Forecast the Facts: «Autocensura per evitare le critiche dei negazionisti climatici»
GreenReport - "Frozen Planet" è una magnifica serie di documentari, trasmessa da Discovery Channel, e che è già stata vista da milioni di telespettatori, ma l'associazione Forecast the Facts ha consegnato alla Discovery Communications una petizione firmata da oltre 10.000 persone accusandola di aver censurato le vere ragioni dei pericoli che corrono gli ambienti artici ed antartici. Il direttore delle campagne di Forecast the Facts, Daniel Souweine, ha detto: «E' inaccettabile che il più grande produttore al mondo di media non-fiction realizzi un programma sul cambiamento climatico che in realtà non parla del perché il clima stia cambiando». Nella petizione inviata a Discovery Channel si legge: «Siamo profondamente delusi dalla vostra decisione di non spiegare la scienza e le cause umane del riscaldamento globale nell'episodio "On Thin Ice", della vostra serie Frozen Planet. In quanto leader mondiale della programmazione ambientale, la decisione invia un messaggio pericoloso alle media companies di tutto il mondo: che è meglio autocensurarsi per evitare le critiche da parte dei negazionisti del global warming. Vi chiediamo di riconoscere immediatamente questo errore e di attuare una revisione di tutta la programmazione di Discovery per assicurare che nessuna di tali autocensure accada di nuovo». Forecast the Facts è preoccupata perche la decisione di Discovery di sorvolare sulle cause antropiche dello scioglimento dei ghiacci ai Poli giunge in un momento in cui gli scienziati tornano a chiedere di interventi concreti e urgenti per contrastare il cambiamento climatico. Il primo maggio a Washington, a pochi chilometri dal quartier generale del Discovery Channel, si è discusso delle conseguenze del global warming nella regione artica durante la conferenza "Governance, Security, Economy and the Ecosystem of the Changing Arctic", organizzata dall' American Geophysical Union, e Forecast the Facts sottolinea «Purtroppo, il lavoro di questi scienziati per informare i policymaker è stato ostacolato da coloro che, sostenuti dalle corporation, negano la minaccia dell'inquinamento del clima. E che Discovery abbia evitato la scienza climatica in Frozen Planet sembra essere una risposta diretta al movimento negazionista». Cosa che non sembra negare nemmeno Vanessa Berlowitz, che ha prodotto insieme alla Bbc la serie di documentari, che ha detto al New York Times: «Non volevamo che la gente dicesse: "Non guardare questo spettacolo perché è tagliato sul cambiamento climatico"» e che parlare delle ragioni antropiche del riscaldamento dei poli «Avrebbe minato la forza di un documentario oggettivo». Souweine ribatte: «La verità non è qualcosa che può avere una "inclinazione" all'autocensura su Discovery Channel» perché «Rischia di turbare i teorici della cospirazione e la propaganda di chi nega la scienza climatica». Inoltre la Discovery Communications dice esplicitamente che la sua mission è quella di fornire «Un contenuto della più alta qualità» che «Intrattiene, impegna e illumina» i suoi spettatori. «La decisione di evitare Frozen Planet qualsiasi menzione della conclusione centrale della scienza climatica, che i gas serra derivano dal consumo dei combustibili fossili stanno riscaldando il pianeta, è ben lungi di tale missione - dicono a Forecast the Facts - Inoltre, i produttori di Frozen Planet hanno dichiarato di sentire l'"imperativo morale" di registrare filmati nell'Artico, perché sta cambiando così rapidamente. Se fossero veramente interessati a prevenire la distruzione della regione artica da parte del global warming, avrebbero detto ai loro spettatori perché sta accadendo e che cosa possono fare al riguardo». Della petizione se ne è occupato anche un altro famoso giornale Usa, il Washington Post, che scrive: «Il global warming ed i cambiamenti climatici sono alcuni dei temi che più dividono la politica americana, suscitando dibattiti al Congresso, su Internet e nei salotti. Discovery ha eluso la questione nei 6 episodi della serie che si è conclusa il 22 aprile con "On Thin Ice", che ha esaminato l'effetto dell'"aumento delle temperature" e del "ritiro dei ghiacciai"». La cosa strana davvero è che gli spettacolari documentari avevano il dichiarato intento di far conoscere al maggior numero di persone possibile queste «Magnifiche parti del mondo», prima che cambino per sempre a causa del cambiamento climatico. La Berlowitz ha detto imbarazzata al Washington Post: «La nostra speranza era quella che, portando queste immagini drammatiche di un cambiamento di grandi dimensioni ad un pubblico globale, anche quelli non disposti ad accettare il consenso scientifico sul fatto che gli esseri umani sono responsabili del livello senza precedenti dei cambiamenti climatici non potevano più ignorarlo». Christopher Palmer, direttore del Center for environmental filmmaking dell'American University ed autore di "Shooting in the Wild", non è d'accordo con Forecast the Facts: «Chi critica chiede troppo ad una operazione commerciale come quella di Discovery. In un mondo ideale, "'On Thin Ice" avrebbe incluso una spiegazione del modo in cui gli esseri umani stanno bruciando troppo petrolio e carbone e mettendo in pericolo il pianeta, ma è come sperare che tutti i nostri politici agiscano per il bene del Paese, invece che per il proprio interesse personale». Palmer è più preoccupato del fatto che Discovery Channel non mandi in onda "On Thin Ice" su tutti i network perché teme che abbia bassi ascolti: «C'è un limite a quel che il "ratings-driven" di una media company commerciale può realizzare in un ambiente altamente competitivo». . Ma gli ambientalisti rispondono che «Nascondere la verità per placare i negazionisti non è accettabile. L'idea che sia necessario nascondere la verità per opportunismo politico o per il profitto aziendale è totalmente inaccettabile».
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