domenica, giugno 03, 2012
La crescente domanda di fonti energetiche rinnovabili ha favorito lo sfruttamento dell'energia eolica e fotovoltaica, suscitando però un acceso dibattito sulle ripercussioni sul paesaggio di tali impianti.  

Almanacco della Scienza - CNR - Non pongono invece questo problema le turbine posizionate in acqua che utilizzano le correnti marine per produrre elettricità. Tale soluzione, caratterizzata da estrema efficienza, richiede l'individuazione di siti idonei, posti a distanza dalla costa e a profondità tali da rendere sicura, oltre che tecnologicamente ed economicamente fattibile, l'installazione dell'impianto. In questo contesto, il progetto Priamo (Pianificazione, ricerca e innovazione in un ambiente marino orientato), finanziato dalla Commissione Europea e coordinato dal dipartimento di Biologia animaleed ecologia marina dell'Università di Messina, propone metodologie in grado di individuare l'idoneità potenziale di siti per l'installazione di turbine sottomarine. Priamo ha identificato in Italia, in particolare nello Stretto di Messina, una delle aree ideali per tali opere.

"Le correnti marine presenti nei pressi della Sicilia saranno studiate utilizzando modelli numerici a calcolatore realizzati dal nostro Istituto a Oristano", spiega Alberto Ribotti dell'Istituto per l'ambiente marino costiero (Iamc) del Cnr di Oristano. "L'intero sistema numerico è composto da diversi modelli di previsione a sempre maggiore risoluzione spaziale, innestati uno nell'altro, e produce dati giornalieri dei principali parametri oceanografici in 3D (www.seaforecast.cnr.it)".

La prima campagna in mare del progetto, Ichnussa 2012, è stata realizzata dall'Iamc-Cnr di Oristano e Messina e dall'Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di La Spezia e Venezia. Utilizzando la nave oceanografica Urania, è stato caratterizzato morfologicamente il fondale nel quale dovrebbe essere posizionata la turbina mediante acquisizione di dati batimetrici con Multibeam ad alta risoluzione.

I risultati ottenuti sono relativi alla parte settentrionale dello Stretto di Messina, versante siciliano, di fronte alla spiaggia di Ganzirri, una zona con profondità variabile tra 25 e 90 metri. Per la verifica del corretto funzionamento dei modelli, sarà posizionato un ormeggio fisso e acquisiti ulteriori dati di corrente nello Stretto.

"Dall'Iamc-Cnr e dall'Università di Messina sarà inoltre realizzato uno studio ambientale dettagliato dei fondali per valutarne la pendenza, la presenza di biocenosi bentoniche (comunità di organismi acquatici) e la capacità portante della zona interessata a profondità di 30-50 metri", conclude il ricercatore. "Sarà infine verificata l'eventuale presenza e distribuzione nell'area di specie protette come la 'Posidonia oceanica' e la 'Pinna nobilis'".

Marcello Mutalipassi

Fonte: Alberto Ribotti, Istituto per l'ambiente marino costiero, TORREGRANDE-ORISTANO, tel. 0783/229137, email alberto.ribotti@cnr.it

Fonte: Mireno Borghini, Istituto di scienze marine, Pozzuolo di Lerici, email mireno.borghini@sp.ismar.cnr.it


È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

a mio modesto avviso tutto c'iò che si fa per migliorare l'inquinamento sia molto importante

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