martedì, giugno 05, 2012
Gli attivisti anti-regime siriani a Doha (Qatar) per contrastare l’insediamento del nuovo Parlamento siriano voluto da Bashar al-Assad

di Mariangela Laviano

Durante il suo recente discorso in occasione dell’insediamento del nuovo Parlamento siriano, il presidente, o più precisamente il dittatore, Bashar al-Assad ha esordito dichiarando che la grave situazione della Siria non è il risultato di una crisi di tipo politico ma piuttosto di una serie di complotti stranieri o, in altre parole, di una evidente pressione internazionale che detta gli eventi in Siria. Queste parole, tanto dure quanto esplicite, sembrano essere una risposta all’intervento di Kofi Annan, inviato dell’Onu e della Lega Araba, che aveva denunciato il rischio di “una guerra civile a tutto campo”. In seguito a ciò, Bashar ha anche colto l’occasione per negare qualsiasi coinvolgimento nel massacro di Hula, avvenuto il 25 maggio, in cui furono uccisi 108 siriani, tra cui molti bambini, definendolo “una carneficina mostruosa e abominevole”. La sua voce si fa più dura quando sottolinea che non ci sarà nessun cedimento o nessuna clemenza nella lotta al terrorismo, neppure un minimo dialogo con gli oppositori che hanno legami con l’estero.

Certo è che queste parole non convincono proprio nessuno, tantomeno un centinaio di attivisti anti-regime siriani che fino all’8 giugno si incontreranno a Doha, in Qatar, per lanciare un messaggio di libertà raccontando la tragedia che sta vivendo il loro Paese e proponendo performance artistiche di vario genere: dalla fotografia alla musica fino alla poesia. L'evento coincide con la riunione, sempre a Doha, dei rappresentanti dei paesi membri della Lega Araba chiamati a discutere proprio della questione siriana. Il Qatar è accusato dal regime siriano di essere, assieme all'Arabia Saudita e alla Turchia, il principale fautore del complotto ordito ai danni della Siria per indebolire il suo ruolo di resistenza contro Israele. Molti degli artisti che si esibiranno a Doha sono fuggiti dalla Siria nei mesi scorsi e vogliono dare prova della loro solidarietà a chi ancora lotta per la libertà nel proprio Paese. Altri invece intendono far capire all'estero che i cittadini siriani, che da oltre un anno protestano contro il regime, non sono terroristi o estremisti religiosi, ma gente pacifica che chiede di vedere i propri diritti riconosciuti.

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

1) se Assad è un dittatore non c'era bisogno di un Parlamento. 2) gli attivisti si inontrano nel Qatar: ma lo sapete che il Qatar è una monarchia assoluta? 2) Gli attivisti non sono gente pacifica perchè hanno un esercito belligerante, e sono presenti in esso tutte le sigle dell'estrmismo islamico. Ha detto il capo degli Osservatori ONU alla adiotelevisione irlandese: Maj Gen Mood said: ''We are pretty sure, through our dialogues, that there are supplies of both money and weapons and also presence of other parties on [the] ground.''

''They have not come from the villages in Syria. We believe we have seen parties from outside Syria contribute to the spiral of violence in a very non-constructive way.''

saluti

Giovanni

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