appunto tutte queste dimensioni, è la famiglia l’ultimo e più affidabile luogo di custodia dell’umano. Senza la capacità delle nostre famiglie di fare sacrifici, di accogliere le persone fragili, gli effetti della crisi sarebbero stati ancora più devastanti. Peraltro, questo ci dice anche, che alle famiglie non si può solo chiedere. Occorre che la grande fatica delle famiglie sia intercettata da un grande sforzo della società. Per questo, torniamo a quel tema di prima: la nostra responsabilità di famiglie cristiane è anche quella di farci sentire a livello sociale e politico, come rappresentanza. 

D. – Il Congresso mondiale delle famiglie di Milano si avvicina. Quali sono le sue speranze per questo grande evento ecclesiale? 

 R. – Io ho un’aspettativa personale molto forte, ma la cosa più importante che ho nel cuore è che finito l’evento si cominci: che cioè non sia un appuntamento bello, di popolo, di massa – come sarà sicuramente – e invito tra l’altro tutte le famiglie italiane a fare i conti con questo appuntamento. Vediamoci a Milano, perché è importante testimoniare anche l’esistenza di un popolo nelle famiglie, ma soprattutto mi aspetto un grande mandato da Benedetto XVI, mi aspetto un compito che dal giorno dopo ogni famiglia possa concretizzare. Sul tema famiglia-lavoro-festa è facile pensare ai compiti della famiglia, soprattutto per riscoprire quel tempo della festa che è la memoria di Dio, ma è anche il tempo dello stare in famiglia, delle relazioni, perché non tutto sia commercio, non tutto sia merce e non tutto sia lavoro. Mi aspetto un compito!

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