mercoledì, maggio 30, 2012
Liberare il lavoro dalle mafie e dallo sfruttamento. Promosso da Flai Cgil, la presentazione giovedì 31 maggio a Roma al Cafè de Paris.  

Liberainformazione - Un osservatorio per approfondire e contrastare le infiltrazioni mafiose nel settore agricolo e industriale. Un osservatorio denunciare e affossare il fenomeno del caporalato. Un osservatorio per tenere viva la memoria di Placido Rizzotto, e di chi come lui ha fatto della lotta alle mafie e per il lavoro una ragione di vita e di libertà. Questi sono gli intenti dell'iniziativa del 31 maggio a Roma, un appuntamento promosso dalla Flai Cgil alle 11.30 al Cafè de Paris, per presentare l'Osservatorio contro le infiltrazioni mafiose e il caporalato nel settore agricolo e industriale.

Pochi giorni dopo la celebrazione dei funerali di Stato per il sindacalista corleonese assassinato dalla mafia del feudo 64 anni fa, in un 2012 denso di battaglie per la legalità economica e democratica, la Flai non poteva scegliere simbologia più efficace, intitolando proprio a Placido Rizzotto – e alla sua memoria che vive in noi attraverso il nostro impegno quotidiano – uno strumento importante come l'Osservatorio. Tanti i sindacalisti coinvolti, espressione di diversi territori, ma anche tante le personalità che hanno deciso di aderire e sostenere l'impegno della Flai per la legalità, quest'ultima individuata come principale motore per la difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, ma anche presupposto di qualità e crescita del settore agricolo e industriale da sempre condizionato negativamente dalla presenza mafiosa.

Magistrati, esponenti delle Forze dell'Ordine, giornalisti e rappresentanti della società civile costituiranno – al fianco dei tanti sindacalisti – il cervello operativo dell'Osservatorio, supportandone l'azione attraverso un folto e qualificato Comitato Scientifico presieduto da una personalità di assoluta autorevolezza e credibilità nella difficile battaglia alle organizzazioni mafiose, il procuratore della Repubblica di Torino Giancarlo Caselli.

Partecipano, tra gli altri, rappresentanti della Direzione Nazionale Antimafia, magistrati impegnati sul territorio, giornalisti d'inchiesta che da anni lavorano sul fenomeno delle agromafie, dei crimini contro l'ambiente e del caporalato. Ci sono poi esperti in gestione dei beni e aziende sequestrate e confiscate – impegnati nella difficile opera di sostegno alle cooperative antimafia – professori universitari e rappresentanti del Corpo Forestale dello Stato, interlocutore istituzionale fondamentale per rafforzare l'azione di denuncia del sindacato.

L'Osservatorio, dunque, si è posto obiettivi ambiziosi, certo, ma soprattutto concreti: un monitoraggio quotidiano – a partire proprio dal territorio – sulle tante forme di illegalità nel settore agricolo e industriale, sulle forme di infiltrazione delle organizzazioni mafiose nella filiera produttiva, commerciale e nella logistica. Tutto ciò sarà possibile grazie ad una pagina internet dedicata, (accessibile dal sito www.flai.it), dove saranno caricate di volta in volta tutte le news territoriali e nazionali sul tema, le proposte e le iniziative dell'Osservatorio.

L'obiettivo, però, è più alto e di più lungo periodo. L'Osservatorio avrà il compito di promuovere soluzioni legislative e operative per contrastare l'infiltrazione mafiosa nel settore, valorizzare e premiare le esperienze virtuose, sostenere chi denuncia l'illegalità nella filiera produttiva e nell'intermediazione della manodopera. Per fare tutto ciò, entro e non oltre la fine del 2012, l'Osservatorio promuoverà il primo rapporto nazionale Agromafie, un dossier che vedrà la partecipazione di tutti i soggetti aderenti all'Osservatorio con l'obiettivo di promuovere una sintesi del lavoro svolto dalle singole componenti, delle buone pratiche e delle sinergie attuate e possibili.

