Aumenta la cementificazione delle aree naturali più delicate del Bel Paese, abbruttito per la continua costruzione di ecomostri
Il 20 maggio si svolgerà la “Festa delle Oasi” che rientra nella campagna “Salviamo il profilo fragile dell’Italia” promossa dal WWF. Il progetto nasce “sotto il segno del fratino”, una specie protetta di uccello che nidifica sulle spiagge, quindi lungo tutto il perimetro della nostra penisola. I volatili hanno un colore simile a quello della sabbia dove si mimetizzano e vicino all’acqua scavano delle buche per deporre le loro uova. La presenza del fratino nell’ecosistema marino garantisce un ottimo stato di salute delle spiagge e del mare mentre la loro assenza fa scattare una sorta di allarme: ecco perché l’associazione ambientalista promuove questa iniziativa, in grado di focalizzare i tratti di costa più a rischio a causa dell’eccessivo consumo di suolo, dell’abusivismo edilizio, della cementificazione degli alvei, del disboscamento dei versanti collinari e montuosi.
I luoghi naturali di particolare bellezza paesaggistica sono diventati prediletti per i costruttori senza scrupoli, che si impossessano illegalmente di zone protette creando un vero e proprio scempio ecologico. Fra l’altro spesso queste aree risultano essere a rischio idrogeologico, sismico, franoso e di smottamento. Molti complessi edilizi sono definiti “ecomostri”, termine ideato da Legambiente per quegli edifici ritenuti incompatibili con l’ambiente circostante. Fra questi citiamo: l’Hotel Fuenti, che sorgeva a Vietri sul Mare, sulla costiera amalfitana, demolito ma non del tutto nel 1999; l’albergo La Sonrisa, esteso su 40.000 metri quadrati in località Sant’Antonio Abate a Napoli e sorto in una zona protetta dai vincoli paesaggistici; sempre nel capoluogo campano c’è l’Albergo Alimuni, nella penisola sorrentina, mentre ad Agrigento, in Sicilia, ci sono le palazzine di Lido Rossello; a Catanzaro, in Calabria, c’è la Palafitta di Falerna Scalo e a Foggia, in Puglia, ci sono le villette di Torre Mileto; infine nel Parco delle Cinque Terre c’è lo “scheletrone” di Palmaria.
Questo elenco cita solo una minima parte delle costruzioni abusive che però sembrano essere “fantasmi” per lo stato. Ad oggi si contano, infatti, 1.081.698 unità immobiliari che appartengono a questa categoria. Il dato è stato pubblicato dall’Agenzia del Territorio in seguito ad un’attività di regolarizzazione dei fabbricati mai dichiarati al Catasto. La lista poi degli ecomostri, è lunga ma grazie all’intervento delle associazioni e alle battaglie dei cittadini molti edifici sono stati abbattuti. Gli interventi messi in atto per contrastare il fenomeno sono molteplici; in particolare l’iniziativa “Festa delle Oasi” del WWF tende a sensibilizzare i cittadini al problema presentando anche dei dati decisamente importanti: 800 km di costa italiana risultano aver subito dei danni, solo il 30% è allo stato naturale mentre il 50% dei litoranei è compromesso, il 42% è colpito da erosione costiera, l’80% è composto da dune scomparse ma l’informazione più allarmante è che il 60% degli italiani vive sulle coste, con un rischio altissimo.
Massimo Gargano, presidente dell’Anbi (Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazione), dichiara che per salvare l’80% dei comuni a rischio occorrono 2.943 interventi per un valore di 6.812 milioni di euro. Occorre quindi cautelarsi con delle politiche di prevenzione e di informazione, proprio come la campagna promossa dal WWF, che vi aspetta il 20 maggio alle Cesine, nel Salento, a Golena di Panarella, in Veneto, e a Scivu ad Arbus, in Sardegna.
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