Nel 2011, 1.788 cittadini americani hanno rinunciato alla cittadinanza. Un numero relativamente basso, ma molto alto se si pensa che è uguale alla somma di chi vi ha rinunciato nel 2007, 2008, 2009

E-ilmensile - I cittadini degli Stati Uniti vengono tassati ovunque si trovino nel mondo, unico Paese all’interno dell’Ocse. Per questo, la crisi ha portato molti a prendere una decisione drastica: rinunciare alla cittadinanza per evitare di pagare le tasse. Dei 34 Paesi membri dell’Ocse, gli Stati Uniti sono gli unici a mantenere una politica fiscale ‘imperialista’: fino a che si è cittadini Usa, non importa dove si trasferisce la residenza o per chi si lavora: bisogna pagare le tasse al fisco statunitense.

Le ganasce del fisco si stringono soprattutto sui cittadini benestanti: milionari e miliardari, che si sono volontariamente cancellati dall’anagrafe americano per non essere preda dell’Irs, l’Internal Revenue Service, la cui commissione interna di verifica ha recentemente pubblicato un rapporto che spiega come “per alcuni contribuenti statunitensi all’estero, gli adempimenti sono così confusi e gravosi che li fanno rinunciare alla cittadinanza”.

Chi ha un conto in banca con almeno diecimila dollari deve riempire un modulo nel quale deve specificare quali sono tutti gli altri conti aperti all’estero, inclusi quelli condivisi con la propria moglie o figli. Le istituzioni finanziarie straniere sono tenute a fornire all’Irs informazioni sui loro clienti statunitensi. Quelle inadempienti, sono soggette a una detrazione del 30 percento sui loro investimenti, o sulle loro azioni, in compagnie americane.
Solo quest’anno, circa 6,3 milioni di cittadini americani all’estero dovranno pagare le tasse.