mercoledì, giugno 06, 2012
Il terremoto è un evento difficile da gestire anche per gli adulti. Quanto più per i bambini?

di Nadia Velardo

Corrono tra le lunghe file di tende azzurre, giocano e sembrano tranquilli. Poi però capita che siano inappetenti, o che la notte non riescano a dormire. Hanno visto la loro casa, il loro nido, trasformarsi in un nemico, un mostro pronto ad inghiottirli. Hanno sentito il rumore sordo del sisma e le grida spaventate delle persone intorno a loro. Oltre ai danni alle case, ci sono le macerie interiori da buttare fuori. Nei grandi, come nei piccini.

I bambini hanno comunque una grande capacità di resistenza e, dicono gli psicologi, reagiscono al trauma nella misura in cui vedono reagire gli adulti. Gli esperti sottolineano come per i piccoli sia importante sapere che intorno a loro esiste una rete di persone in grado di aiutarli, anche in un evento così terribile come il terremoto. Diventa importantissimo, quindi, il ruolo dei volontari-animatori che portano un sostegno ludico, umano e psicologico. Tra loro c’è Capitan Gioia, alias Italo Cassa, che però sottolinea: «Il capitano è un personaggio che tutti possono impersonare con il coraggio delle buone azioni, scegliendo la via della gioia per aiutare chi è in difficoltà».

Italo è il fondatore della Scuola di Pace di Roma. È già corso in aiuto dei bimbi aquilani e haitiani. Ora è in Emilia, insieme alla mascotte Zicky, un alaskan malamute dal pelo bianco e nero. Capitan Gioia viaggia a bordo di un camper colorato, il joybus, e porta musica, colori, palloncini, bolle di sapone per creare uno spazio a misura di bambino e regalare sorrisi. «Capitan Gioia e i suoi compagni – dice Italo – sono stati a Mirandola, nei giorni scorsi. Durante il viaggio verso questo paese i segni della catastrofe dovuta al terremoto erano evidenti. Si vedevano antichi casolari, ma anche nuovi capannoni industriali, distrutti».

A Mirandola, Capitan Gioia incontra bambini le cui famiglie provengono da diverse zone del mondo. «Nessun problema per noi – afferma Italo – vista l’esperienza decennale sul lavoro interculturale. I bambini sono tutti uguali, possono cambiare le culture d’origine e con queste bisogna rapportarsi al meglio». Poi il joybus si sposta verso Quarantoli: «Qui con i bambini, piano piano, iniziamo a disegnare un grande striscione di carta, quasi un tatzebao cinese. Dopo un po’ più di un’ora lo striscione, lungo nove metri, è pronto e il capo-campo ci autorizza ad appenderlo in sala mensa, a testimonianza della voglia di rinascita che tutti i bambini hanno dentro loro!».

Il viaggio di Capitan Gioia tra i bimbi del sisma continua. I piccoli si sono scontrati con una realtà dura da accettare. Hanno bisogno di restare bambini, di vivere la loro età, di soffiare via la polvere di paura che i crolli possono lasciare dentro. «Quando un bambino perde tutto – dice Italo Cassa – rischia di diventare “grande” troppo presto. Anche la sua fantasia rischia di scomparire. Per questo è importante proteggere anche la loro immaginazione, far vivere in loro il gioco. Se facciamo questo i bambini ci riporteranno indietro, intatta, la “fiamma della vita”, necessaria per ricominciare».

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