In merito alle Agromafie l'ultima relazione della Direzione Nazionale Antimafia ha emanato una sentenza impietosa, affermando che: “le organizzazioni mafiose sono in grado di controllare una filiera che va dall’accaparramento dei terreni agricoli, all’intermediazione all’ingrosso dei prodotti, dal trasporto allo stoccaggio fino all’acquisto ed all’investimento in centri commerciali”. L’esercizio del controllo economico delle mafie in questo settore, dunque, è sempre più sofisticato e spesso è inserito nel circuito dell’economia legale.

Eclatante è il caso – accertato dalla magistratura e dalla polizia giudiziaria nell’inchieste “Bilico” e “Sud Pontino” – di una presenza trasversale delle organizzazioni criminali nella commercializzazione all’ingrosso dei prodotti e nel borsino alimentare. Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Stidda e Casalesi, quindi, sono equamente presenti nei mercati ortofrutticoli, in particolare di: Gela, Vittoria, Catania, Palermo, Pagani, Giugliano, Fondi e Milano. Le mafie in agricoltura – a differenza di altri settori – non sono in concorrenza tra di loro ma si spartiscono equamente i proventi illeciti, mettendo da parte le guerre tra clan e utilizzando la diplomazia.

In sostanza fanno “cartello” determinando – sempre secondo gli inquirenti – un’alterazione del mercato tale da determinare quasi un monopolio all’insaputa di migliaia di persone coinvolte (a partire dai lavoratori e dalle lavoratrici). Sono una zavorra ingiustificata che sottrae risorse a chi lavora e a chi produce. Una presenza pervasiva e strutturata, che poco ha a che vedere con l'estorsione o il condizionamento, ed è più simile al radicamento e nella gestione diretta della filiera tramite società di comodo.

Sul tema del Caporalato, nonostante l'importante intervento legislativo sollecitato attraverso la campagna “Stop Caporalato” che ha portato alla modifica dell'art. 603 del c.p., la DNA – sempre nella sua relazione annuale – affronta con chiarezza il tema, affermando: “al sud la massima parte della selezione al lavoro è per canali informali e quello per eccellenza è la criminalità organizzata, mentre dovrebbe essere esclusiva la modalità del governo pubblico del mercato del lavoro al fine di sterilizzare fenomeni di sfruttamento (si segnalano indagini della DDA di Lecce sullo sfruttamento di immigrati impegnati nella raccolta nei campi del Salento), ma anche nelle zone più floride del Nord del paese, dove la criminalità tende a spartirsi l’intermediazione illegale di manodopera di lavoratori da impegnarsi in attività agricola (vendemmia, raccolta di frutta).

Come più volte denunciato dalla Flai – Cgil la norma introdotta lo scorso agosto, ha sì modificato in senso positivo la precedente legislazione, ma ha deciso di non affrontare la necessità di intervenire anche sulle imprese che decidono di avvalersi dei caporali, usufruendo di notevoli vantaggi dal punto di vista dei costi del lavoro, riducendo però spesso i lavoratori e le lavoratrici in condizioni di schiavitù e incondizionata subordinazione.

Al momento, a meno di un anno dall'approvazione della norma, sembra prematuro fare un bilancio, ma già possiamo affermare sulla base dei dati a disposizione (17 persone denunciate fino al 30 marzo 2012) che l'effetto della norma così prevista rischia di essere poca cosa rispetto alla dimensione del fenomeno. È necessario creare una sinergia giusta tra istituzioni, sindacati e società civile per stimolare migliorie legislative e premialità (ad esempio permesso di soggiorno per i migranti) per chi assume su di sé l'onore della denuncia.

L'osservatorio intitolato a Placido Rizzotto ha proprio questo obiettivo: tenere viva la memoria del sindacalista corleonese realizzando il suo sogno, liberare il lavoro dalle mafie e dallo sfruttamento, come presupposto fondamentale per la dignità e la libertà di tutti e di ciascuno.

* Rassegna sindacale


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