giovedì, maggio 03, 2012
Gli ultimi dati dell’Istat raccontano di un ritorno degli italiani ai lavori agricoli

di Silvio Foini

In un precedente articolo (clicca qui) avevamo scritto dell’allarme lanciato dalla Coldiretti, che affermava esserci necessità di almeno 35mila lavoratori extracomunitari stagionali per la raccolta ortofrutticola. Noi ci eravamo chiesti se con tutta la disoccupazione imperante avessimo davvero bisogno di tale manodopera. Nell’articolo si leggeva: “Se un paese come il nostro che dovrebbe risorgere dalle proprie ceneri rifiuta il lavoro perché troppo pesante e non molto qualificante, il buon Monti di gatte da pelare ne ha davvero troppe. Questo tempo che stiamo vivendo ricorda molto da vicino il secondo dopoguerra, quando i padri di famiglia si prestavano in tutti i modi all’impegno di portare a casa la michetta per mogli e figli. Oggi è sicuramente più comodo cercare il sostegno sociale da parte di uno stato che non ha più risorse nemmeno per sé, che taglia le pensioni a chi ha sempre lavorato e che fra poco, avanti di questo passo, si dovrà vedere sempre più vicino alla Grecia a domandare prestiti”.

Ebbene, probabilmente qualche riflessione è stata poi fatta, e positivamente: c’è un forte riavvicinamento alla terra. Il Sole 24 ore di oggi ci fa sapere che, anche se in Italia c’è poco lavoro, la buona vecchia agricoltura torna a interessare la marea di disoccupati italiani, e a farne le spese sono appunto gli stagionali extracomunitari. Stando agli ultimi dati dell’ISTAT sull’occupazione del mese di marzo, si sta registrando un notevole aumento di richieste delle assunzioni nel settore agricolo da parte di lavoratori che hanno perduto il posto e cercano qui un’opportunità di guadagno. Si parla di circa venticinquemila posti di lavoro: il ritorno all’agricoltura, depauperata fortemente dalle migrazioni rurali verso le città dell’ultimo dopoguerra, potrebbe garantire stabile occupazione per moltissime famiglie.

La crisi quindi influirà sul ritorno di ampie fasce della popolazione alla terra, che tornerà ad offrire lavoro stabile e sicuro. Forse si ripeterà il percorso inverso rispetto a quello che si fece negli anni ‘50 e ‘60. Con buona pace del progresso industriale che, alla fine, ha fatto moltissimi danni…

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