“Proteggere i minori dalla povertà è la caratteristica fondamentale di una società civile”, si legge nell’ultimo rapporto dell’Unicef sulla povertà infantile, prevista in aumento nei Paesi ricchi a causa dell’austerità e dai tagli imposti dai governi in seguito alla crisi economica
E-ilmensile - Tra i trentacinque Paesi più sviluppati del mondo, secondo i dati Unicef, gli Stati Uniti sono quello con il maggior tasso di bambini e adolescenti poveri* (il 23,1 per cento), secondi solo a una nazione est-europea tristemente nota per la piaga dei bambini di strada come la Romania (dove il tasso è del 25,5 per cento). L’Italia figura al settimo peggior posto (con un tasso del 15,9 per cento). In totale, nelle nazioni più ricche del pianeta i minorenni poveri sono 30 milioni. “La comparazione tra Stati nelle medesime condizioni economiche – ha dichiarato Gordon Alexander, direttore dell’ufficio ricerche dell’Unicef, presentando il rapporto – dimostra che la povertà infantile non è un fenomeno inevitabile, ma dipendente dalle politiche governative, e ci sono Paesi che fanno molto meglio di altri nella protezione dei bambini più vulnerabili. Fallire su questo fronte è il più costoso errore che una società possa commettere”.
Secondo l’Unicef, le misure di austerità e i tagli alla spesa sociale adottati dai governi in seguito alla crisi avranno presto un impatto tremendo sul livello di povertà infantile, producendo “un’inversione dei progressi compiuti negli ultimi anni”. Il rapporto cita previsioni britanniche secondo le quali il tasso di povertà infantile, finora in costante calo, ricomincerà a salire nel 2013 tornando ai livelli di vent’anni fa”.
“Per la sua natura e la sua vulnerabilità – si legge nelle conclusioni del rapporto Unicef – l’infanzia chiede a una società civile che i bambini e gli adolescenti siano i primi a essere protetti, invece che gli ultimi a essere presi in considerazione. E l’impegno a proteggerli va mantenuto tanto nei periodi positivi quanto in condizioni avverse: dev’essere assoluto, non contingente”.
“La responsabilità delle flessioni economiche e della disoccupazione – chiude il documento – non possono ricadere sui bambini e sugli adolescenti. Una società incapace di aiutare i genitori nel delicato compito di proteggere l’infanzia dei loro figli è una società che fallisce nei confronti dei suoi componenti più vulnerabili. Ma è anche una società destinata ad
accumulare problemi sociali ed economici che si riveleranno pressoché irrisolvibili negli anni immediatamente a venire”.
di Enrico Piovesana
E-ilmensile - Tra i trentacinque Paesi più sviluppati del mondo, secondo i dati Unicef, gli Stati Uniti sono quello con il maggior tasso di bambini e adolescenti poveri* (il 23,1 per cento), secondi solo a una nazione est-europea tristemente nota per la piaga dei bambini di strada come la Romania (dove il tasso è del 25,5 per cento). L’Italia figura al settimo peggior posto (con un tasso del 15,9 per cento). In totale, nelle nazioni più ricche del pianeta i minorenni poveri sono 30 milioni. “La comparazione tra Stati nelle medesime condizioni economiche – ha dichiarato Gordon Alexander, direttore dell’ufficio ricerche dell’Unicef, presentando il rapporto – dimostra che la povertà infantile non è un fenomeno inevitabile, ma dipendente dalle politiche governative, e ci sono Paesi che fanno molto meglio di altri nella protezione dei bambini più vulnerabili. Fallire su questo fronte è il più costoso errore che una società possa commettere”.
Secondo l’Unicef, le misure di austerità e i tagli alla spesa sociale adottati dai governi in seguito alla crisi avranno presto un impatto tremendo sul livello di povertà infantile, producendo “un’inversione dei progressi compiuti negli ultimi anni”. Il rapporto cita previsioni britanniche secondo le quali il tasso di povertà infantile, finora in costante calo, ricomincerà a salire nel 2013 tornando ai livelli di vent’anni fa”.
“Per la sua natura e la sua vulnerabilità – si legge nelle conclusioni del rapporto Unicef – l’infanzia chiede a una società civile che i bambini e gli adolescenti siano i primi a essere protetti, invece che gli ultimi a essere presi in considerazione. E l’impegno a proteggerli va mantenuto tanto nei periodi positivi quanto in condizioni avverse: dev’essere assoluto, non contingente”.
“La responsabilità delle flessioni economiche e della disoccupazione – chiude il documento – non possono ricadere sui bambini e sugli adolescenti. Una società incapace di aiutare i genitori nel delicato compito di proteggere l’infanzia dei loro figli è una società che fallisce nei confronti dei suoi componenti più vulnerabili. Ma è anche una società destinata ad
accumulare problemi sociali ed economici che si riveleranno pressoché irrisolvibili negli anni immediatamente a venire”.
di Enrico Piovesana
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